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15. Ennesima serata galante
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Clare sospirò davanti al grande specchio della sua stanza, Theresa se ne era andata ore prima per prepararsi, mentre Alexis si trovava nella stanza affianco a farsi bella, sarebbe uscita anche lei con il suo ragazzo

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Clare sospirò davanti al grande specchio della sua stanza, Theresa se ne era andata ore prima per prepararsi, mentre Alexis si trovava nella stanza affianco a farsi bella, sarebbe uscita anche lei con il suo ragazzo. Non si sentiva bella, ne sicura ne tanto meno attraente. Sarebbe stata l' accompagnatrice ufficiale di Jorge, sarebbero stati visti per la prima volta insieme da tutti, molto probabilmente sarebbero anche finiti su qualche giornale insieme. Il telefono trillò una prima volta, poi una seconda ancora. Jorge sarebbe arrivato tra meno di quindici minuti, e lei non era pronta ancora. O meglio, lo era ma non psicologicamente. Osservò il suo corpo stretto nel vestito scuro attillato, il profondo scollo che lasciava intravedere il seno prosperoso e lo spacco sulla coscia mostrava la tua pelle liscia e accuratamente depilata per l'occasione. Si sentiva rinchiusa, non all'altezza di ciò che stava per accadere. Il campanello suonò rumorosamente e dovette riunire tutto il coraggio che aveva in corpo per scendere le scale e trovarsi finalmente davanti a Jorge. "wow" si lasciò scappare sorpreso «sei veramente meravigliosa, sembri una dea» le sussurrò avvicinandosi. La attirò a se e la baciò passionalmente, sfiorando la pelle nuda della gamba sinistra. "sei molto bello anche tu" ricambiò seducente, appallottolando tutte le sue insicurezze nel fondo del suo stomaco. "pronta?" le domandò una volta seduti in auto. "per niente" confessò in preda a un raptus di sincerità. "cosa? Perché?" certo, non si aspettava quella risposta. "ho solamente tanta paura di cosa succederà stasera è di cosa penseranno vedendoci insieme" gli spiegò malinconica. "non devi preoccuparti, rilassati e pensa che è solo l'ennesima serata galante, non può succederti niente di male" la rassicurò mettendo in moto la macchina e partendo. Sfrecciarono fra le strade di Chelsea fino ad uscire dalla città e rifugiarsi nella campagna inoltrata. Un piccolo ristorante illuminava l'aria circostante, adornata solo da qualche piccolo cespuglio e albero. All'entrata, un parcheggiatore gli ritirò l'auto e la parcheggiò sul retro come tutte le altre. Il posto era disposto su due piani, il secondo per metà composto da una grande terrazza dove erano disposti la maggior parte dei tavoli. Il piano inferiore, invece, aveva tre lati interamente fatti in vetro, offrendo una bellissima visuale della campagna tranquilla e illuminata dalle luci del luogo. Jorge si muoveva fra i tavoli, seguendo il cameriere che li aveva accolti, come se in quel piccolo percorso ci fosse nato, e guardandolo sgusciare fra gli altri commensali, immaginò che non fosse la prima volta che la cena della società veniva svolta lì. Si ritrovò a pensare quante prima di lei lo avessero accompagnato ad un evento del genere, se fossero più belle di lei o meno, come le avesse conosciute e in quale tragico modo fosse finita la storia fra di loro. Non aveva idea di dove avesse scovato la sicurezza con cui salì le scale e camminò verso il loro tavolo, posto proprio vicino alla grata di protezione del davanzale, e neanche da dove avesse tirato fuori la sensualità con cui si presentò a tutti gli uomini, e le donne, in tenuta elegante, a cui Jorge la presentava come la sua ragazza. La prima volta sussultò, non avevano ancora ufficializzato a parole la cosa, però era logico che avrebbe dovuto appellarla in quel modo per forza di cose. Il vestito strusciò sul pavimento pulito della sala, abbondantemente e elegantemente addobbata, dandola un'aria da principessa che si contrapponeva all'atteggiamento da regina, contraddicendosi. "Quindi lavori per noi, giusto? Come medico" la interrogò uno degli uomini al capo della tavola, l'ennesima domanda personale che le veniva rivolta nel corso della serata. Se lo doveva aspettare, era l'ultima arrivata ed era entrata mano nella mano con uno dei migliori giocatori della scuola, avevano ovviamente attirato l'attenzione di tutti. "Esatto, ho iniziato da due settimane, mi trovo veramente bene" sorrise elegantemente. Era così bella, abile nel parlare, intelligente, che nessuno riuscì a fare a meno di pendere dalle sue labbra ogni volta che apriva bocca, anche solo per chiedere che le fosse passata la bottiglia di vino. Scolò almeno tre bicchieri nel corso della serata, non abbastanza per sciogliere i suoi muscoli tesi per l'ansia e la tensione della situazione intorno a lei. Jorge, invece, si limitò a buttare giù molta acqua, dovendo bere per riportare entrambi a casa. La sua mano restò posata sulla sua coscia per tutto il corso della serata, accarezzandola dolcemente se necessario, non si spostò neanche per mangiare, nonostante trovasse difficoltoso farlo con una sola mano, per di più la peggiore. Eppure restò tremendamente elegante e sexy nel farlo, tanto che Clare faticava a non tenere lo sguardo incollato su di lui e sulle sue labbra anche mentre i dirigenti le rivolgevano le domande. Quando la serata terminò erano circa le una del mattino, una volta in auto si lasciò andare a un sospiro di sollievo, schiacciando la schiena sul sedile per rilassare il suo corpo. "Non riesco a credere di essere ancora viva" lamentò drammaticamente. "Sei stata fantastica, tutti ti hanno adorata" la rassicurò, partendo. "Sembrava volessero sbranarmi da un momento all'altro" risero insieme mentre l'auto si immetteva nella strada principale. "Vuoi fermarti da me?" Jorge si morse il labbro, timoroso della risposta che sarebbe giunta alle sue orecchie. "Volentieri" sussurrò sensualmente al suo orecchio. Dovette ringraziare qualche forza divina che fossero fermi a un semaforo o avrebbe sicuramente sbandato, causando un incidente. Quando ripartirono guidò al limite di velocità, attento a non superarlo, desiderando solo arrivare a casa e farla sua per tutta la notte. Si godette quella nottata come fosse l'ultima, quasi prevedendo che era così che sarebbe finita. Il giorno dopo, una brutta notizia li attendeva, la fine di una storia ancora non iniziata, un fiore sul punto di sbocciare tagliato alla base del gambo. Baciò ogni centimetro del suo corpo, toccò ancora più a fondo, assaporando ogni piccola e minima parte di lei. "Ti voglio" le sussurrò in un orecchio, entrambi privati di ogni loro stoffa, lui la sovrastava con il suo peso, tenendosi su con i gomiti tesi. "Prendimi" lo provocò, e lui non se lo fece ripetere due volte.

Nuovo capitolo e nuova copertina, ditemi se non mi amate da impazzire!

Midnight | Jorginho frello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora