14.

955 31 3
                                    

14. Uscire allo scoperto
Parole: 1524

«non ti lascio» sbuffò tra i suoi capelli, stringendole le mani intorno ai fianchi

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«non ti lascio» sbuffò tra i suoi capelli, stringendole le mani intorno ai fianchi. Si lamentava, seduto su uno degli sgabelli dell'isola della cucina, con lei fra le sue gambe, le braccia che la tenevano stretta in una morsa. Ridacchiò sul suo collo, solleticandolo. «ci vedremo fra un'ora e mezzo, ne sei consapevole?» lo prese in giro mentre tentava, inutilmente, di liberarsi dalla sua presa ferrea. «che noia che sei, non ho voglia di lasciarti andare» lamentò per l'ennesima volta negli ultimi dieci minuti, dopo che lei si era vestita e aveva infilato le scarpe. «devi, ho bisogno di una doccia» rise delicatamente sulla sua pelle. «falla qui!» propose eccitato. «dai Jorge, lasciami andare. Ci vediamo fra pochissimo a lavoro, non posso certo presentarmi con i tuoi vestiti» si allontanò scocciata, infilando la felpa che gli aveva prestato. «non sarà che non vuoi che ci vedano insieme, vero?» la voce del biondo si incrinò, esitante. Lei subito scoppiò a ridere, per poi lasciargli un dolce bacio sulle labbra. «non dire scemenze, semplicemente non voglio fare brutta impressione la mia seconda settimana di lavoro. Facciamo così, mi accompagni a casa, mi lavo e mi vesto e fra, non so, un oretta (?) mi passi a prendere e andiamo insieme, così ci vedranno tutti» lo pregò, tirando in fuori il labbro al termine del suo discorso. Si alzò dalla sedia, sconsolato, e annuì in assenso. «va bene, ma quando arrivo vedi di essere pronta, se tardo il mister mi uccide» scherzò mentre uscivano insieme dalla porta. «tranquillo, puntuale come un orologio svizzero» lo provocò ancora, scoppiando poi nell' ennesima risata.

«c'è qualcuno?» strillò una volta dentro casa, era silenziosa e nessuno rispose alla sua chiamata. «alexis!» ripeté, ormai aveva sentito il suono della macchina di Jorge sgommare via con velocità. «mh, che succede? Va a fuoco la casa?» la sua coinquilina uscì fuori dalla propria camera ancora in pigiama, un'espressione assonnata sul volto e le mani intente a stropicciarsi gli occhi, nel tentativo di risvegliarsi il minimo per essere presentabile. «l'unica cosa che va a fuoco è il tuo cervello» la prese in giro mentre riponeva accuratamente le scarpe al loro posto. La bionda la seguì mentre camminava verso la sua stanza, per potersi lavare e cambiare come aveva detto al calciatore. «quei vestiti?» ammiccò maliziosamente, poggiata sullo stipite della porta. Clare si sentì il suo sguardo bruciare addosso, mentre lei restava in attesa di una risposta. Cercò di mantenere la sua indifferenza e stabilità, scuotendo le spalle con noncuranza. «sono di Jorge» alexis scattò subito, eccitata. «siete andati a letto insieme?» Clare quasi non soffocò con la sua stessa saliva. «perché non ti fai un po' gli affari tuoi e mi lasci cambiare?» sorrise falsamente, anche se dentro di lei era piuttosto divertita. «noiosa!» le urlò da dietro la porta, che lei le aveva appena sbattuto in faccia con una risata.

Sotto l'acqua calda della doccia i suoi nervi si distesero finalmente, lasciando andare i mille punti interrogativi che le assillavano la mente e le paura che le attanagliavano lo stomaco. Il tempo era quasi scaduto, tra poco Jorge sarebbe arrivato per portarla allo stadio. Era ansiosa, si sarebbero presentati insieme e forse lui l'avrebbe baciata davanti a tutti, aveva paura di cosa sarebbe potuto succedere, di cosa avrebbero potuto pensare di lei. Si conoscevano da così poco e tutta quella situazione la spaventava non poco. Indossati i vestiti, piegò con cura i vestiti di Jorge e li ripose in una busta, finito di prepararsi attese davanti alla porta il segnale per raggiungerlo in macchina. Il telefono trillò dopo qualche minuto, 'Sono qui' recitava il messaggio. Si affrettò ad uscire portando con se l'occorrente per il lavoro e una volta dentro il veicolo gli stampò un veloce bacio sulle labbra, con una naturalezza che non si aspettava da se stessa. «incredibilmente sei puntuale» rise prendendola in giro, la verità era che nella settimana precedente in cui avevano lavorato insieme sulla sua caviglia era arrivata in ritardo a una sessione e l'altra pure, lasciandolo solo ad aspettare per almeno dieci minuti. «esagerato! Per due vuole che sono arrivata in ritardo» Jorge sollevò le sopracciglia a quell'affermazione, mentre lei si spostava i capelli su una spalla con fare teatrale. «farò finta di non aver sentito» sospirò esasperato, non riuscendo però a trattenere uno sbuffo di risata involontario.

La strada verso lo stadio fu veloce e tranquilla, accompagnata dal loro chiacchierio, qualche lieve risata e la musica leggera di sottofondo suonata dalla radio. Prima di scendere dalla portiera, che il biondo le aveva accuratamente aperto con dolcezza e galanteria per lasciarla passare, prese un respiro profondo cercando il coraggio necessario. Si immaginava la squadra parlare davanti all'entrata degli spogliatoi, la sua amica fra di loro, pronti ad accoglierli. E quando se lo ritrovò davanti, dopo il breve tratto in ascensore, sentì il cuore balzarle in gola. Fermi lì sulla porta a guardarli, chi un po' sorpreso, chi invece se lo aspettava e immaginava, si sentì come quando i giornalisti l'avevano circondata al met gala. Intervenne Jorge a spezzare l'aria di tensione, afferrandole una mano e trascinandola verso la piccola folla creatasi. Nessuno fece domande, ne battute o allusioni, arrivati davanti alla squadra le lasciò il fianco libero per permetterle di scambiarsi un veloce abbraccio con Theresa e mason, il quale aveva uno sguardo misto fra la comprensione e il rimprovero.

«ci vediamo tra poco, okay?» gli sussurrò e lui le rivolse un semplice accenno del capo in assenso. Con estrema rapidità le rubò un bacio sotto gli occhi spalancati del resto del gruppo. Dopo ciò, scappò dentro il proprio spogliatoio e lei subito dopo corse all ascensore per raggiungere il suo. «cos'era quello?!» rise la rossa, il solito sorriso malizioso le alpeggiava sul volto, accompagnato da uno sguardo provocatorio e le sopracciglia alzate. La domanda restò appesa nel silenzio dell' abitacolo fin quando non si riaprirono le porte. «un bacio, suppongo» provocò mentre riacquistava quella sicurezza di cui era padrona da sempre e che la distingueva dagli altri. «quello lo so. Intendo, arrivate insieme e vi baciate davanti a tutti. Poi da quando dormi da lui?» le infilzò un fianco con il gomito, incalzandola a parlare. «da ieri sera, direi» sfuggì dalla sua presa, e metaforicamente dalle sue provocazioni, sgusciando verso l'armadietto per indossare il camice. «mi devi raccontare tutto, dopo ti accompagno io a casa e subirai un bell' interrogatorio» sbuffò chiudendo l'ultimo dei bottoni, mentre facevano ritorno al vecchio ascensore.

L'allenamento filò liscio, fortunatamente non ci fu un gran bisogno di loro, se non per qualche massaggio qua e là, come era solito fra i calciatori. Mentre i ragazzi si lavavano e cambiavano, le due ebbero un colloquio con l'allenatore è il signor Robinson. La conversazione era incentrata principalmente su di lei, i due volevano sapere quali fossero le condizioni del biondo e se fosse davvero pronto a tornare in campo. Assicurò di si, ma consigliò di procedere con calma perché la caviglia aveva ancora bisogno di riposo.

"Ehi" Jorge si avvicinò a lei con ancora i capelli gocciolanti per la doccia appena fatta. Quando fu abbastanza vicino da poterle sfiorare un braccio, Theresa la tirò indietro, a se, circondandole le spalle con un braccio. "Torna a casa con me, ti dispiace?" Gli sorrise provocante, maliziosa, sicura che quella cosa l'avrebbe reso tremendamente irritato e geloso.  Sbuffò, girò gli occhi al cielo scocciato e si rifiutò di risponderle, le liquidò con un semplice cenno svogliato della mano. "Stasera ti passo a prendere e andiamo a cena con la squadra, suppongo ci sarà anche lei" si rivolse a Theresa come se non fosse accanto a lui, poi schioccò un bacio sulle labbra di Clare e voltò le spalle. Riprese a camminare verso la squadra, mentre nuovamente lo guardavano tutti.

A casa, le tre amiche mangiarono evitando l'argomento Jorge come se fosse tutto normale. Ma finito di pranzare, fu inevitabile riportare l'attenzione su ciò che era successo quella mattina, e soprattutto, quella notte. "Quindi? Non sei tornata a casa stasera" spronò Alexis, gli occhi brillavano di curiosità. "Perspicace" la prese in giro. "Ho dormito da Jorge" scosse le spalle come fosse del tutto normale. "E stamattina vi siete baciati davanti a tutti" intervenì allora la rossa, confessando alla bionda ciò che ancora non sapeva. Quella spalancò la bocca sorpresa. "Cosa?! Da quando siete una coppia ufficiale?" Strillò. "Non lo siamo, non ancora almeno" scosse le spalle indifferente. "Ma stasera ti porta a cena con la società" ridacchiò pettegola. "Non con la società, con la squadra. Sono già andata a mangiare con tutti loro" sbuffò scocciata alzandosi dal divano per allontanarsi da quell'interrogatorio. "No, tesoro. Ti porta a cena con la società, sai quelle cose eleganti, in ristoranti costosi, tutti vestiti bene, si mangiano mini porzioni e tutti parlano piano e educatamente?- annuì- ecco, una cosa del genere. Ci saranno tutti" ghignò soddisfatta. Clare sbiancò all'improvviso. "Te l'avevo detto" cantilenò la sua coinquilina. "Su, andiamo a prepararci" invogliò Theresa. "Ma sono sole le 4!" Si lamentò, stanca. "Non è mai troppo presto" rise anche Alexis e entrambe la trascinarono verso la stanza, per vestirsi.

Scusate la tanta attesa :)

Midnight | Jorginho frello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora