10.

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10. Saluti e imbarazzo
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Le due migliori amiche si abbracciarono urlando, la rossa si aggiunse subito, dopo qualche secondo

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Le due migliori amiche si abbracciarono urlando, la rossa si aggiunse subito, dopo qualche secondo. Mason le guardava sorridendo, in un misto tra lo scocciato e il divertito. "Quello era un bacio!" Strillò alexis, battendo le mani nell'esatto momento in cui l'abbraccio fu sciolto. "oh no" rise furba, sfilandosi le scarpe. Tirò un sospiro di sollievo quando i suoi piedi doloranti vennero liberati da quella tortura. "quello che mi ha dato fuori dal ristorante lo era" saltellò eccitata. L' altro roteò gli occhi, afferrando la sua giacca dall'appendiabiti. "Per me può bastare, ti sei divertita?" le sorrise, mentre lei annuiva contenta. "vado, almeno potete spettegolare in santa pace. Vi voglio bene ragazze" queste ricambiavano, mentre alla castana riservò un bacio sulla fronte. lo schiocco fraterno la fece sorridere, lui era sempre lì nei momenti importanti.

Quando uscì, sbattendo piano la porta, le tre si guardarono in silenzio per attimi infiniti, finendo poi in una risata collettiva. "sono troppo felice" sospirò, sedendosi sul divano. Lasciò che il capo ricadesse sullo scheienale, mentre le sue amiche si disponevano ai suoi lati. Le loro teste si abbandonarono su di lei, ascoltando ogni dettaglio della cena, e di ciò che era successo dopo. "Quindi domani viene qui a vedere la partita" sputò fuori alla fine. Alexis strabuzzò gli occhi, mentre l'altra ridacchiava, strozzandosi con la saliva.

Fecero partire un film, addormentandosi poco dopo. Clare era a dir poco eccitata, nelle sue vene scorreva pura felicità, immaginandosi già la giornata seguente. Theresa aveva passaro almeno dieci minuti ridendo malefica, pregustando già i soldi che le doveva Kai, erano peggio di una bisca clandestina quei due. Alexis, invece, era già in ansia perché la mattina dopo avrebbe dovuto sistemare la casa da cima a fondo.

E così fu, la mattina dopo la sveglia delle altre due fu l' aspirapolvere che veniva passata per il pavimento del salone. Alexis indossava le cuffie, e la sua voce stonata, accompagna nata dal rumore dell'elettrodomesctico, fecero sbuffare le due. Schiacciarono il cuscino intorno alla loro testa, cercando di zittire quel fastidioso chiasso che stava causando la bionda.

"Alexis sono solo le 10" sbraitò Clare, fulminandola con lo sguardo. L'altra continuò a ballare e pulire, usando il manico come asta-microfono, non udendo i richiami dell'amica. La castana si alzò, toccandole la spalla con un dito. "ALEXIS!" sbottò, urlandole in un orecchio. Saltò in alto, tirando un urlo e lasciando cadere ciò che aveva tra le mani sul pavimento. Lo schianto provocò un rumore bruttissimo, e le due si guardarono spaventare. Il parquet. Fortunatamente, quando alzarono ciò che era stato buttato a terra, il pavimento era intatto. Clare riservò uno sguardo in cagnesco alla sua amica, che si grattò il capo, cercando di sfuggirle.

"cazzo è tardissimo!" si alzò di scatto dal divano la rossa, afferrando i suoi soliti stivaletti per indossarli. "devo andare allo stadio per salutare Kai prima che parta accidenti" si sbattè una mano in fronte, mentre la castana si aggiungeva a lei, indossando le scarpe da ginnastica. "Aspetta! Vengo anch'io" strillò, prima che la lasciasse lì. Si infilò velocemente una giacca, indossava ancora il vestito della sera prima, non che le interessasse molto in quel momento.

Salirono in macchina senza salutare l'altra, che non se ne accorse nemmeno, troppo impegnata nelle pulizie. "Speriamo di fare in tempo" sospirò la rossa, battendo nervosamente i polpastrelli sul volante. Per Clare era importante salutare Mason, ma non tanto quanto lo era per Theresa salutare Kai.

"Ce la faremo, tranquilla" le sorrise, dolcemente. Si tirò giù i lembi del vestito, che le si alzava ogni qual volta si muovesse. Sbuffò, già si stava pentendo di non essersi cambiata. Ma, l'avrebbe sicuramente lasciata a casa, troppo ansiosa per aspettare anche che lei si cambiasse. Arrossì, notando che la giacca era quella prestatele da Jorge la sera prima, prima che si salutassero. Si lasciò scappare un sorrisetto, per fortuna lui non ci sarebbe stato dato che non doveva partire. O almeno così credeva.

Quando parcheggiarono l'auto davanti allo stadio, l'autobus era ancora lì. Ciò significava che ancora non erano partiti e che avevano fatto in tempo. Anzi, erano in anticipo, dato che metà dei ragazzi non era ancora arrivata. La rossa non perse tempo, catapultandoti tra le braccia del suo ragazzo, dimenticandosi persino la portiera aperta.

L'altra ridacchiò, seguendola lentamente chiudendo l'auto. Non le sembrava di vedere Mason, come suo solito era in ritardo. Anche quando la andava a prendere per portarla da qualche parte, o doveva uscire, era sempre, costantemente, in ritardo.

"Hai dormito vestita così?" si girò di scatto, trovandosi il sorriso beffardo di Jorginho guardarla dall'alto in basso. Arrossì, mentre il suo migliore amico si avvicinava ridacchiando, lasciandole un dolce bacio sulla guancia. Avrebbe voluto attaccare le sue labbra a quelle del biondo, nuovamente, ma si trattenne.

Quando l'altro si allontanò, andando a posare le loro borse sull'autobus, rimasero soli, finalmente. Le si avvicinò, posando una mano sul suo fianco. "Alla luce del sole, questo vestito ti sta ancora meglio" sussurrò, il suo respiro che le soffiava sull'orecchio, solleticandola.

Il sangue ci mise pochissimo ad affluire sul suo viso, colorandolo di un rosso acceso. Ma lui non era contento, non era abbastanza. "E sei bellissima con la mia giacca" le lasciò un bacio sul lobo, facendola rabbrividire.

Le posò un braccio intorno al collo, trascinandola dagli altri, ridacchiando. "Amico, come va il piede?" Lo salutò azpilliqueta. Scosse le spalle sorridendo, poggiandosi a lei. "Benone, da domani tornerò a stracciarti durante le partitelle" lo prese in giro. Il terzino destro scosse la testa, alzando gli occhi al cielo, mentre andava a salutare gli altri.

"Ti lascio salutare Mason" le sussurrò all'orecchio, spostandole una ciocca di capelli dietro di esso. Lei sussultò, annuendo. Si allontanò, andando verso alcuni compagni per salutarli e augurargli buona fortuna.

"Mi mancherai Micky mouse" lo strinse, deconcentrandolo dalla conversazione che stava avendo con Werner. Quello se ne andò, lasciando che i due si salutassero. "Anche tu, nana. Ti direi che ci vediamo stasera ma credo tu sia occupata" ammiccò divertito, indicando con la testa il biondo che stava chiacchierando animatamente con Lukaku e Pulisic. Lei arrossì, nascondendosi nel petto del suo amico, che non riuscì più a trattenersi dal ridere. "Mi raccomando, fatti desiderare" le consigliò, mente lei annuiva, beandosi delle sue carezze sui capelli.

Dopo qualche minuto furono costretti a staccarsi, perché l'allenatore annunciò che dovevano tutti salire sull'autobus. Sbuffò, lasciandolo andare con dispiacere. Gli lasciò un bacio sulla guancia, avvicinandosi al biondo che le stava sorridendo. Theresa si era seduta in macchina subito dopo aver baciato il suo fidanzato dicendo che non voglio vederlo andare via. I due avevano ridacchiato, annuendo.

Non appena il pullman era partito, lasciandoli soli nel parcheggio, l'aveva afferrata per i fianchi e girata verso di lui. Aveva stretto la sua carne tra le dita, tenendola stretta. Le loro labbra si scontrarono, come fossero abituate a quel contatto. A entrambi era mancato, erano assetati, come fossero passati anni. La verità era che non erano nemmeno dodici ore che non si toccavano, eppure entrambi stavano aspettando quel momento da fin troppo tempo.

Si staccarono, permettendo a entrambi di riprendere fiato. Le fronti si toccarono, con dolcezza, così che i loro ossi si incastrassero l'uno con l'altro e non potessero distogliere lo sguardo. "Ora ti ho tutta per me"

Midnight | Jorginho frello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora