Io non competo

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Questi primi due giorni sono stati splendidi. Abbiamo passato intere giornate a visitare New York. Siamo stati nei luoghi più comuni e gettonati tra i babbani come l'Empire State Building, la Statua della Libertà, Times Square e il mio posto preferito in assoluto tra quelli visitati, il Central Park. Tutto quel verde e quella quiete. Ogni qual volta avessi del tempo libero mi smaterializzavo lì a leggere. Una panchina, un libro e tutto era perfetto. Io e Mattheo la notte sgattaioliamo sempre fuori solo per andare lì. Mi sdraio sul suo petto e nel silenzio della notte mi legge pagine e pagine di qualsiasi libro ci capitasse sotto mano. E così fu proprio questa notte.
Mattheo sta leggendo Romeo e Giulietta. Sento il suo respiro, il suo cuore, la sua voce che rimbombano nelle mie orecchie e creano un armonia meravigliosa come un orchestra. Lo sentirei leggere per ore e ore.

Mattheo: "Occhi, guardatela un'ultima volta, braccia, stringetela nell'ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa. Vieni, amarissima mia scorta, vieni, mia disgustosa guida. E tu, Romeo, disperato nocchiero, ora il tuo barco affranto e tormentato dai marosi scaglia contro quegli appuntiti ronchi a sconquassarsi... Ecco, a te, amor mio! Bevo al mio amore! O onesto speziale! Il tuo veleno è rapido, e così, con un bacio, io muoio."

Un'ombra si smaterializza di fianco a noi all'improvviso. Mattheo si alza immediatamente in piedi e afferra la sua bacchetta. Io afferro subito dopo la mia. Cinge il braccio attorno a me mettendomi dietro di lui per proteggermi. Pronti al peggio, un attimo dopo dall'ombra la figura si rivela. È Theodore. È in pessime condizioni. La camicia strappata, il labbro spaccato, lo zigomo vivido di un forte color rosso..

Mattheo: "Theodore! Che è successo?!"

Theodore: "Devi tornare. Subito."

Y/n: "Che ti hanno fatto?"

Mattheo: "Theodore che ti è successo?"

Theodore: "Non ho parlato. Non ho detto una singola parola. Ho resistito finché non mi hanno lasciato lì a terra. Ti stavano cercando, hanno iniziato a fare domande."

Mattheo: "Torno immediatamente."

Mattheo mi afferra la mano e ci smaterializziamo di nuovo in camera. Prende subito le sue cose e le butta nella sacca.

Y/n: "Pensi sappiano dove sei?"

Mattheo: "No. Mi fido di Theodore."

Y/n: "Come mai erano sospettosi? Perché hanno iniziato a cercarti? Sarà successo qualcosa?"

Mattheo: "Non lo so!"

Urla. È ceco dall'ansia e dalla rabbia. Vedere Theo in quelle condizioni gli ha fatto nascere un senso di colpa che lo sta divorando.

Mattheo: "Devo andare."

Y/n: "Mattheo.."

Prende la sacca e se ne va senza dire nient'altro. Sparisce e basta. Non mi da spiegazioni, non mi dice dove, non mi dice per fare cose ne se tornerà. Mi sdraio sul letto ormai troppo grande solo per me. Durante tutta la notte la sua assenza non mi fa chiudere occhio nell'angoscia dell'ignoto.
Il sole sorge e io ho passato la notte a fissare il soffitto. Non ho pensato, non ho immaginato, ho semplicemente guardato il nulla. Mi alzo e vado in cucina. Decido di prendere in mano la situazione e smetterla di farmi sovrastare da ciò che mi capita intorno. Oggi è Pasqua e l'ultima cosa che posso fare è rovinare questo primo giorno di festa con la mia finalmente trovata famiglia. Inizio a cucinare dolci e dolci. Carrie ha sempre amato cucinare e gran parte delle sue ricette le ha passate a me. Non sono brava come lei ma me la cavo tutto sommato. Cucinare mi fa evitare di pensare a Mattheo e Theodore e a tutto quello che è successo questa notte. Passate poi ben tre ore ai fornelli si fanno le 9 di mattina e Newt e Tina si svegliano. Ad accoglierli c'è una grande tavola imbandita con le più disparate torte. Tre tazze di cioccolata calda sono poste ognuna di fronte al proprio posto e i piatti sono accompagnati da dei stupendi fazzoletti turchesi.

L'altra faccia della medagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora