9 - Visita a sorpresa

481 19 0
                                    

"Jane!" chiamò Oscar dalla cucina

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"Jane!" chiamò Oscar dalla cucina.

"Che c'è?" urlai di rimando.

"Vieni, c'è una tua amica".

Ma che...? Io non avevo amici.

Smisi di cercare il mio blocco da disegno. Ma dove lo avevo infilato? Era tutto il pomeriggio che lo cercavo.

Uscii di camera e mi ritrovai davanti Hope. Che cavolo ci faceva lì?

"Okay ragazze, io ho una riunione a scuola, quindi probabilmente farò tardi. Se avete fame c'è della pizza in frigo da riscaldare".

"Ciao Oscar" salutai a malincuore.

Almeno se ci fosse stato lui in casa avrei potuto usare una scusa di qualche genere.

Lui mi strizzò l'occhio e chiuse la porta.

"Bella casa" disse Hope.

"Saltiamo i convenevoli, che ci fai qui?".

Mi porse un blocco da disegno. Brutta...

"Ecco dov'era!" esclamai.

Oddio, e se l'aveva guardato? Dentro c'erano alcuni disegni di Andrea e della mamma.

"Oh no, tranquilla" rispose alla mia muta domanda. "Anch'io disegno, e mi arrabbierei moltissimo se qualcuno li..." si interruppe e aggrottò la fronte.

"Qualcosa non va?" chiesi.

"Sei ancora occultata".

Non era una domanda.

"Cioè sei con tuo zio. Che bisogno c'è?".

"Ecco... io... è l'abitudine" farfugliai.

"Allora, ti serve qualcosa o...?".

"No, in realtà..." sembrava indecisa se parlare oppure no. "Volevo solo conoscerti meglio".

No, no, no, no.

"Sai, ti ho vista a scuola. Stai sempre per conto tuo, sei qua sola con tuo zio, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere avere un'amica".

Certo che mi avrebbe fatto piacere! Ma non tu!

Insomma, era mia cugina, avrei dovuto mentirle per tutto il tempo, perché non potevo dirle la verità. O forse sì? No, non ci dovevo nemmeno pensare.

"Ti sbagli" le dissi, cercando di assumere un'aria di superiorità. "Io sto bene da sola con mio zio. Non mi servono amici".

Lei mi guardò. Ma non era né delusa né ferita dalle mie parole, anzi sembrava capirle.

Certo che lei mi capiva, era come me, ma non lo sapeva. Doveva essere difficile credere di essere gli unici della propria specie, consapevoli del fatto che nessuno avrebbe mai potuto capire.

L'altra Mikaelson - Niente rimane sepoltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora