2 - Il legame spezzato

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Mi risvegliai in una radura all'alba

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Mi risvegliai in una radura all'alba. Mi sforzai di ricordarmi come ci fossi arrivata, ma non ci riuscivo. La cosa era terribilmente frustrante.

Provai ad alzarmi, e mi accorsi di essere nuda.

Cercai i miei vestiti, ma mi resi conto che non ce n'era traccia. Dovevano essere andati distrutti durante la trasformazione.

Giusto, la trasformazione.

Da quando ero scappata dalla mamma non ricordavo più niente. Nulla. Vuoto completo.

Il mio stomaco si strinse in una mossa fredda. E se avevo fatto del male a qualcun altro? Panico.

Il fiato cominciò a farsi corto e il respiro affannoso. Ok, dovevo calmarmi. Innanzitutto avrei dovuto trovare dei vestiti, poi dovevo capire dove mi trovavo.

Mi incamminai in una direzione a caso, tanto non avrebbe fatto alcuna differenza, dato che non sapevo dove mi trovassi.

Dopo un po' che camminavo, mi resi conto che c'era un modo più facile. Mi sedetti sull'erba all'ombra di una grande quercia. Incrociai le gambe, chiusi gli occhi e cominciai a respirare lentamente, cercando di concentrarmi. In pochi minuti trovai la parte di me che era collegata alla mamma, cercai di attivare il legame, ma la connessione era talmente debole che avevo paura di spezzarlo.

Che cavolo era successo? Forse il fatto che adesso ero un lupo mannaro interferiva con la nostra connessione? Non ne avevo idea, ma era la mia unica speranza, quindi riprovai, stavolta con più cautela.

Niente da fare. Era troppo debole anche perfino per percepire se fosse vicina o lontana, figurarsi per entrare nella sua mente e vedere dove fosse.

Mi alzai e cominciai a camminare, ma poi mi venne in mente un'altra cosa. Adesso ero una lupa, nel bene o nel male ormai era successo, e potevo sfruttarlo.

Era fantastico. I miei parziali sensi di vampiro uniti a quelli del lupo. Potevo sentire tutto. I suoni degli animali nella foresta: il ronzio delle api, la corsa di una lepre, gli odori dei fiori, degli alberi e di... sangue.

Di nuovo panico. Io quell'odore lo conoscevo, lo conoscevo fin troppo bene, ma non poteva essere.

Cominciai a correre in quella direzione, facendomi guidare esclusivamente dall'istinto animale. Era incredibile quanto il mio fisico si fosse rafforzato.

Dopo circa mezz'ora di corsa a perdifiato, la raggiunsi.

Era sdraiata a terra, la gola squarciata, il vestito azzurro strappato e macchiato di sangue.

Mi avvicinai, le gambe che tremavano. Non poteva essere.

E invece sì. Era lei. A terra, macchiata di sangue, senza battito. Era la mamma.

Appena la vidi mi tornarono in mente dei flash. Io che mi rannicchiavo ai piedi di un albero, lei che mi veniva incontro, si inginocchiava a terra, mi diceva che andava tutto bene, che mi avrebbe aiutata lei, ma io non la volevo ascoltare. Me ne volevo andare ma non riuscivo a muovermi, ero terrorizzata. Volevo dirglielo ma mi uscì solo un leggero uggiolio. Poi arrivò la rabbia. Repentina, travolgente. Non ebbi nemmeno il tempo di pensare a ciò che stavo per fare, che le saltai addosso e le morsi la gola. Non perché volessi bere il suo sangue, semplicemente perché mi andava di farlo.

Il ricordo finì e tornai alla realtà. Mi ritrovai rannicchiata a piangere, le ginocchia al petto.

Ero stata io. Io avevo ucciso mia madre. La mia compagna, la mia migliore amica, la mia famiglia, la mia mamma.

Non riuscii a sopportarlo, il dolore cominciò a farsi strada dentro di me, a lasciare un vuoto dove prima c'erano ricordi felici. Lei sarebbe tornata in vita grazie all'incantesimo della zia, e poi? Cosa sarebbe successo? Di certo mi avrebbe odiata, e ne avrebbe avute tutte le ragioni.

Sentii una mano sulla mia schiena e subito dopo qualcosa che mi copriva. Mi girai di scatto.

Lei era lì, seduta accanto a me. Il collo macchiato di sangue, ma viva.

Provò a consolarmi, e all'inizio mi persi nel suo abbraccio, nelle sue parole. Poi lo sentii arrivare. Una forza strana, oscura, malvagia. Stava rapidamente crescendo dentro di me, voleva uscire, la sentivo spingere. E uscì.

Un'ondata di magia nera venne espulsa dal mio corpo.

Io e la mamma venimmo scaraventate lontano. Lei atterrò sull'erba, io su un ramo sporgente, che mi trafisse il petto.

Il dolore mi invase e il sangue cominciò a scivolare sul mio corpo nudo, ma era niente in confronto a ciò che avevo provato la scorsa notte. Le forze cominciarono ad abbandonarmi, mi sentivo scivolare via, come se qualcosa mi trascinasse giù. A fondo. La mamma mi raggiunse mentre la vista mi si stava offuscando.

Continuavo a sentire la magia nera dentro di me, sempre più forte, che continuava a voler uscire, ma non ne ebbe il tempo. L'ultima cosa che ricordo è la mamma che si accascia a terra, vittima dell'incantesimo del sonno che stava sopraggiungendo, e il mio legame con lei che si spezzava.

Chiusi gli occhi anch'io, forse per l'incantesimo, forse perché ero morta.

Mi svegliai cinque anni fa.

Ehi gente, come andiamo?
Io sono sommersa di verifiche ed interrogazioni in questo periodo, per questo non ho idea di quando potrò aggiornare.
Spero che la storia vi stia piacendo, commentate e stellinate pliiis.

Nari

P.S.: Anche se può sembrare, nessun dettaglio è messo a caso, quindi fate attenzione ;)

L'altra Mikaelson - Niente rimane sepoltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora