diario.di.un.ex.autolesionista.

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12 aprile

Una frase a volte è in grado di dare il via al più lungo dei film mentali che una persona è in grado di vedere. diario.di.un.ex.autolesionista mi ha portata in un luogo stranissimo, bello, che non mi aiuta a dimenticare il passato, ma fa di esso lo strumento per affrontare il futuro. Il mio passato: una stanza colma di oggetto pesanti, difficili da spostare e molto spesso inutili. Una camera in cui molto spesso non sono mai voluta entrare. Era come se mi spaventasse, se lì dentro si nascondesse un mostro, un'orribile creatura che, con un solo sguardo, era in grado di lacerarmi. Esatto, lacerarmi. Forse di questo gesto ne avevo bisogno, forse mi aiutava a capire che in realtà sono solo uno, su tutti, e perciò nessuno. Ma forse era solamente il modo di evitare che il mio passato mi ferisse direttamente. Era per nascondere, dimenticare, fingere che quel ricordo fosse mai esistito, smettere di averlo nell'anima, anche se quello vi si stanziava come un parassita, come un tumore che solo il più bravo dei chirurghi sarebbe stato in grado di rimuovere.

Questo era per me il passato, e in parte, il motivo per cui la lametta era il mio unico contatto con la realtà. Vivevo nel mio mondo, circondata da persone che mi amavano e in possesso di virtù che non mi sono mai appartenute. Questo è stato, fino a quando non ho gridato, seppur in silenzio, dal dolore, ed a quel punto chi mi stava accanto riuscì a sentirmi ed a fare qualcosa, perché mi stavo distruggendo, stavo morendo e non sapevo esattamente il perché. Se ora solo giunta a definirmi  un' ex autolesionista, è tutto grazie alla dottoressa che mi ha aiutata. Ha sopportato il mio dolore, ogni mia lacrima, le mie lamentele, i miei problemi per più d'un anno ed eccoci qui. Forse non dovrei ringraziarla, perché del resto, è stata pagata per aiutarmi, ma lei oltre ad aver utilizzato le sue competenze, si è servita del suo cuore ed io stessa l'ho vista piangere davanti ai miei occhi, un volta visto che mi ero rialzata e potevo cominciare a vivere.

Non nego che adesso ciò che è stato non mi faccia male, ma ora riesco a guardarlo e dirmi:" Beh, io ce l'ho fatta. Quella è acqua passata, nulla di più. Se sono qui ora, in piedi con alle mie gambe, non è grazie alla lametta, ma è grazie a me, a ciò che ho fatto, a ciò che farò." Spesso questi discorsi mi sembrano banali, ma anche se molto spesso mi sfuggono via, un granello di loro scivola su di me, e l'effetto si vede. E tu, autolesionista, bulimico, anoressico, non sei solo. Non sei inutile. Non sei destinato ad una vita orribili che tu solo hai costruito per te stesso. Nessuno ha mai chiesto il meglio da te, ma tu lo hai sempre preteso da te stesso, nonostante tu non lo sia mai stato. Meriti una vita, una casa, affetto e un corpo degno di esser chiamato tale. La bellezza non è avere un corpo magrissimo, il modo di averlo non è vomitare, il modo per coprire lo sbaglio non è tagliarsi. Scrivilo dove vuoi, imparalo il prima possibile, e vedrai il passato come un semplice sbaglio.

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