3 febbraio
Eccoci qua. Terinata un altra etarna giornata a scuola, o come la definiscono alcuni, campo di concentramento per colossali ignoranti. In merito alla deportazione degli ebrei sto leggendo molto...non so esattamente perché, anche se a scuola non si parla d'altro...è come se una parte di me abbia, in un certo senso, bisogno di sapere. Vedere foto di persona ridotte a pelle e ossa mi fa riflettere: ciò che sto facendo (non mangiare) può ridurmi come loro...ne vale davvero la pena? Se non lo faccio come si comporterà la mia testa? Mi suscitano un milione di domande di questo tipo...avere fame ma non riuscire a mangiare. Avere sonno ma non riuscire a dormire. Questa è la realtà che mi affligge, e non so come farla scivolare via insieme alla voglia di tagliarmi, che mi accompagna ora per ora, minuto per minuto ed ormai è mia sorella. Fa parte della mia casa, della mia famiglia, della mia vita. Ma infondo anche lei ha ragione: chi sono io? Uno tra gli altri, faccio parte del mondo come tutti, e proprio per questo in una folla immensa io non sono nessuno.
Vorrei essere in grado di divertirmi nella mia classe, di passare 5 ore con gente che in quel momento riesco a ritenere simpatica, ma ultimamente mando a fanculo tutti e forse è anche meglio così. Sono stata zitta troppo a lungo, fingendo che queste persone possano davvero cambiare la mia giornata in meglio, quando in realtà se correvo una volta uscita da scuola, era solo per risparmiare quel poco di buono che ero riuscita a ricavare da quello schifo. Dovrei davvero cercare di volergli bene? No. Loro ci sono oggi, ma domani no. Sono solo uno o poco più capitoli della mia vita, e non di più, perciò non meritano niente di me. Se devo esser sincera, non credo che meritino neppure i miei vaffanculo. Questo lo si dice per indirizzare le persone al bene, mentre a me di loro non frega un cazzo.