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New York, 20

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New York, 20.12.2021

Due sode e femminili chiappe spiccano fra quelle chiare lenzuola sgualcite che la ricoprono. Hanno un bel colorito, pensa l'uomo avvicinandosi a loro. Soffoca una risata e allunga una mano, va a colpirne una. /paff/ l'impatto riecheggia nell'intero loft e un'altra manata si aggiunge a quelle già presenti; può facilmente riconoscere due o forse tre orme di palmi /probabilmente maschili a giudicare dalle dimensioni/ che rossa la pelle hanno lasciato. La natica vibra, ma nessun segno di vita da parte di lei.   « Hey. Alzati. Forza. » In risposta un lungo mugugno.   « Ti hanno conciata per le feste... Andavano bene? » Le lenzuola si muovo e da sotto si leva una mano dalle dita racchiuse ad eccezione del pollice.   ❝ Fantastici. ❞ É la voce di Sarah ancora stravolta, con il viso spalmato sul materasso. Il palmo poi si riapre, tre dita di stendono mentre le prime due arcuandosi uniscono i polpastrelli a formare una "O".   ❝ I migliori, cazzo. ❞ Le manca ancora il fiato e avverte una stanchezza tale che l'avambraccio crolla in avanti pestando il lino. Lo stesso si solleva nel punto in cui il naso della donna deve esser vicino, ha appena sospirato. Rimane nascosta, inerme, e Azael non riesce più a resistere dal controllarle ancora i glutei. O meglio, quel che ne mezzo avrebbero nascosto se le gambe fossero rimaste unite. Un altro sospiro di lei.   ❝ Cagherò a fischio per una settimana... ❞, mentre lui se la ride.    « Credevo mi stessi evitando di proposito, invece stavi solo recuperando. », il suo sguardo risale la sagoma stesa.   « É così, vero? » cerca di forzarla a parlare, perché qualcosa gli suggerisce che non sia esattamente così che le cose stiano. Per lui c'è qualcosa che non va.    ❝ Si. ❞, la voce però non la tradisce.   « Ottimo. », un'altra sculacciata e si tira su per mangiarsi i metri che lo separano dall'ascensore, l'unica via di fuga da quell'appartamento e che si affacciava direttamente sul grande salone dalle mura in pietra, nessuna porta, ma due gradini a dividere perlomeno il soggiorno dalla camera da letto in fondo a destra. Al centro di questo: due divani color cammello separati da un pianoforte a coda nero e lucido con il proprio sgabello.    « Alzati. Tuo figlio ti sta aspettando al piano di sotto, crede tu sia andata a comprargli la colazione. », la voce le giunge sempre da più lontano.     ❝ L'ho fatto? ❞ domanda.   « Si, te l'ho lasciata sul piano. » anche se non s'era mai mossa da lì.

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