xɪɪ. trapped

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New York, 24

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New York, 24.12.2021

Qualcuno rispose di rimanere calmo e di aver già chiamato i soccorsi, uno dei tanti automobilisti che a quell'incrocio erano stati costretti a fermarsi, ma Azael era impaziente di liberarsi per aiutare Sarah a sopravvivere; era la sola missione che aveva sempre avuto negli ultimi due anni e non poteva proprio adesso mandarla a puttane. Allungò una mano, con due dita controllò il battito a lato della trachea della donna.   « Dannazione! » ringhiò, per questo Sarah non rispondeva né aveva riaperto gli occhi: battito assente, si poteva dire fosse morta. Controllò di nuovo la ferita alla testa e più che un taglio, o uno spacco del cranio causato da qualche oggetto che nella confusione poteva averla violentemente colpita, aveva tutto l'aspetto di un foro di proiettile; con la sua esperienza non era poi difficile riconoscerlo. Se ne convinse, e giunse presto alla conclusione che non fosse solo vittima di un incidente stradale, ma cosa fare se non uscire allo scoperto quando l'aria nell'abitacolo si era fatta pungente e un incendio si era appena innescato a causa di una rottura del circuito che lasciando fuoriuscire la benzina questa era entrata in contatto con una parte calda del motore...? Sarebbe saltato tutto per aria da un momento all'altro comunque, tanto valeva rischiare e pregare, per quanto un ex angelo in esilio potesse accettarlo, che non vi fosse altro piombo destinato a loro ancora ad attenderli. Rapidamente le sganció la cintura e con un calcio spazzó via la portiera dal proprio lato.   « Avanti! » gridò alla donna prendendola da sotto le braccia per tirarla verso di sé che a sua volta si trascinava via dalle lamiere. La testa di Sarah continuava a pendere sulla spalla sinistra, le braccia erano morte come in apparenza ogni altra parte terrena di lei ma ad Azael sembrava quasi solo una scocciatura che un serio problema, perché pesava e con lei i sensi di colpa per aver permesso che tutto quanto sfuggisse al suo controllo. Nonostante questo, però, avrebbe ancora potuto rimediare all'errore. Quando mise fuori il primo piede le voci si fecero più nitide: qualcuno gridava di aiutarli, altri si stavano già muovendo per andargli incontro, e altri ancora erano invece pietrificati dalla tanta paura di aver visto la morte passargli davanti l'occhi ma essere stati da lei ignorati. Sarah avrebbe reagito in maniera diversa da tutti. Nessuno sarebbe stato più degno di lei di scampare alla morte per continuare a fargli la cresta, pensó.   « Non é il momento di mollare, intesi?! » le disse trascinandola sull'asfalto per qualche decina di metri seppur anche le sue di ferite e ammaccature avevano iniziato a rendergli la respirazione difficoltosa. Alternó lo sguardo fra lei e l'auto, e quando si convinse che sarebbero bastati altri due o tre metri per essere al sicuro... L'auto esplose. Il boato che ci fu risveglió l'intero quartiere alle finestre. Nel medisimo istante in cui l'esplosione fece sussultare tutti e poi innalzare una colonna di fumo e fiamme, Azael affiancó la donna distesa a terra e le fece da scudo. Faccia a faccia con lei sollevó lo sguardo raggelandosi al confrontarsi con le palpebre chiuse.   « Non sei morta. » mormoró provando a convincer lei o lui. Perlomeno l'anello che il principe le aveva messo alla mancina avrebbe impedito all'anima di levarsi dal corpo e obbligata a rimanere intrappolata in esso; per sempre, anche, se l'avesse ritenuto necessario. E se da una parte questo avrebbe fatto guadagnare loro del tempo per risanarle il corpo o trovare un diverso e perfetto ospite per l'anima sua, dall'altra... Era da ritenersi una vera e propria pena per una coscienza umana relegata in ciò di cui la sua mente poteva esser fatta, belli o brutti che i suoi pensieri potessero essere, perché il tempo lì era l'unica illusione che la mente non era in grado di ricreare.

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