xɪx. guilt

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New York, 31

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New York, 31.12.2021 

 « Signor, Rameel...! », al grido Azael si voltò. Era appena uscito dal Presbyterian Hospital con la notizia che Sarah avrebbe dovuto fare degli ulteriori esami per capire la gravità del danno cerebrale subito; per questo era nero in viso e dallo sguardo, le mascelle serrate e i capelli in disordine a causa del vento, sembrava pronto a sbranare chiunque. Stava per scappare ma riconoscendo il distintivo che l'altro zelante mostrava nel palmo sinistro pensò fosse meglio desistere e intrattenersi a scambiare due parole con lui. Era certo che comunque non avesse fatto niente di male per attirare la sua attenzione proprio in quel momento.       « Agente speciale Bailey, FBI. » si presentò l'altro raggiungendolo. Mise via il distintivo e si intravide la pistola di ordinanza nella sua fondina attaccata alla cintura. Indossava quel solito completo nero tipico dei piedi piatti a caccia di stronzi. Lui ne era uno, forse il più stronzo di tutti alla fin fine ma innocuo per un agente non ancora corrotto da quella parte marcia della città che aveva fatto finire la sua protetta su un letto d'ospedale a cagarsi addosso.       « É un po' che la cerco, ma sapevo sarebbe tornato qui prima o poi. » continuò. Azael lo squadrò rapido e contò fino a dieci prima di rispondere seccamente.       « Non ha idea di quanto sia difficile gestire tutto adesso che la regina gioca a fare la Bella Addormentata. », le parole sembravano ironiche, tanto che Bailey accennò una risata, ma il biondo sembrava proprio serio; anche troppo. Fin da subito l'agente lo trovò strano. Si schiarì la voce l'uomo afroamericano.       « Le credo, ma avrei importanti domande da rivolgerle. »        « Ho già parlato con la polizia sul posto. » dell'incidente, intende. Fece per andarsene.      « Lo so ma il caso adesso è passato a me e vorrei risentirla. Magari a mente fredda può esserle riemerso qualche nuovo dettaglio, qualcosa che ci aiuti a capire cosa possa essere successo e perché. Non abbiamo ancora trovato il telefono della signorina.»       « Io non so niente. », Azael si lasciò tradire dal tremolio di una palpebra; una vena pulsava sempre sotto l'occhio destro quando mentiva. Al detective chiaramente non poté sfuggire.       « Davvero? Non sa niente...? Eppure era il suo braccio destro. » il nero mosse il capo inclinandolo verso una spalla e guardava il suo testimone con il ghigno di chi voleva dare il pensiero che non se la sarebbe bevuta di certo quella storiella seppur avrebbe finto di stare al gioco.       « E mi chiedo perfino a cosa le servisse un braccio destro come lei se alla fine a sentir tutti sembrava una santa questa donna.». A quelle  il principe distolse lo sguardo fissando le ambulanze parcheggiate qualche metro più avanti.       « Signor Rameel, il mio istinto mi dice che lei non ha nulla a che fare, almeno non in modo diretto, con il tentato omicidio della sua collega... ma se non parla e gli venisse in mente di seguire da solo la faccenda potrei anche arrestarla per intralcio alle indagini. » parlò chiaro. Azael continuava a non degnarlo di nulla, ma avendo di fronte un'autorità non poteva prendere e andarsene nel bel mezzo della conversazione: lo avrebbe sospettato di qualcosa di sicuro, perciò si sarebbe semplicemente valso della facoltà di non rispondere. Bailey attese qualche istante prima di riprendere:       « Non vorrei portarle altra sofferenza convocandola ufficialmente alla centrale per l'approfondimento della sua testimonianza, capisco se si sente già abbastanza in colpa per non averle risparmiato neanche questo calvario... », questo non avrebbe dovuto dirlo. Il principe infernale strabuzzó gli occhi, fissò terra e si lasciò avvelenare di rabbia.       « Ma qualora le dovesse venirle in mente altro... mi chiami. » disse l'agente tirando fuori da una tasca interna alla giacca e allungando poi un biglietto da visita bianco a lui. Questo non lo prese, così l'agente si premurò di inserirlo nel taschino del suo giaccone prima di indietreggiare.       « Ci faccia la cortesia di tenersi fuori dai guai, almeno per un po'. » continuò a provocarlo finché ormai lontano non giunse il momento di voltarsi ed entrare nella struttura. Quel detective gli sembrò subito un gran bastardo, uno di quelli buoni che però se la stava prendendo con il peccatore sbagliato per quella vicenda chiamato a risolvere, perché aveva da subito intuito quale fossero i suoi punti deboli: i sensi di colpa nell'aver permesso che Sarah non trovasse mai una pace, in vita come nella morte, a causa del suo egoismo che lo vedeva sempre agire irresponsabilmente. E una di quelle pessime scelte, forse, poteva esser stato l'incoraggiamento che Sarah aveva avuto da parte sua nel compiere finalmente da sola un'impresa che l'avrebbe fatta tornare sotto una buona luce agli occhi di alcuni alleati della loro Nemesis. Adesso stava a lui rimettere le cose apposto, ma questa volta non l'avrebbe fatto da solo. Seppur riluttante all'idea, ma sapeva essere cosa che Sarah avrebbe fatto nella sua stessa situazione, recuperò il telefono dalla tasca per cercare un numero; non era il suo, in realtà. Portò l'iPhone rosa all'orecchio, lasciò squillare e attese che questo cessasse prima di...      « Serve che tu faccia una cosa per me. Quando possiamo vederci? »

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