New York, 24.12.2021
Aveva il volto tumefatto, gli ematomi violacei quasi la rendevano irriconoscibile, e la sua criniera dorata era macchiata di sangue misto a un liquido grigio la cui presenza aveva allarmato i medici che su una barella la stavano trasportando lungo il corridoio del Presbyterian per raggiungere la sala d'urgenza dopo essere passati dal prontosoccorso.Era ridotta malissimo, questo aveva detto il primo paramedico alla dirigente. Un collare rosso le teneva bloccata la testa e il collo, almeno due costole incrinate, una delle quali pericolosa perché troppo vicino al polmone sinistro, una spalla slogata, e i medici avevano perso il conto di tutti i massaggi cardiaci effettuati. Stava rendendo la loro nottata della vigilia di Natale un vero inferno. 𝗜𝗻𝗳𝗲𝗿𝗺𝗶𝗲𝗿𝗮: « Signore, si fermi! » 𝗔𝘇𝗮𝗲𝗹: « Sarah! Sarah! » L'infermiera tentò di fermare l'uomo afferrandolo per un braccio al suo passaggio ma Azael si liberò facilmente dalla sua presa per rimanere al passo. Lui, sempre molto composto in situazioni critiche, in quel momento aveva stampato in viso tutto il terrore che aveva di perderla. Un altro infermiere in una divisa blu sbucò dal nulla parandosi davanti a lui, le mani a premere sul petto dell'uomo sconvolto e sporco dello stesso sangue della bionda che incosciente non poté gridare di lasciarlo libero, ma lo avrebbe voluto sicuramente. 𝗜𝗻𝗳𝗲𝗿𝗺𝗶𝗲𝗿𝗲: « Signore, per favore, così non aiuta. É in ottime mani, lasci che i medici facciano il loro lavoro! » Azael non ascoltò mezza parola e continuó ad avanzare, solo che quella volta era un uomo alla pari quello con cui si era trovato a scontrarsi. L'infermiere lo invitò ad indietreggiare mentre lui attonito seguiva con lo sguardo la donna inerme, e riuscì a bloccarlo il tempo necessario per permettere ai medici di tirar via la barella e sparire dietro le porte del reparto. 𝗔𝘇𝗮𝗲𝗹: « No, io devo stare con lei! Io posso salvarla! » Azael afferrò con energia i polsi dello sconosciuto e con prepotenza provò a togliersi le sue mani di dosso, solo che l'altro non si fece intimorire e prontamente reagì, finendo per afferrarlo per la camicia bianca e sbatterlo al muro. Anche per lui, prima di ogni altra cosa, era fondamentale che nessuno intralciasse il lavoro dei medici che stavano tentato di salvare la vita di quella povera donna. 𝗜𝗻𝗳𝗲𝗿𝗺𝗶𝗲𝗿𝗲: « Mi stia a sentire! Purtroppo l'unico modo in cui lei adesso può aiutarla è rimanendo qui. Non può entrare lì dentro. Si calmi. E si faccia controllare anche lei piuttosto. » Lo rimproverò l'infermiere ora accigliato. Azael gli rivolse uno sguardo rude e posò nuovamente le due mani attorno ai suoi polsi, ma senza stringere perché mai avrebbe fatto del male, volontariamente, ad un essere umano che non aveva alcuna colpa; perché dopotutto aveva pure ragione: non c'era più nient'altro che lui potesse fare. Senza i poteri che il Padre gli aveva tolto anche in quella situazione si rivelò inutile, impotente; ad eccezione dell'aver custodito l'anello con incastonata la pietra rubata dal regno di Lucifer che avrebbe impedito al fratello Michele - l'angelo della Morte - di strapparle via l'anima condannandolo una seconda volta a un'esistenza triste e solitaria. Sarebbe sceso anche a patti con Dio se necessario per ridargli la cosa più preziosa che avesse mai posseduto.(...)
𝗣𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗼: « Uno, due, e tre! » Al "tre" di uno di quei quattro medici in camice bianco sollevarono il lenzuolo sopra la quale vi era stesa la donna per tirarlo verso il lettino della sala operatoria; in quattro nel tentativo di renderla il più stabile possibile. 𝗣𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗼: « Tampona. Non riesco a vedere nulla. » Una donna incamiciata, con guanti e mascherina, con del cotone seguì l'ordine, tamponò attentamente la ferita alla testa per fermare l'emorragia. Sapevano fosse incosciente da molte ore la donna sul lettino. 𝗦𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗼: « Sul posto le sono stati somministrati cinque milioni di unità di penicillina G, immunoglobuline antitetaniche, vaccino con il tossoide e analgesico-dissociativo. Vedo il foro d'uscita del proiettile sul l'osso parietale sinistro, un centimetro più a sinistra dell'osso temporale. » Poi un segnale d'allarme e tutti si voltarono verso il monitor sulla quale veniva riportato lo stato clinico della paziente già collegata alle macchine. 𝗦𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗼: « La pressione è alle stelle, il cuore pompa troppo velocemente. » 𝗣𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗼: « No, no, no, no... Così avrai un infarto... Non si gioca così, signorina. Forza! » Quest'ultimo era a Sarah che si rivolgeva, la incoraggiava a rimanere aggrappata con tutte le forze a quella vita, quel filo sottile a cui s'era ritrovata appesa. Nessuno di quelli presenti nella sala la conosceva, eppure erano attaccati a lei più della donna stessa, pareva. 𝗧𝗲𝗿𝘇𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗼: « Potrebbe essere un infarto del miocardio, probabilmente in reazione alla chetamina. » 𝗣𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗼: « Per salvarle il cervello gli stiamo straziando il cuore. Continuate con il tampone. » Lasciò a lei il compito spostando le mani sul petto femminile, e unì i palmi uno sopra l'altro prima di premere più volte su di lei all'altezza del cuore per aiutarla a pompare il sangue ricco d'ossigeno. Praticò quel massaggio per diversi secondi, forse troppi stando a sentire un altro dell'equipe. 𝗧𝗲𝗿𝘇𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗼: « Dottore... Forse con le piastre. » 𝗣𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗼: « Troppo stress! », ma non volle arrendersi. 𝗣𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗼: « Dite a Johnson di sbrigarsi, ci serve qui! » urlò sotto sforzo, era l'anestesia-rianimatore di turno quello nominato. 𝗣𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗼: « E chiedete di Marley! », il chirurgo cardio-toracico più in gamba che conoscesse. Qualcuno dell'equipe, due, abbandonarono la sala. 𝗣𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗼: « Può farcela. Spero non abbiate preso impegni per stasera, temo sarà una lunga nottata. »
; chiaramente non sono un medico, non studio medicina, mi sono semplicemente informata per quanto possibile sia avendo accesso a Google e spero sia perlomeno quanto più verosimile 🥲
*Sindrome di Takotsubo: è una sindrome cardiaca acuta che simula l'infarto miocardico; detta anche sindrome del cuore infranto o cardiomiopatia da stress, consiste in una sofferenza cardiaca temporanea che può riprodurre tutti i sintomi tipici dell'infarto e che scaturisce da una situazione stressante o emotiva molto importante vissuta dal paziente.
STAI LEGGENDO
𝐇𝐄𝐋𝐋 𝐎𝐅 𝐀 𝐋𝐈𝐅𝐄.
Mystère / ThrillerCriniera dorata, grandi occhi agghiaccianti, labbra carnose rosse in netto contrasto con la fredda pelle bianca. Ha tutte le sembianze di un angelo governato dal Caos, Sarah Evelyn Callahan. Ha una lingua tagliente, uno sguardo profondo e penetrante...