xᴠɪɪɪ. fear of Love

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New York, 31

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New York, 31.12.2021

‧ ‧ ‧ 𝘐𝘯 𝘚𝘢𝘳𝘢𝘩'𝘴 𝘮𝘪𝘯𝘥 ‧ ‧ ‧

Una donna seduta sulle cosce dell'amante ansimava sulla bocca di lui che selvaggio continuava a sollevare il bacino dai talloni per permettere all'erezione di scorrere nella sua intimità a un ritmo irregolare. Erano entrambi sporchi di sudore, umori e saliva perchè il fuoco della passione li aveva avvolti appena messo piede nella camera da letto, strappando loro i vestiti di dosso rimasti sparsi sul pavimento, ai piedi di Sarah che attonita li osservava dalla soglia da non si sa quanto tempo, ma in situazioni come questa anche un solo secondo può sembrar durare una vita.
I loro ansimi le arrivarono forti come un pugno nello stomaco da farla piegare in due, e poi un altro ancora dietro le ginocchia che prese in un tremolio si piegarono in avanti.
Questi movimenti attirarono l'attenzione dell'uomo che voltandosi verso di lei mostrò un sorriso beffardo, ma senza smettere di far ondeggiare i suoi fianchi verso quelli femminili.
Fu allora che Sarah riconobbe il suo compagno i cui lineamenti del volto continuavano a mutare assumendo una ad una le identità delle persone a cui una volta aveva aperto il proprio cuore, cambiavano i loro tratti ma quel sorriso beffardo era sempre lo stesso. Sembravano tutti prendersi gioco di lei adesso come allora, e lei ancora una volta impotente, ed inutile. Il dolore era talmente forte da renderla incapace di reagire.
Le mani si aggrapparono alla t-shirt rossa all'altezza del grembo colpito da un dolore lancinante. Lo sguardo della giovane si posò poi sul corpo formoso della donna che continuava a godere ad occhi chiusi di quegli affondi, ma anche ella aveva tratti che prima assomigliavano a una e poi a un'altra, da una sconosciuta ad una delle sue più care amiche, perchè i tradimenti erano arrivati anche da quelle donne con cui si era spesso confidata e sfogata ignorante della loro ipocrisia, la loro invidia nei suoi confronti, e purtroppo anche la loro doppiezza.
Non voleva più assistere a quello schifo, a quelle insicurezze diventate nuovamente reali, ma i suoi piedi erano come incementati sulla moquette beige. Era impossibilitata a girare i tacchi e andare via e i suoi occhi erano gonfi di tristezza, rabbia e delusione, tutte queste tre emozioni che continuavano a montarle dentro da quando aveva aperto la porta della camera da letto. Lui sembrava essersene accortono, forse godeva più di questo che dell'atto, e se lei avesse potuto, se non avesse già iniziato ad avvetire la bile risalire lungo la gola, Sarah si sarebbe volentieri accecata per non dar loro la soddisfazione di essere passivamente loro spettatrice.
Perché le stavano facendo questo?
Cosa non andava in lei? Non era stata una buona amica? Una buona amante? Una buona compagna? Cosa c'era di sbagliato nel suo corpo e nel suo spirito che lei continuava ad ignorare? Se l'era sempre chiesto, il motivo per cui a un certo punto nessuno la considerava abbastanza da amarla semplicemente per quello che era e di esserle fedele, di rispettarla, o per decidere di rimanere al suo fianco per tutta la vita. Nessuno sembrava aver paura di perderla, e alla fine lei era finita col perdere anche la speranza di un amore vero e sincero che la nutrisse invece di consumarla con dubbi e paranoie; Aveva finito per perdere la propria vera identità a furia di reinventarsi maschere con la quale proteggersi da simili offese.
Le lacrime sgorgarono dalle sue folte ciglia e richiamate verso il basso iniziarono a rigare il suo candido viso, prima di morire fra le sue labbra secche e tremolanti. Non era solo l'atto fisico in sé a disgustarla ma la cattiveria, la complicità che i due amanti avevano dinanzi a lei mosso principalmente per la ragione di farle male. Ogni istante, ogni singhiozzo sfociato che accompagnava le loro risate e il cozzare delle loro intimità, era una pugnalata al cuore per la giovane donna che preferì chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie schiaffandoci sopra i palmi nel tentativo di estraniarsi. Ma fu inutile: anche ad occhi chiusi le immagini continuavano a scorrere dietro quelle palpebre e a farle male, più di quanto a volte credeva di poter sopportare.

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