New York, 31.12.2021
« Ci vediamo al solito posto. » e riattaccò. Azael era uno di poche parole e con gli umani ne prendeva in considerazione la metà. Ripose il cellulare in tasca e si incamminò verso l'angolo della strada per allontanassi dal Presbyterian Hospital dove fece fermare un taxi, aveva ancora il terrore di mettersi alla guida di un veicolo che gli faceva rivivere il momento in cui Sarah morì fra le sue braccia.
Gli tremavano però le mani e questo lo portava a nasconderle nelle tasche del cappotto prima e dopo aver aperto lo sportello. Con una pagò il tassinaro allungandogli una banconota di grande taglio nascosta dove solo lui sapeva nei suoi capi. L'altro lo guardò dallo specchietto retrovisore. « Signore, sono troppi... » rispose il calvo caucasico senza sopracciglia. Azael alzò la mano e accarezzó velocemente l'aria. « Ne ho tanti che non so neanche dove metterli. » disse l'altro spavaldo, ma onesto. Troppi ne aveva davvero, ma in realtà erano di Sarah i risparmi di cui si vantava e la carità che faceva era più per onorare il suo ricordo che per un qualcosa di personale. Lei era convinta che per ogni gioia provata la vita l'avrebbe punita, e lui volle convincersi in quel momento che se avesse rimediato a tutto il male causato magari il buon caro vecchio Padre gli avrebbe restituito ciò che minaccia di togliergli per sempre. Uscito dalla vettura la richiuse e si avviò all'entrata della Lux Tower. Il noto locale a luci rosse era chiuso a quell'ora, a guardia però vi erano sempre degli uomini fidati che al suo cospetto si inchinarono. Lui tirò dritto fregandosene di ogni cordialità, attraversò il corridoio costituito da archi in pietra e fece il suo ingresso nella zona bar. « Come hai fatto ad arrivare prima di me? Hai avuto accesso ad una nuova tecnologia chiamata Teletrasporto? » esordì una volta scoperto l'ospite ad attenderlo già seduto su uno sgabello del bancone: armadio in giacca nera, capelli brizzolati sparati in alto ma il volto segnato da un'età già matura - oltre che da una sbornia - mentre le mani erano impegnate a picchiettare sul ripiano quando vi si appoggió coi gomiti. « Ero già qui quando hai chiamato. » rispose quello con la voce roca, barba incolta da qualche brutta giornata, e le sclere rosse intorno a un'iride chiara senza effettivamente voltarsi. Azael si diresse dietro il bancone e prendendo due bicchieri puliti insieme a una bottiglia di qualcosa - whisky, forse - lì vicino versò da bere. « Si vede, hai una faccia... Su, bevi. Fatti passare la sbronza. ». Il primo bicchiere svaní preda della mano tozza dell'umano, perciò quando il principe riposò la bottiglia prese l'altro. « Non sapevo ti preoccupassi anche per me, che carino. » scherzò con Az che aveva uno sguardo severo posato su di lui, e alle parole che egli fece seguire ci ripensò dal bere. « Come sta la padrona? », poi lo straniero bevve e seguirono secondo di silenzio. Quando questo riposò il bicchiere incroció nuovamente lo sguardo del biondo con espressione rilassata. « Sta bene. Se la caverà. Un altro paio di giorni e la ritroverai qui a comandare tutti a bacchetta. » e allora si che lì mandò giù tutto il contenuto ambrato presente nel bicchiere. Quando lo riposò non fece neanche una smorfia, come se non l'avesse sentito raschiare la gola e scatenare un incendio nello stomaco. « Balle. » sentenziò il suo interlocutore fissando lo sguardo mentre la lingua ripuliva le labbra. « Dimmi la verità. Quanto è grave? ». Allora Azael inspiró e poi espiró rumorosamente chinando il capo. Non v'era nulla di interessante sulle sue mani ma le osservò ugualmente. Ci pensò prima rispondere a bassa voce: « È grave. » , pensò non ci fosse bisogno di aggiungere altro; un'ammissione del genere da parte sua doveva già far intendere quanto tragica fosse la situazione. « Quanto una pallottola nel cervello. Vedi di tenertelo per te. » e anche per questo non v'era altro da dire mentre si versava dell'altro whisky nel bicchiere.
« Quanto ne sai di questa storia? » perché nonostante la notizia del colpo alla testa non sarebbe finita sui giornali prima del due gennaio, per via delle feste e la riservatezza necessaria per i primi giorni di indagini, Azael era certo che un piano del genere non potesse essere solo l'idea di un singolo: c'era qualcun altro che doveva sapere, e tendenzialmente tra criminali ci si vanta sempre così tanto di determinate azioni contro membri di un elite che qualche particolare scappava sempre in momenti meno opportuni. L'altro espiró. « Non molto. Ho sentito parlare un branco di stronzi ieri sera, qui al Lux. Tra un discorso e l'altro mi sembra sia venuto fuori che ci fosse una taglia a cui tanto ambivano ma che adesso sarebbe stata impossibile. Penso stessero parlando di lei. Credi sia possibile? », non volle ammettere che si trattava solo una coincidenza che si fosse trovato al posto giusto nel momento giusto. « Temo di si. » rispose il compagno. « Cosa posso fare? » domandò di nuovo l'altro ancora intento a studiare ogni suo movimento; parlava da amico. Az serrò le mascelle e parlò a denti stretti: « Devo chiederti di saldare quel favore, Alejandro. » dichiarò. L'umano sembrò non scomporsi ma lasciò cadere il silenzio. Anche lui stava rimurginando su qualcosa, delle vecchie questioni, per la cui soluzione si era rivelata indispensabile l'intervento di Azael per conto del Libra newyorkese e come da contratto questo prevedeva che un giorno loro - Sarah o il suo stesso braccio destro - potesse avvalersi del suo diritto di avere saldo il debito di quel favore concesso; e ben che poteva dire, cosa molto rara, sarebbe stata richiesta una somma di denaro molto cospicua. Quel momento era arrivato, purtroppo o finalmente; non era ben chiaro dall'espressione di Alejandro. « Cosa vuoi che faccia? » domandò semplicemente. Azael allora rialzò il capo e lo guardó dritto negli occhi. « Aiutami a trovare chi le ha fatto questo. ». Si avvelenó di rabbia. Alejandro finì il suo bicchiere di whisky, lo posò, e si alzò dallo sgabello. « Mi farò sentire io. » dichiarò prima di voltargli le spalle e allontanarsi. « Ma nel caso accettassi suggerimenti... » fece lo stesso una premessa. Il Principe allora lo seguì con lo sguardo con un'espressione interrogativa. « Ti consiglierei di iniziare col parlare con i Chong. I tratti del branco erano gli stessi. » disse alludendo agli occhi a mandorla e il mento a punta dei soggetti incrociati la sera prima, mentre spariva.
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𝐇𝐄𝐋𝐋 𝐎𝐅 𝐀 𝐋𝐈𝐅𝐄.
Misterio / SuspensoCriniera dorata, grandi occhi agghiaccianti, labbra carnose rosse in netto contrasto con la fredda pelle bianca. Ha tutte le sembianze di un angelo governato dal Caos, Sarah Evelyn Callahan. Ha una lingua tagliente, uno sguardo profondo e penetrante...