ᴠɪ. poison

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Cina, 16

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Cina, 16.12.2021

Sarah's POV

In seguito all'ultimo affondo mi lamento più forte.    « Scusa. » mi soffia all'orecchio: è l'agente Bancroft, della CIA, un uomo ancora nel pieno della sua virilità a cinquant'anni; non perde occasione di dimostrarlo e a me non dispiace, soprattutto quando mi strappa i vestiti di dosso, mi volta, mi scaraventa sul letto, apre le mie natiche e carica uno sputo.    « Ora rimedio » continua fra i glutei che vengono solleticati dal velo di barba che gli ricopre il viso. Sorrido nervosa al mio riflesso nello specchio.
    ❝ Sta zitta... ❞, ringhio.   « Cosa hai detto? » solleva la bocca e lo sguardo sopra la curva.    ❝ Farai meglio... ❞ ribatto facendo finta di nulla, e mi correggo. Inarco la schiena quando torno a sentire il lento accarezzarmi fra le gambe: il muscolo orale investe le mie intime sporgente e scorre fra le piccole labbra più e più volte, finché non mi sente gemere al crescere della voglia di riceverne ancora. E allora supplico spingendomi con i palmi sul materasso per imboccarlo.   ❝ Sto venendo... ❞ confesso. Troppe volte mi sono ritrovata sul punto di farlo, ma parte del suo divertimento si trova nel privare me del sollievo quando sento di esserci così dannatamente vicina da tremare e non capirci più niente.    « Non ancora, mia signora. » il tono grosso seppur gentile mi fa sbuffare mentre interrompe le attenzioni che mi stava rivolgendo. È così avvilente che mi abbandono sul letto e continuo a discutere tra me e me mentre la fronte s'aggrotta. Risale con la lingua il perineo e scivola sulla spina dorsale raggiungendo le scapole, ove si arresta.    « Non ti facevo così arrendevole. », mi fa sollevare il capo per poi voltarmi accarezzandomi con una mano ossuta la nuca prima di stringere la bionda criniera tra le dita. Mi fiata addosso, sa di me e di quei tre o quattro bicchieri di vino rosso che durante la cena si è scolato, e mi costringe a guardarlo. Lo assecondo, non ho forze al momento e il fiato corto ne è una prova.    ❝ Non sto dichiarando la resa ma tu smettila di fare lo stronzo! ❞ ribatto col sorriso che contagia anche lui. Solleva lo sguardo e so che sta cercando la sveglia sul comodino seppur mi tenga bloccato il viso sul lenzuolo.  « La notte è ancora giovane. Ahi, ahi... », mi schiaffeggia una natica già arrossata dalle sue maniere forti.    ❝ Ma mi fà male anche la fica... ❞ soffio vestendomi di nuovo di una finta innocenza che lo fa impazzire. Infatti lui stringe la presa fra i capelli; quando sono sboccata diventa ancora più rude.    « Ah si? Ti fa male? »    ❝ Mhmh... Mi fa tanto male quando non vai fino in fondo... Puoi lasciarla sfogare poco poco? Mh? Pochino pochino dai... ❞ domando, sbagliando; non è tipo da accettare di buon animo dei consigli. Si allunga sopra di me sulla destra e con la mano libera recupera un candido cuscino. Mi fa sollevare il bacino a forza cingendomelo con il braccio e mollando la presa sul capo solo per pochi secondi, il tempo di infilarmelo sotto per assicurarsi il mantenimento della posizione durante la prossima performance, prima di tornare a immobilizzarmi.    ❝ Ti ho convinto? ❞. Sorrido, perché so ancora come si fa; so come spingerlo a tirare fuori il peggio di lui, quello che piace a me, e farla sempre sembrare una sua idea.    « Forse. » sussurra, s'innalza, sputa ma questa volta non su di me. Intuisco si stia lubrificando il membro e allora stringo i denti, le mani, gli occhi, mentre sta per prendersi ciò che vuole: il culo, sento la punta fare irruzione e poi scorrere con prepotenza mentre dopo averlo infilato la mano mi sculaccia ancora. Tocca il fondo e anch'io con lui.    ❝ Cazzo! ❞. Mi lamento e così giustifico la pena data da quel conflitto interno in cui l'Oscurità cerca di prendersi beffe di me, ad apprendere in maniera distorta le intenzioni altrui e convincermi a fare qualcosa che in realtà non vorrei, per prendere maggior controllo nella mia vita proprio quando inizio a intravedere la mia possibilità di scelta - se essere cattiva o meno - senza che possa un veleno ormai diffuso nelle mie cellule a determinare chi io sia. Ma dove io ho paura, lei si rafforza. Il sesso aiuta delle volte a spegnere quella vocina nella mia testa, ma sta volta é più dura di quanto potessi immaginare; e credo che davvero non vi possa essere altro modo di risolverla. Siamo condannati ad essere mostri, io e lui. Poi si piega.    « Provaci adesso... magari sarà la volta giusta. », mormora al mio orecchio; Come la volta prima, e quelle prime ancora. Ringhia e si ritira.     ❝ Sei un bastardo... ❞ sbuffo insieme a una risata fra i gemiti, perché torno a godere nel mentre disprezzo me stessa, lotto, e lui ricomincia.

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