xxɪ. Cherophobia*

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New York, 31

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New York, 31.12.2021

‧ ‧ ‧ In Sarah's mind ‧ ‧ ‧

❝ Mi hai ferita. ❞
   « Mi dispiace. »
❝ Credevo non saresti più tornato. ❞
   « Dico un sacco di cose quando sono arrabbiato, ma alla fine torno sempre da te. Lo sai. »
❝ Ho avuto paura. ❞
   « Non devi, non più. »
❝ Allora, come farò? ❞
   « Come farai cosa...? »
❝ Come farò a capire se e quale sarà l'ultima volta. ❞
   « Credi io stia mentendo? »
❝ No. Solo che un giorno, in modo del tutto imprevedibile, potresti cambiare idea. E quella che doveva essere solo una volta in più sarà quella prima e unica in cui...io...beh... Continuerò ad amare da sola. ❞
   « Io sono qui, e non me ne vado. Non me ne andrò mai più. Che Dio mi fulmini se non sarà così. »
❝ Lo prometti? ❞
   « Lo prometto. »

L'avevano promesso. Tutti quanti: per primo Azael, poi era stato il turno di Lucifer, e dopo di lui era stato quello degli amici, quelli intimi a cui Sarah aveva dedicato pagine di diario, notti insonne, pianti e preghiere. Alla fine non erano neanche tanti ma nel suo petto avevano sempre lasciato lo stomaco a far le capriole, tanto rumore e nessuna tregua. Alla pari vi era solo quello del meccanismo mentale che la spingeva a ritenere vero al tempo stesso qualunque concetto e il suo opposto, il cosiddetto bipensiero; che costruisce castelli laddove non vi è altro se non spazzatura.

Sedeva ai piedi del letto e lo sguardo era rimasto fisso verso la porta. Aspettava di vederla riaprirsi ridandole l'infinita gioia del sentirsi di nuovo amata. Quell'ennesima litigata l'aveva vissuta con Bancroft e, come nelle altre, lui se l'era lasciata alle spalle. Aveva udito i suoi passi furiosi giungerle da sempre più lontano, poi lo sbattere della porta d'ingresso della casa che insieme avevano preso in affitto, e per decretare che invece se n'era andato davvero il rombo del motore fattosi di nuovo nullo. I suoi piedi invece erano piantati a terra, e le ginocchia parallele alle proprie anche perfettamente allineate con le spalle per una postura innaturale; petto in fuori e testa dritta, tremava.

Nello sfiorarla di un pensiero un bruciore tra le costole si ripresentò portandola a credere che di lì a poco sarebbe giunta l'ora della fine, il momento in cui avrebbe scoperto che la promessa fattale era stata infranta e senza la benché minima esitazione, né rimorso o rimpianto in futuro. Non sarebbe contata più niente per lui ma per lei si, sarebbe pesato tutto sempre.    ' « Tornerò. » ', la voce degli amori continuava a venirle sussurrata nelle orecchie.    ❝ Tu tornerai. ❞ allora mormorava lei.    ' Non lo farà. ' sussurrò subìto un'altra.   ❝ Lo hai promesso... ❞ continuò sfregandosi i palmi sul jeans chiaro che le copriva le cosce. Tic Toc Tic Toc Faceva invece la lancetta di un orologio nei paraggi nel silenzio della camera. Tic Toc. Adesso arriva. Tic Toc. ' Eccolo è lui! ' Ma la vettura filó dritta, un'altra ferita. Doveva saperlo che non era la sua. Tic Toc.

Terminó la notte e si fece giorno. Lei era ancora lì seduta ad aspettarlo con il magone ormai alla gola. E ancora. Tic Toc. ' È solo un po' in ritardo '. Tic Toc. ' Magari mi sta facendo un regalo. Sta sicuramente organizzando qualcosa per farsi perdonare. Si '. Tic Toc...    ' « Ti amo. » ' Tic Toc... ' La verità è che ha smesso di amarmi tempo fa. Anzi, non l'ha mai fatto '. Tic Toc...   « Sei la mia vita. » Tic Toc...    « Tornerò sempre da te. » e poi tic... tic... tic tic. tic tic. Si ritrovò piangendo. Un mondo ingiusto per chi come lei aveva il cuore a camminarle un metro avanti e metteva l'anima in ogni gesto o parola pronunciata. Non aveva mai chiesto nulla, aveva sempre e solo voluto che il mondo la lasciasse in pace. Non aveva supplicato lei di entrare nella sua casa e metterla a soqquadro. La sua unica debolezza era stata quella di innamorarsi. tic. Per questo meritava di saper riconoscere quale sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe rivisto, per non lasciare niente di indetto né qualcosa per cui provare un tremendo rimorso che si sarebbe unito agli altri; consumandola fino all'esalazione del suo ultimo respiro negli abissi della sua desolata devastazione. tic... tic... tic. tic.

*Cherophobia: L'avversione alla felicità per cui gli individui evitano deliberatamente le esperienze che evocano emozioni positive o di gioia. Una delle tante ragioni per le quali la cherofobia potrebbe svilupparsi è la credenza che quando una persona diventa felice, un evento negativo si verificherà presto come punizione alla soddisfazione dell'individuo.

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