Dietro le quinte c'è il caos distillato in uno spazio molto piccolo.
(William Marcusander)
HARRY
Sfrecciare tra le strade trafficate del sabato sera londinese, pensando solo a tamburellare le dita sul volante a ritmo di musica, sembrava decisamente meglio rispetto all'idea di riflettere su ciò che era successo meno di un'ora prima. Sentiva la punta dei capelli solleticargli il collo sudato, e il rumore del vento proveniente dai finestrini completamente abbassati sembrava coprire quello dei suoi pensieri.
Il silenzio confortevole è sopravvalutato.
Dopo che Louis era andato via in taxi, Harry era rimasto fermo a fissare il vuoto per un tempo indecifrabile, con in testa una confusione simile ad un immenso buco nero che aveva risucchiato in poco tempo il compiacimento per ciò che aveva appena fatto, lasciando per lui quel dolore che si era insinuato all'altezza del petto, quasi come se fosse troppo potente per essere trasportato via, in un'altra galassia lontana. Jade si era avvicinata a lui, ad un certo punto, chiedendogli un passaggio in macchina, e lui le fu grato per non essersi espressa sulla questione, nonostante fosse consapevole lei avesse assistito a tutta la scena.
Si era quindi struccato in fretta ed in silenzio, recuperando il borsone dal camerino e salutando tutti in fretta con un rapido e falso sorriso, prima di incamminarsi verso il posto in cui aveva parcheggiato la macchina, seguito dalla ragazza che cercava di stargli dietro correndo qualche passo indietro rispetto a lui. Era stato colto da una strana sensazione di sollievo, poi, quando aveva chiuso lo sportello della macchina, grato che quella serata fosse giunta al termine.
"Haz, lo so che vuoi dire qualcosa"
Jade si girò all'improvviso nella sua direzione, mentre sistemava i lunghi capelli mossi in una coda disordinata.
"Ti sbagli, sono a posto così"
Uscì dalla sua bocca, ma un secondo dopo si pentì del suo tono freddo e distaccato. Era convinto che se avesse addolcito anche di poco la voce, sarebbe scoppiato a piangere, e non poteva permetterlo. Continuò a guardare di fronte a sé, stringendo la presa sul volante fino a vedere le sue nocche diventare bianche, schiarendosi la voce e arricciando il naso per il nervosismo.
Non pensava che il discorso con Louis sarebbe andato in quel modo. In realtà, non credeva che avrebbe potuto lanciare quei colpi talmente duri da risultare difficili per lui da incassare, e che avevano più volte rischiato di rovinare la maschera di leggerezza e indifferenza che si era costretto ad indossare.
"Davvero? Perché a me sembra che tu abbia bisogno di urlare, o di piangere. O entrambe le cose"
Harry scosse la testa, guardandola con la coda dell'occhio, e trovandola con il busto girato nella sua direzione, e lo sguardo preoccupato.
Se prima le era stato mentalmente grato per non aver detto nulla, in quel momento non sapeva più come sentirsi. Avrebbe voluto parlare, sì, ma al tempo stesso l'idea di tacere e tenere tutto dentro non sembrava poi così male.
"Non è vero" replicò per questo, dopo qualche secondo, mettendo a dura prova la parte razionale del suo cervello, che controllava magistralmente i suoi impulsi emotivi, cercando di non crollare, mantenendo i nervi saldi e continuando a regolare il respiro.
La ragazza sospirò, abbassando lo sguardo ed il tono di voce.
"Non ti ho mai visto così per un ragazzo"
"Louis non è solo-" iniziò, ma poi si bloccò a metà della frase, ritornando ad accasciarsi sul sedile e mordendosi appena il labbro, imponendosi di non parlare. "Lascia stare" borbottò a bassa voce, quasi come se si stesse riferendo più a se stesso che a lei.
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City of stars, are you shining just for me?
FanfictionQuesto è un racconto di avventura in quattro atti, è un viaggio alla scoperta dell'amore e di se stessi; un viaggio alla scoperta dell'arte e della sua immensa bellezza. È un'odissea attraverso Londra, Roma, il Salento, un teatro ed un pub. È una...