Capitolo 14

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When my hair’s all but gone and my memory fades
And the crowds don’t remember my name
When my hands don’t play the strings the same way, mm
I know you will still love me the same

[Quando la mia testa se ne va e le
Mie memorie svaniscono
E le folle non ricordano più il mio nome
Quando le mie mani non suonano più nello stesso modo
So che mi amerai ancora come prima
]

Lauren POV

 
Sento il letto muoversi e qualcuno sgusciare fuori dalle lenzuola. Cerco di aprire gli occhi, ma sono così stanca che potrei riaddormentarmi nel giro di pochi secondi. Piccoli rumori raggiungono il mio udito e tento di capire cosa stia succedendo.
 
La mia mente offuscata prova a ricollegare gli eventi della sera prima, e quando tutto torna a galla, capisco che ad uscire dal mio letto è stata Camila. Apro gli occhi di scatto e metto a fuoco la stanza. La sveglia non è ancora suonata, ma quando mi giro verso il cellulare mi accorgo che mancano pochi minuti.
 
Tento di alzarmi e mi appoggio sui gomiti. Quando vedo Camila rivestirsi in fretta mi si stringe il cuore.
 
La sera prima era stato bellissimo. Mi sembra tutto così surreale che quasi non riesco a crederci. Noi due insieme, insieme come non le siamo mai state. Questo evento segna definitivamente la fine dell’era “amiche”, ma non sono sicura di cosa stia per cominciare. Ai ricordi sento un sorriso solcare le mie labbra, che però svanisce quando finalmente capisco cosa stia facendo Camila.

“Camz…”
 
Quando si rende conto che sono sveglia, si gira e il suo viso ha un’espressione che non riesco realmente a capire, e questo mi fa paura.
 
Sta scappando? Sta scappando da me?
 
Il mio cervello si ricorda delle ultime parole che sono uscite dalle mie labbra, tanto vere da farmi rabbrividire. Ma ciò che mi fa più star male in questo momento è il suo comportamento. Avrei voluto svegliarmi accanto a lei, restare a guardarla mentre dormiva. Ho sempre amato posare il mio sguardo sul suo viso quando era inconsapevole di quello che stava succedendo accanto a lei. Quando i suoi occhi erano chiusi e il sorriso era presente sulle sue labbra. Mi era sempre piaciuto tenerla tra le mie braccia, accarezzarle i capelli e svegliarla con un piccolo bacio sulla fronte. Era sempre stato il mio miglior risveglio. Mi dava tranquillità e il coraggio di iniziare una nuova giornata, nonostante a volte volessi soltanto rimettermi a dormire come tutte le persone normali. Lei cambiava il mio umore, cambiava quel mio complesso meccanismo nel tenermi al di fuori di tutto.
 
Mi faceva sentire migliore.
 
Ricollegare ad oggi quello che ho sempre provato per Camila è strano, e mi rendo conto che mi sono sempre negata e che le sensazioni e le emozioni che sento adesso, erano già dentro di me. Ho semplicemente dato la possibilità al mio cuore di liberarsi, e adesso mi sento meno pesante, mi sento vuota. Ma è il vuoto più bello che uno possa desiderare, è il vuoto d’amore. Sono le emozioni che ti riempiono il corpo, lo sguardo, le mani. Sono le emozioni che hai sempre desiderato provare, e che a volte nascondi a te stessa, perché inconsapevolmente hai paura di mostrarti al mondo per ciò che sei, e per quello che senti.
 
Camila è paralizzata, la mano incastrata nella tasta dei pantaloncini. Non mi risponde, sento il suo respiro fermarsi e non capisco. La paura di essere stata uno sbaglio di una notte mi attanaglia, ma poi il mio cervello elabora e si ricorda. Si ricorda di avere sentito “ti amo” uscire dalle sue labbra.
 
Avevo sognato? Era stato reale?
 
Eppure riesco ancora a sentire ciò che ho provato quando ha sussurrato quelle parole, inconsapevole che potessi sentirla. Non può essere un sogno, non deve essere un sogno.
 
Mi metto seduta sul letto, incapace di muovermi del tutto. Non so cosa fare, vorrei soltanto che fosse vicina a me, vorrei soltanto vederle il suo solito sorriso imbronciato di prima mattina.
 
Dove sei Camila?
 
“Che succede?”
 
Sono le prime parole che mi vengono in mente. Lei si passa una mano tra i capelli e questa volta mi risponde.
 
“Niente, sto tornando in camera”
 
Ma il suo tono è strano. Sembra imbarazzato e confuso.
Questa volta finisce di mettersi la maglietta, ancora in reggiseno e poi mi guarda. C’è qualcosa che non va e non riesco a capire, o forse non voglio. La paura di essere respinta come mi succede sempre prende il sopravvento.
 
“Perché? Mancano ancora due ore alla partenza”
 
Abbassa lo sguardo, mordendosi il labbro.
 
“Lo so, ma mi devo ancora preparare tutto e voglio fare colazione. Ci vediamo dopo”
 
Trafelata cerca di dirigersi verso la porta senza guardarmi. Ma non posso lasciarla andare, non così, non dopo quello che è successo questa notte, non dopo quello che le ho confessato.
 
Esco dal letto, scordandomi di essere nuda.
 
“No, aspetta!”
 
Strappo le lenzuola dal letto e cerco di coprirmi meglio che posso, sperando che Camila si fermi, ed è quello che fortunatamente fa. Mi avvicino a lei, che ha la mano posata sulla maniglia. La faccio girare, ma lei non riesce a guardarmi.
 
“Camz, che succede? E non dirmi niente che non ci credo. Ho fatto qualcosa… qualcosa di sbagliato sta notte?”
 
Mi imbarazzo a parlare di quello che è successo, anche se dentro di me sento di aver fatto la cosa più giusta, una delle scelte più giuste della mia vita. A questo punto alza lo sguardo su di me, confusa e sorpresa.
 
Una mia mano è appoggiata sulla sua spalla. Ora scuote il capo.
 
“No… è stato bellissimo. Però ora devo andare Lauren”
 
Sfugge di nuovo.
 
“E’ stato bellissimo” rimbomba nella mia testa e nel mio cuore, perché in quel momento gli occhi le sono brillati e io mi sento gonfia di emozioni. Ma dura poco, il tentativo di fuggire da me che mi fa rabbrividire.
 
Si gira di nuovo e io la fermo, questa volta con fermezza. Le mie mani si appoggiano sul suo viso e le accarezzano le guance.
 
“Camz…”
 
Ripeto, senza aggiungere altro, e la voglia di darle un bacio di impossessa di me. Le mie labbra sono sulle sue, i nostri occhi chiusi. Sento il suo corpo rilassarsi e posso udire il battito del suo cuore accelerare. Siamo vicine e mi sento esplodere assaggiando la sua bocca, cercando di avvicinarla ancora di più a me, il suo viso tra le sue mani. Quando ci stacchiamo, appoggio la mia fronte sulla sua. Le sue labbra sono un po’ aperte, gli occhi ancora chiusi. Le mie dita finiscono tra le sue e stringo la presa.
 
Perché sta fuggendo da me?
 
“Parla con me”
 
La prego, confusa e vogliosa di avere risposte. Se almeno sapessi cos’ho fatto, potrei forse rimediare.
 
Quando apre gli occhi, noto che sono umidi e rossi. Capisco che sta per mettersi a piangere da un momento all’altro, e nonostante non intuisca il perché, mi sento pronta a consolarla e a stare in silenzio con lei finché ha bisogno di sfogarsi.
Ma lei lascia andare la mia mano e la riposa sulla maniglia.
 
“Lo, lasciami andare. Ho bisogno di spazio”
 
Sentendo le ultime parole, il mio cuore si danneggia e il mio corpo si allontana da lei. Mi ritrovo a tremare e vorrei semplicemente avere un telecomando e mandare tutto indietro, ritornare alla sera prima. Non la guardo mentre si chiude la porta dietro le spalle, i miei occhi fissi sul pavimento.
 
La sveglia comincia a suonare e riesco a ricompormi per un momento. Prima o poi avrei capito, le avrei lasciato spazio e avrei capito. Non avrei mollato. Non ora.
 
__
 
Quando scendo nella sala ristorazione dell’hotel per fare colazione, le ragazze sono sedute allo stesso tavolo. Cerco di sorridere come niente fosse successo, Camila che tenta di non guardarmi. L’unica sedia libera rimasta è proprio di fronte a lei, e questo non facilita le cose. Non posso fare a meno di ripensare al nostro bacio e a quanto sia bella, ma non riesco neanche a provare la felicità che dovrei sentire ora, perché non la capisco.
 
Mi prendo un caffè e delle uova strapazzate, appoggio il piatto e la tazza sul tavolo e mi siedo.
Siamo tutte stanche, di solito di prima mattina il silenzio regna.
Ma a quanto pare questa volta è diverso.
 
“Cos’avete fatto ieri?”
 
È Dinah a parlare, probabilmente così felice di aver dormito dai parenti da essere aperta al dialogo mattutino. Normani ha il cellulare in mano, e sembra intenta a leggere qualcosa, la tazza con dentro il the in una mano.
 
“Io ho fatto le telefonate di rito e poi io e Mani abbiamo guardato un film”
 
Dinah le sorride e poi posa lo sguardo su Camila.
 
“Mila, tu hai fatto qualcosa?”
 
Sentendo il suo nome, Camila porta lo sguardo sulla nostra amica, un po’ confusa e probabilmente non avendo neanche capito la domanda, totalmente immersa nel suo mondo.
 
“Decisamente”
 
Ma non è Camila a parlare, è Normani. Gira il telefono verso di noi, l’applicazione di Twitter aperta e una nostra foto di spalle, appoggiate alla ringhiera, le mani intrecciate. L’idea che un’immagine del genere possa essere in giro per Internet non mi crea particolari problemi, dopotutto non stavamo facendo niente di compromettente. Se non altro almeno ho un ricordo della serata non solo nel mio cervello e nel mio cuore.
 
Inconsapevolmente sul mio viso appare un sorriso.
 
“Siete andate al concerto dei 1975?? Perché non ci avete detto niente??”
 
Ally ci guarda, sospettosa e un po’ offesa. Normani e Dinah non aggiungono niente, consapevoli del perché non le avessimo avvisate.
 
“Da quando ti piacciono i 1975 Ally?”
 
Rispondo con un’altra domanda.
 
“Ma era per stare tutte insieme, pensavo non facessimo niente”
 
Mette il broncio e io le accarezzo il braccio.
 
“Quando l’abbiamo saputo era tardi per avvisare tutte”
 
È una piccola bugia, una piccola bugia bianca. Ally sembra accettare quella versione. Quando poso lo sguardo su Camila, questa volta posso notare i suoi occhi su di me. Io le sorrido e lei mi imita di rimando.
 
Quando entra in sala il nostro manager, si giriamo per salutarlo e ci dà la notizia che saremmo partite il pomeriggio sul tardi, visto che era uscita fuori un’altra intervista.
 
Prima di alzarci per andarci a preparare, sento Camila sussurrare qualcosa a Dinah, le vedo alzarsi e andare verso l’ascensore che porta alle camere.
Sbuffo e quando Normani mi guarda curiosa, non posso far a meno di prenderla per un braccio ed imitare le due ragazze. Ho bisogno di parlare con qualcuno, ho bisogno di ammettere quello che è successo, di farlo diventare reale, di avere un’opinione sul comportamento di Camila. Lasciare Ally senza sapere niente mi fa dispiacere. Quando io e Normani ci fermiamo in camera mia, vuota, mi riprometto di parlarle al più presto, stanca di tenere il segreto.
 
“Allora, che succede?”
 
È la prima cosa che mi chiede Normani, e io inizio a tirare fuori quello che è successo.

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