14.

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«Simò tra dieci minuti sto sotto casa tua se non sei pronto vieni a piedi»

Manuel entrò in macchina tenendo il vivavoce al telefono. Era sabato e loro avevano il pranzo con Anita, sarebbe stato tutto normale per Simone se solo le cose non fossero cambiate radicalmente dal primo incontro con lei. Quando aveva proposto quel pranzo cinque giorni prima lui e Manuel non erano niente di così importante, ora però le cose erano cambiate e anche la sua agitazione si era fatta sentire quella mattina appena aveva aperto gli occhi.

«te sei sicuro di farmi venire eh?» Manuel mise in moto la macchina aggrottando le sopracciglia.
«'nche senso? Certo che so sicuro te sto a vení a prende»
«intendo» Simone fece una pausa sistemandosi la camicia allo specchio e cercando le parole per non sembrare un completo idiota. «cioè noi adesso-»
«Simò non vuoi vení?» il minore sgranò gli occhi fissando il suo riflesso.
«no! Cioè si certo che voglio venire, è solo che-»
«che?»
«che le cose tra di noi mo so cambiate, tu mi vuoi portá a pranzo da tu madre?» a quella frase seguì un silenzio assordante per Simone che non riuscì nemmeno più a guardarsi tramite lo specchio. Non sapeva come Manuel stesse prendendo quella cosa e questo lo faceva sentire ancora più stupido.
«tra cinque minuti sto lì, se non sei pronto vieni a piedi»

La chiamata venne chiusa ma Simone continuò a sorridere con il telefono poggiato all'orecchio. Era contento del fatto che Manuel non avesse minimamente pensato di non portarlo con lui quel giorno, l'agitazione che prima lo stava torturando si affievolí leggermente facendogli tirare un sospiro di sollievo perché, qualsiasi cosa fosse successa, ci sarebbe stato lui vicino.
Stava mettendo il telefono in tasca quando un'altra chiamata di Manuel comparì sullo schermo.

«oh»
«senti io sto quasi da te»
«ok scendo»
«no aspe'» Simone sentì una morsa allo stomaco in quel preciso istante, finché l'altro non riprese a parlare. «stavo pensando-»
«c'hai ripensato?»
«ma che ripensato! Ti volevo chiede una cosa però» Manuel dall'altro capo del telefono si passò una mano sul viso dandosi del cretino da solo, mancavano pochi metri a casa di Simone e si accostò tirando il freno a mano. «niente lascia perde, sto qua»
«che mi devi chiedere?»
«niente Simò, na cazzata»
«se non me lo dici non scendo»
«dai non fa il coglione» quando non arrivò una risposta da parte del minore, Manuel capì che o avrebbe detto quello che aveva pensato, o sarebbe rimasto lì sotto per tutta la giornata. Prese un respiro tamburellando le dita sul volante e poi parlò. «ti volevo chiede se ti andava di metterti la matita agli occhi, come alla sfilata»

Simone si paralizzò in piedi al centro della stanza, metabolizzando quella richiesta. Nel cervello gli iniziarono a balenare un sacco di parole o frasi indefinite, l'unica cosa chiara che riuscì a pensare fu che Manuel gli stesse chiedendo di mettere una cosa perché gli piaceva vederlo in quel modo e questo oltre a farlo fermare lì in piedi, gli fece fermare anche il cuore.

«vuoi che mi metto la matita agli occhi?»
«se vuoi te eh, mica è un obbligo è che-» Manuel si strinse nelle spalle ringraziando il cielo che Simone non potesse vederlo perché si sentiva un vero idiota. «mi piaceva» il minore sorrise iniziando a camminare verso il bagno.
«tra un minuto scendo»

Appena la chiamata terminò Manuel si lasciò andare sul sedile chiudendo gli occhi, chiedere una cosa del genere a Simone gli era costato qualche battito cardiaco ed anche una buona dose di coraggio perché, nonostante ormai stessero insieme, non sapeva se certe cose erano troppo affrettate. Quando però lo sportello del passeggero si aprì e la prima cosa che vide furono due occhi marroni risaltati da un po' di nero, tutti i problemi che si stava facendo svanirono.
Appena Simone prese posto vicino a lui se lo tirò addosso unendo le loro labbra che, per il suo modesto parere, erano state lontane fin troppo quei giorni.

Focus on me. | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora