E ora?

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Il ristorante pullula di gente, colpevole la bellissima giornata di sole oppure l'essere una domenica ricca di turisti sparsi per le vie della città.

Simone e i suoi amici si trovano vicino al centro città e, come al solito — quasi come una tradizione — pranzano assieme. Sembrano i personaggi di Friends che, in ogni episodio, per dieci stagioni, frequentano giornalmente il Central Perk.

"Luna?!" Elena la richiama, facendole alzare lo sguardo dallo schermo "Con chi chatti da due ore?"

"Io? Con .. con nessuno, figurati con chi potrei chattare mai. Vabbè, quindi? Che stavate dicendo?"

"Stavamo provando a decidere dove andare al mare" Simone traina la conversazione "Nella terza settimana di giugno nessuno ha esami da dare o preparare, quindi potrebbe essere quello il periodo". Anche questa volta, se l'era accollata lui la briga di sistemare la parte noiosa della vacanza: era talmente perfezionista in certe cose che non si sarebbe fidato di lasciarlo fare ad altri. Ovviamente, nessuno gli era andato contro perché, in fin dei conti, chi mai vuole accollarsi quel mappazzone di lavoro se qualcuno vuole farlo spontaneamente?

Nessuno, appunto.

Il gruppo viene assorbito dalle sue parole, ma basta l'ennesimo trillo del cellulare della ragazza dai capelli castani per far sgretolare la concentrazione creatasi.

"Jacopo" legge Martino "Jacopo — Jacopo? Jacopo suo fratello?" ci mette un po' a realizzare. Lo stesso non accade per il corvino che, prontamente, sgrana gli occhi, quasi strozzandosi col sorso d'acqua che stava bevendo.

"Eh?!" pare incredulo. Perché nessuno dei due gli ha detto niente? "Tu — tu e mio fratello? Oddio io non .. non ci posso pensare" ora assume una faccia schifata, aspettando una risposta dall'amica.

"Martino rendimi il cellulare!" allunga la mano nella sua direzione "Sono affari miei".

"Eddai Lù, non te la prendere a male. Che palle" la rimbecca Elena.

"Non me la sono presa. Soltanto non volevo che lo sapeste in questo modo .. sei arrabbiato Simò?"

"Mi avrebbe fatto piacere saperlo prima, magari, però .. uhm per il resto a me non cambia nulla, cioè voglio dire .. tu sei mia amica, lui è mio fratello ..." nessuno ha capito il punto del suo discorso, quindi "See riesci a sopportarlo non posso che farti i complimenti" prova ad aggiustare il tiro. Sorride, poi appoggia una mano su quella dell'amica stringendola lievemente.

Magari era la volta buona che qualcuna riusciva a metterlo in riga e farlo comportare a modo: nessuna c'era mai riuscita fino a quel momento e, probabilmente, la causa principale era che Jacopo, in relazioni durature, non c'era mai saputo stare; o meglio, non c'era voluto stare.

Martino rende il telefono all'amica, quindi lei si alza uscendo dal locale per comporre nuovamente il numero. Simone scruta silenzioso ogni gesto compiuto dall'amica durante la chiamata con suo fratello: non parla molto, principalmente annuisce come se lui, pur essendo dall'altro capo del telefono, sia in grado di vederla.

Simone sospira. Un sentore nel petto gli dicd che quella cosa non finirà bene.

"Ch'è successo?" Matteo, che tiene moltissimo a Luna, non impiega molto tempo nel notare il suo sguardo corrucciato.

"Vai a vedere — vai Mattè, sei la persona più adatta" lo sprona Martino, aggiungendo anche un lieve gesto col braccio che lo spinge ad alzarsi dal tavolo.

In quel momento a Simone, sembra di vedere, nuovamente, tutto il dolore che provoca l'amore e, per un istante, si sente debole, quasi sia nuovamente lui la vittima di quell'incantesimo.

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