Due gocce d'acqua

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Quella mattina, 10 Maggio 2022, il risveglio di Simone é meno tranquillo del solito, giacché alle sue orecchie arriva un certo trambusto fastidioso, creatosi da una serie di voci miscelate le une con le altre.

Si passa una mano sulla faccia ancora assonnata, poi si fa forza con le braccia per tirarsi su.

Fuori, nell'alto del cielo, splende già il sole che, non trovando sufficiente tutto lo spazio a sua disposizione, decide di intrufolarsi in camera sua, illuminando a sprazzi il letto nel quale, ora in dormiveglia, giace.

Se non fosse per tutto il baccano che qualcuno — probabilmente Jacopo e la sua compagnia — sta facendo al piano di sotto, non gli sarebbe nemmeno dispiaciuto essersi svegliato più tardi di quel che aveva previsto nella tabella di marcia settimanale.

La sera prima non era uscito, così da finire di preparare un'esame di medicina interna che, in poco meno di un mese, avrebbe dovuto dare. A dire il vero, nonostante si ostentasse sicuro della propria capacità di apprendere rapidamente, lo preoccupa e non poco: ha imparato a memoria la teoria di questo ramo terapeutico della medicina umana, eppure teme di non riuscire ad ottenere un buon esito — ergo ventotto trentesimi, minimo — perdendo la possibilità di partecipare al corso di formazione che quell'anno la Sapienza presentava.

Agli otto migliori candidati del secondo anno — iscritti alla facoltà di medicina — veniva data la possibilità di poter seguire un ciclo di tre lezioni riguardo la chirurgia e la diagnostica, per un totale di dodici ore frontali, più ulteriori sei tra i corridoi ospedalieri. Quindi, per Simone, era un obbligo tassativo il dover superare tutti gli esami del caso. Rinunciare a quella grande opportunità offertagli, proprio non poteva permetterselo, tantomeno se lo sarebbe mai perdonato.

Lui deve — e vuole — fare il chirurgo. Sente di avere le spalle abbastanza larghe per provare a prendere una specializzazione volta a renderlo un ricercatore in grado di capire quale male stesse annientando una persona.

Doveva farlo e nessuno sarebbe riuscito a fermarlo. Per certe cose, era un ariete di fatto: quando metteva le testa avanti, prima di cambiare idea, doveva spaccarsela e, soprattuto, qualsiasi tipo di consiglio altrui sarebbe stato vano.

Quindi studia tutti i giorni, incessantemente, facendo piccole pause nelle quali si dedica alla lettura dei libri di Cartesio; altresì conosciuto come l'unico filosofo che merita i suoi apprezzamenti e può essere degno di nota: dato che, oltre a teorizzare concetti astratti, era riuscito ad apportare cambiamenti tangibili nel mondo scientifico. Come il passaggio dal Rinascimento all'Età Moderna, oppure l'invenzione dei suoi amati gli assi cartesiani, che hanno squarciato la matematica, rigenerandola.

É una filosofia precisa quella di Cartesio, difatti si regge su numeri, rette e punti nello spazio, quindi matematicamente le sua frasi astratte hanno un senso più che compiuto. Non era un filosofo ciarlatano — tutto fumo e niente arrosto — come Kant o Hegel che, con i loro sproloqui, erano fini a sé stessi. Cartesio aveva pensato, studiato, poi agito, cambiando il corso delle cose.

Proprio come avrebbe voluto fare lui, sotto la veste di un camice.

Dante, nel sentire quelle affermazioni da parte del corvino, si sarebbe sentito male. L'uomo infatti si era laureato in un dottorato di filosofia, per poi continuare gli studi con ulteriori master per poter avere le conoscenze sufficienti per insegnare nella maniera più proficua possibile.

"No, zi ma sei scemo? Non posso tenella io. Se me sgama Simone, me taglia 'e gambe" la voce del fratello sembra un'ammonizione verso uno degli amici — probabilmente Gabriele che, ahimè, non aveva mai spiccato d'intelligenza.

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