Difficile, ma necessario

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Nonostante la veranda sia molto spaziosa e senza pareti, Simone, in quella circostanza, si sente soffocare.

Tutto si sarebbe aspettato tranne che l'arrivo di Manuel in casa sua, durante quel tardo pomeriggio di fine maggio.

Non aveva dato molta scelta a Simone riguardo il da farsi: si era piantato lì, sull'uscio di casa Balestra, quindi mandarlo via senza lasciarlo entrare sarebbe sembrato quasi scortese. Dopo la sua richiesta poi, non poteva davvero fare altrimenti.

Si era sentito con le spalle al muro, nuovamente, per causa di qualcuno che era appena piombato nella sua vita come un fulmine a ciel sereno.

Se solo avesse saputo le conseguenze di quel trenta marzo, col cavolo che sarebbe uscito a prendere una boccata d'aria, piuttosto sarebbe rimasto a soffocare tra quell'ammasso di persone alquanto brille.

Manuel sta lì, silente, con le braccia semi incrociate e la testa dritta: sembra quasi stia studiando ogni centimetro della sua pelle, per paura che, alzandosi da un momento all'altro, avrebbe perso quella vista.

In realtà non sa nemmeno perché è voluto rimanere.

Tutto il coraggio che gli si era creato in pancia non appena Simone era apparso davanti alla porta, adesso è scomparso. Anzi, peggio ancora, si è aggrovigliato su sé stesso, scaraventandosi come un macigno nel suo stomaco.

Gli occhi di Simone gli bruciano addosso. La leggera t-shirt bianca si sarebbe rotta in tanti brandelli, se solo il corvino gli avesse accennato uno sguardo in più.

Lui al fato non c'ha mai creduto, a quelle scemenze del tutto si connette nemmeno, eppure, da due mesi a quella parte, cerca ogni pretesto per potersi collegare a quel ragazzo.

Per ricercare i suoi occhi, per spiarlo di nascosto o sapere qualcosa sul suo conto.

Conosce Jacopo da un po' e mai avrebbe pensato di poter perdere la testa per due occhi come i suoi, una bocca rosea e fine come la sua ed un volto dagli stessi lineamenti ma privo di neo.

L'unica cosa che, apparentemente, i due gemelli avevano di diverso era il cuore. Simone era un tenerone che, per difendersi, aveva scolpito una protezione di ghiaccio attorno a sé. Forse era stato proprio questo paradosso che aveva mandato in tilt la testa di Manuel.

"Allora?" chiede Simone abbastanza stanco di quel silenzio. Se era voluto rimanere lì, qualcosa avrebbe dovuto dirgli no?

"Sono stato invadente stamattina. Non è così?"

"L'hai detto tu, non io" pigola Simone "Se ti sei sentito in tal modo ... perché l'hai fatto?"

Perché l'ha fatto? E come glielo spiega adesso?

La via più semplice è non rispondere. Scrolla le spalle e scuote la testa sperando di compensare il suo silenzio.

"Io sono stufo di vivere come in una simulazione all'interno della quale siete voi che scegliete cosa far accadere" la mancata risposta manda Simone su tutte le furie. Adesso cerca il volto di Manuel e "Sto in mare di casini, quindi ti prego di tornare a fare la tua vita ed uscire dalla mia, perché non ho bisogno di ulteriori problemi" quasi lo supplica.

"E perché non ne parli con qualcuno?"

"Con chi dovrei parlarne? Jacopo certe cose non le condivide, figurati se posso parlarne ad altri."

Manuel non sta capendo niente: nella sua mente suonano come frasi sconnesse che Simone sta mescolando insieme cercando di dare loro un filo logico.

"Certe cose non le puoi capire tu. Nessuno può capirle" prosegue "Ancora non m'hai detto cosa volevi dirmi".

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