L'idea di stare fuori casa per qualche giorno, così da lasciare a Jacopo il tempo di chiarirsi le idee, sembra la cosa migliore per Simone. Sarebbe stato a dormire da Martino per un paio di notti, così da far calmare le acque.
Tuttavia in quell'istante non si trova davanti a casa dell'amico, bensì fuori dal portone della palazzina dove vive Manuel.
Non sa darsi una spiegazione al suo essere lì. È accaduto tutto così velocemente che non ha avuto il tempo di riflettere sul da farsi. Necessita soltanto uscire da quelle quattro mura e respirare aria nuova. Però ha pensato a lui.
Il motorino di Manuel non c'è, quindi deduce che nemmeno lui si trovi lì. Dondola un po', da un piede all'altro, fino a constatare che, forse, farebbe meglio ad andarsene. Difatti fa retro front, ma, dall'alto di una finestra, qualcuno urla il suo nome.
"Simone, ciao!" Duccio, facendosi forza sulle braccia, si è esposto per capire l'identità del ragazzo che, da una decina di minuti, puntella il portone di casa sua. "Manu non c'è, ma se vuoi salire, giochiamo a Fifa come l'altro giorno."
"Duccio stai attento, non ti sporgere" risponde frettolosamente aggiungendo anche dei gesti di mani per indicargli di tornare indietro.
"Lo faccio sempre, stai tranquillo" lo rincuora e "Allora ti apro, così ti sconfiggo anche questa volta" incalza.
Senza troppe possibilità di scelte, Simone si trova ad annuire e, passo dopo passo, si avvicina al portone dell'entrata, finché non si trova dentro alla palazzina.
"Anita, vieni! C'è Simone!"
"Simone?" chiese confusa "E che sei andato ad aprire da solo? Duccio lo sai che non devi .." la donna si affretta a raggiungere i due nel salotto con un sorriso stampato in volto.
"Salve" Simone non riesce a nascondere la sua timidezza, difatti le guance gli si fanno rosee "Scusi il disturbo".
"Ma quale disturbo! E poi dammi del tu, già te l'avevo detto l'altra volta!" il tono di Anita suona rassicurante nei confronti di Simone.
È proprio fortunato Manuel a vivere con una persona così. Devono essere molto legati quei due.
"Vieni, vieni!" Duccio lo tira per una mano "Che squadra prendi te? Io voglio il Manchester".
"Scegli tu, vediamo" sorride nel mentre il bambino lo trascina fino in camera.
"Ti do l'altra squadra più forte. Tanto perdi lo stesso!" ride "Non ti arrabbiare però. Anzi, se vuoi chiedo a Manu di insegnarti a giocare, a me l'ha spiegato lui".
A Simone si forma un sorriso sul volto nel sentire quelle cose. Non che Manuel gli sia mai sembrato una persona poco paziente nei confronti dei bambini, però, ad esser sincero, mai si era immaginato che potesse passare piacevolmente del tempo con loro.
A quanto pare Simone si era sbagliato su di lui, probabilmente su una molteplicità di cose che, per certo, avrebbero reso difficile mantenere il patto che si era fatto — non innamorarsi nuovamente.
Le partite sono due e, senza ombra di dubbio, il vincitore di entrambe è il bambino.
Simone si lascia andare un po', scordandosi le urla che aveva udito poche ore prima. Al contempo una miriade di ricordi riaffiora la sua mente: quindi la testa torna a Torino, in quell'appartamento luminoso all'ultimo piano che permetteva di vedere tutta la città.
STAI LEGGENDO
Fil Rouge
ספרות חובביםIl destino gioca con noi come un puzzle. Puoi passare la tua intera vita, cercando di incastrarla alla perfezione con quella di altri. Ad un tratto avrai anche l'impressione che l'incastro funzioni, ma è proprio in quel momento che incontri il pezzo...