Prologo

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Le immense distese di lavanda hanno sempre avuto un effetto terapeutico su Simone. Essi si prolungano per centinaia di metri facendolo sentire talmente piccolo, da ritenere inutili tutti i problemi che gli turbano i pensieri.

La Provenza, trovandosi collocata tra mare e montagna, gode di un clima ottimale durante tutto l'anno e questo aspetto a Simone piace parecchio. A Roma invece c'è sempre troppo vento nei mesi antecedenti a marzo: ti pizzica la pelle e rende impossibile uscire senza giubbotto fino a metà maggio.

"Te se consumano gli occhi a legge' sempre. Vuoi anna' a fare un giro giù in paese? Papà ce presta la macchina" la tanta ricercata quiete, necessaria per studiare gli ultimi cinque capitoli — dell'enorme libro di fisiologia del secondo anno — viene interrotta dalla voce del fratello che si avvicina nella sua direzione. Simone scosta lo sguardo dalla pagina e inquadra il ragazzo davanti a sé.

Indossa dei pantaloni della tuta neri e una t-shirt rossa, gli occhi sono rilassati — probabilmente perché si era svegliato cinque minuti prima — e i capelli li ha scompigliati; ha una mano in tasca e l'altra occupata a mandare un messaggio. Si avvicina al tavolo e guarda Simone in cerca di una risposta.

"Devo studiare, tra poco inizia la sessione .. non so se ti ricordi" l'affermazione viene arricchita da una serie di gesti per indicare tutto ciò che avrebbe dovuto studiare nelle ore seguenti — il che è tipico del suo modo di parlare.

"La sessione invernale è finita 'n mese fa, te potresti pure tranquillizzare ... c'hai sempre st'agitazione addosso Simò. Siamo venuti qua pe' stacca' la testa, prima de bruciasse anche l'ultimo neurone su quei libri n'altra volta" puntualizza "Se 'l modo tuo de riposarti é questo, dimme che te metti a fa' quando non te riposi".

"Jacopo non mi va. Apprezzo il gesto però ... non sono proprio dell'umore" allora il fratello capisce dove si trova il nocciolo della situazione, rimane ancora abbarbicato lì, attaccato con le unghie a quell'enorme — insanabile — ferita che ha dentro di se. Quindi sfoga tutto il dolore su quell'insieme di fogli lucidi, arricchiti da grafici, numeri e lettere, rilegati con una rigida spirale nera.

"Simò stai così da due mesi, capisco sia snervante per te, però mettiti pure nei panni nostri. Pari un morto vivente. Vai avanti: superala sta cosa" Simone allora alza la testa, guardando il gemello negli occhi  e "Guarda che puoi dirlo il suo nome. Ve l'ho detto di fare come se nulla fosse, tanto non cambia niente" risponde secco.

"Si ma che beneficio c'hai se te continuo a parla' de lui?"

"Jacopo è uno dei tuoi migliori amici, cazzo" urla "Lo conosci da quando siamo arrivati a Roma. Io non voglio che ti complichi la vita per me."

A questo punto l'ultimo arrivato sospira e "Te l'avevamo detto tutti de non complicatte la vita du' volte co' lui, o no?"

"Si, si, va bene. Tutti mi avevate avvisato" borbotta "Sono stato un deficiente io, ok? Va bene così?" Jacopo si lascia scappare un sorriso "Simò se 'l deficiente della famiglia sei te, allora lasciami dire che siamo proprio fritti!" compie qualche passo, poggiando la sua mano sulla spalla del fratello "Quello che te frega a te è l'essere buono con tutti. Pensi sempre troppo poco a te stesso per parare il culo all'altri".

Simone, ancora seduto sulla sedia di vimini, davanti al rotondo tavolo in legno, non dice più niente. Si limita ad analizzare le parole del fratello all'intero della propria testa, quasi con l'intento di snocciolare una ad una, per capire se potessero avere un significato nascosto.

Purtroppo non è così. La frase di Jacopo è cristallina, e anche uno stupido ne avrebbe capito il senso.

Ora lo sguardo di Simone torna a concentrarsi sulla figura del fratello: nonostante siano l'uno la fotocopia dell'altro, hanno due differenze incise sulla pelle, che soltanto un occhio attento è in grado di captare. In primis il neo vicino all'orecchio, quasi sopra la mascella, di cui Simone pecca. Poi la piccola voglia dalla forma strana che quest'ultimo si ritrova poco sopra al bacino, mentre Jacopo ce l'ha sul braccio sinistro, poco sotto la spalla.

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