Quella mattina a Firenze c'è il sole e il quadretto della città, visto dalla terrazza dell'albergo, sembra ancora più bello.
Manuel ha prenotato un hotel per due notti, così da avere del tempo da passare da solo con Simone durante la piccola visita di ricongiungimento con suo padre.
Andava bene così perché avevano comunque avuto l'occasione di parlare, chiarirsi, conoscersi di nuovo, ma senza che l'uno invadesse troppo lo spazio vitale dell'altro. Con calma.
"Simo, ma che ci sei cascato in quella doccia?"
"Arrivo, arrivo" borbotta il corvino da dentro la stanza "Ho fatto anche la barba, eccomi".
Manuel strabuzza gli occhi quando vede Simone apparire dalla porta con addosso soltanto un asciugamano che lo copre fino ai piedi da poco più in su della vita.
Rotea gli occhi e "Tra quaranta minuti dobbiamo essere in fila per gli Uffizi e ci sta pure la colazione da fare" fa notare.
"Quindi?" ha sempre un tono così innocente da non sembrare reale.
"Quindi vestiti sennò — sennò famo tardi" Manuel spera che l'altro capisca e, proprio perché l'ha fatto, Simone "E non me lo dai un bacio?" lo stuzzica.
"Ti conosco io."
"Solo un bacio, te lo giuro."
"Uno?"
"Uno e croce sul cuore."
Manuel sorride, impossibilitato dal resistere alla voce di Simone, e si avvicina a lui facendo collidere le loro labbra. Poi cerca le mani altrui e le stringe.
Quando accadono queste piccole cose, che in realtà sono il quotidiano, pensa proprio che Simone sia la sua persona nel mondo, quindi si sente sempre più fortunato.
"Mh" mugola il più basso "Profumi".
"Mi sono lavato ... dovevo puzzare?"
"Che cretino. Intendevo dire che profumi di buono" gli lascia un altro bacio "Non prendermi in giro".
"Eh, avevi detto solo un bacio."
"Tu a me solo un bacio, io a te di baci posso darne quanti voglio."
Manuel porta le mani dietro al collo di Simone così da avvicinarsi a lui; si sfiorano i nasi e anche le labbra, gli occhi si incatenano e, ancora una volta, tutto ciò che c'è attorno a loro scompare.
Simone deglutisce, totalmente assolto dal volto del compagno — lo segue con gli occhi, in continuazione, provando a percepire ogni suo minimo movimento.
"Manu."
"Simo?"
"Non te l'ho mai detto, ma — ma ti amo."
"Com'hai detto?"
"Hai sentito, dai" ride Simone, percependo il rossore sulle sue guance.
"Ridimmelo, allora, per favore. Quelle parole, dette da te, so la cosa più bella del mondo."
"Ti amo."
"Anche io, ti amo" gli lascia un bacio sulla fronte e lo guarda "Sei bellissimo".
Simone inclina la testa su di un lato e si copre il volto con una mano: diventa sempre colorito quando riceve dei complimenti da qualcuno.
"Quanto sei scemo, mamma mia" ride "T'imbarazzi se ti dico che sei bello?"
"Mi cogli sempre alla sprovvista" borbotta "Non so mai cosa risponderti io".
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Fil Rouge
FanfictionIl destino gioca con noi come un puzzle. Puoi passare la tua intera vita, cercando di incastrarla alla perfezione con quella di altri. Ad un tratto avrai anche l'impressione che l'incastro funzioni, ma è proprio in quel momento che incontri il pezzo...