Nel caso non ci vedessimo, buonanotte

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Quattro giorni e due ore è il tempo passato dalla chiacchierata che Simone e Jacopo hanno avuto con lo psicologo. Sono entrambi arrivati al punto in cui necessitano di controllare determinati aspetti della propria vita, così da uscire, piano piano, da quello stato che crea tanto malessere in loro.

Jacopo vuole capire cosa necessita in quel momento in ogni campo della sua vita. Ama disegnare i fumetti e ascoltare la musica. Nonostante sia una persona estroversa e raramente si colga in silenzio, dentro di sé ha un mondo che non riesce proprio a mostrare agli altri.

Sul suo volto c'è cucita una maschera, una protezione che ha adottato nei confronti del mondo esterno; questo l'ha già leso una volta, adesso non l'avrebbe colto impreparato.

Sul piano delle relazioni, in realtà, non ha un'idea specifica perché nemmeno lui sa quel che vuole. Per certo niente di troppo serio: nessuna ragazza conosciuta e frequentata finora ha stuzzicato la sua curiosità a tal punto di imboccare una storia insieme. Riconosce il suo charme, ma spesso ne è succube, tant'é che non sopporta proprio che gli venga sempre detto di sì, soltanto per paura di troncare la cosa, qualsiasi essa sia. D'altro canto, però, non avrebbe nemmeno retto una bacchettona, pronta a mettere i puntini sulle i in ogni situazione.

In amore si sente un inetto come Andrea Sperelli di d'Annunzio. Non sa proprio scegliere verso cosa far protendere il proprio cuore e, ogni volta che progredisce un passo avanti, al contempo, ne torna indietro di tanti altri.

Ha il cuore inadatto per amare: deve soltanto accettarlo e smettere di cercare la sua possibile metà mancante. In fin dei conti sulla Terra c'è un numero dispari di persone e sicuramente lui è la cifra pari che rimane scompagnata. Ormai nemmeno ci sta troppo male: nonostante le parole del dottore, si sente un legno torto e nemmeno tutto l'amore del mondo l'avrebbe potuto raddrizzare.

Si concentra di più sullo studio, esce di rado: il suo scopo è diventato passare gli ultimi esami della sessione in maniera decente per poter mettere un punto saldo almeno ad un aspetto della sua vita.

Simone, dal canto suo, si è imposto di vedere Dante e Floriana sotto un'altra luce e di porsi verso suo fratello in una maniera diversa, anche quando quest'ultimo sbaglia.

Deve cercare di fare meno il maestro e capire che nella vita c'è sempre da imparare: questo è un gioco in cui non si può mai smettere di lottare con il coltello tra i denti, per adagiarsi su una comoda poltroncina aspettando che siano gli altri ad agire; c'è da combattere a testa alta, sempre, senza dar mai niente per scontato.

Avrebbe dovuto provarci e, nel caso in cui fosse caduto, si sarebbe dovuto rialzare, sulle sue gambe, e con le proprie forze: doveva finire il tempo in cui si adagiava nella comodità di essere spalleggiato da Jacopo.

Con Manuel le cose vanno, circa. Non hanno litigato, eppure Simone ha fatto calare tra di loro una cortina di ferro, che pare impossibile da valicare.

Però ci pensa a lui; sempre. In ogni momento della giornata. Lo immaginava da lontano perché è l'unico modo che ha per non arrecargli danni permanenti.

Forse ama Manuel e, proprio per questo, vuole il suo bene.

Gli è balenato per la mente l'idea di chiamarlo e dirgli luogo e orario di incontro, così da tirargli un bidone definitivo e lasciarlo rinascere. Però non ci riesce, si sente un codardo. Spreme le sue meningi a fondo, ripete quelle parole dentro si sé, eppure, pensa che a dirle ad alta voce non ne sarebbe proprio stato capace; davanti ai suoi occhi scuri poi ... impossibile.

"Simone" Dante bussa alla porta per poi affacciarsi leggermente: ha l'aria stanca, gli occhiali si posano sulle poche rughe che si ritrova e il viso è tirato verso il basso; deve aver dormito poco ultimamente.

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