XXI

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La squadra aveva appena finito di allenarsi e Federico aveva intenzione di parlare di nuovo con Matt. Non aveva fatto i conti, però, con il fatto che non erano l'unico in squadra a saperlo. E se lui era stato sincero e gli aveva messo davanti la verità, cioè che si era comportato da vero coglione, questo non era nulla in confronto a quello che avrebbero fatto Paulo, in primis, e Berna subito dopo. E infatti proprio mentre si stavano salutando, e Matt e Federico stavano uscendo dallo spogliatoio insieme, il numero dieci e il numero trentatré lo richiamarono.

"Chiesa, aspetta." disse Paulo.

Federico ebbe un fremito di paura che cercò di nascondere.

Pensò che almeno non c'era nessun altro della squadra oltre a loro, e che doveva anche ritenersi fortunato del fatto che Alvaro quel giorno non si era allenato a causa di un affaticamento muscolare, altrimenti sarebbero state tre persone da affrontare.

"Si, dimmi." rispose Federico.

"Spiegaci come ti è venuto in mente, forza." disse il suo omonimo.

"Che cosa?" disse facendo finta di nulla, e peggiorando la situazione.

"Non farmi incazzare ancora di più, lo sai cosa." disse Paulo.

Federico rimase in silenzio. Non sapeva che dire.

"Vuoi che rinfreschi la memoria? Va bene, come ti è venuto in mente di scoparti la figlia del presidente, che per giunta è anche minorenne?"

"Non ho fatto niente contro la sua volontà..." disse Federico.

"No infatti, perché a questo punto saresti già morto altrimenti. Comunque forse è meglio non parlarne qui, andiamo a casa mia." aggiunse Berna

Così tutti e quattro si recarono a casa del carrarese.

Nel tragitto Federico non disse nulla, ma prima di scendere dalla macchina Matt gli parlò.

"Sono incazzati e dovevi aspettarti che prima o poi avresti dovuto affrontarli."

"Questo lo sapevo, grazie."

"Dai su andiamo."

Entrarono tutti e quattro e sedettero nel salotto.

"Quindi? Vogliamo fare il gioco del silenzio o parli?" chiese Paulo a Federico.

"Sentite so benissimo di essere stato un coglione e uno sconsiderato, ma quando sto con lei io non ragiono, non penso alle conseguenze."

"Non è una cazzo di giustificazione per scopartela, né tantomeno farlo mentre sei fidanzato." disse Paulo.

"Avete ragione, non so che dirvi, ho fatto una cazzata."

"No non ne hai fatta solo una. La prima è stata portarti a letto la figlia del presidente minorenne, poi continuare a fartela e tradire la tua ragazza." disse Berna.

"Vi ho già detto che non ho fatto nulla senza il suo consenso, non c'è bisogno di rimarcare sul  fatto che sia minorenne."

"Invece c'è bisogno, perché so per certo che lo voleva anche lei, ma è una ragazzina Fede, sei tu che hai ventitré anni, sei tu che dovevi mettere fine a questa storia fin da subito, dovresti essere tu quello maturo."

"E io volevo farlo, la prima volta che è successo eravamo entrambi brilli, e quando mi sono  svegliato la mattina ero consapevole di aver fatto una cazzata e volevo chiuderla lì, ma era così bella e felice quella mattina quando si è svegliata, che non ce l'ho fatta, ed è successo di nuovo, e ve lo giuro che mi sono ripromesso di non farlo accadere più, ma ho completamente perso la testa per lei ad un certo punto...e poi non volevo farla soffrire chiudendola."

afterglow - federico chiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora