Capitolo 5

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Per strada quasi tutti si muovevano a piedi, non si vedeva mai passare un'automobile; solo i più ricchi potevano permettersela. Decisero di lasciare fermi i cavalli e di spostarsi anche loro a piedi. Camminando percorsero tutta la piazza principale fino ad arrivare in un piccolo porto sul fiume che costeggia la città. Ma
nessuna traccia dell'istituto, dove Minnie lo ricordava. C'era solo un grande edificio vuoto e abbandonato, ad un solo piano, senza un'anima viva. Le finestre erano distrutte, l'intonaco consumato e alcune tegole cadute.
Tornando sui loro passi, tutte e tre imbacuccate fino al naso con sciarpe e cappotti, decisero di chiedere informazioni a una passante. -Mi scusi signora, stiamo cercando l'istituto minorile di Normàn, saprebbe dirmi dove lo hanno spostato?- -Non esiste più da tempo, c'è stata un'alluvione, ragazzina.- Per niente stupita di quell'appellativo, non adatto alla sua mezza età, Minnie continuò. -Ah, come posso...- -Al municipio. Tutto ora è al municipio.- -Al municipio, sì... e saprebbe dirmi dove si trova quest'ultimo?- -Ma come, non lo vedi?- Sbottò la signora senza un minimo di ritegno, indicando con la mano qualcosa che si ergeva alle sue spalle. E quel qualcosa era il castello. -Il castello? Ma come, mi scusi...- La signora era già scomparsa per una di quelle fredde stradine. Un'occhiata perplessa al castello, che sembrava immenso davanti a lei, e zia Minnie fu percorsa da mille pensieri.
-Alys, non vorrei...- -La Zia ha ragione, sorella. Ma accidenti! Come possiamo fare adesso?- -Forse non è così grave, ragazze...- Alys non sembrava avere un filo di preoccupazione, al contrario di sua sorella. Minnie riprese: -A quanto pare non esiste più niente, ma hanno spostato tutti gli enti locali in un unico edificio, forse per controllarli meglio...- Tilly sembrava essere in preda al panico. -Come facciamo Zia? ....- -Adesso basta, sorella! Rilassati! Dobbiamo andare a chiedere, punto e basta.- Ci pensò Minnie a placare gli animi:-Certo, dobbiamo assolutamente provarci! Andrò io nell'ufficio, non preoccupatevi. Andiamo.-
Con un forte nodo alla gola, le due sorelle presero insieme a Minnie la via per arrivare al castello, una lunga salita che portava fino in cima a quella collina. Solamente l'ingresso principale del castello era alto quanto l'intera villa della Zia, figuriamoci il resto. Appena varcata la soglia si trovarono in un ampio cortile e si resero conto che in un unico edificio era racchiuso tutto: c'era il parlamento, le carceri, gli appartamenti ducali, le scuderie e la banca. Entrando vennero accolte da due guardie che chiesero loro in che cosa potessero essere utili. Minnie indicò che aveva bisogno di un archivio, di qualcuno che potesse aiutarla a cercare dei documenti e uno dei due, nella sua impeccabile divisa, le sorrise e le porse una mano inguantata con candidi guanti bianchi. La accompagnò verso una porta lì vicino. L'altro ragazzo, vestito in modo identico al precedente, rimase al loro servizio, in silenzio. Alys e Tilly non poterono fare a meno di udire un nitrito non troppo lontano da lì. Le scuderie! Le due sorelle si scambiarono un'occhiata e, sebbene un po' preoccupate per l'esito della ricerca della loro zia, acconsentirono. Valeva la pena distrarsi un po'. -Buongiorno, salve, avrei una piccola richiesta...- -Mi dica pure, signorina.- Rispose educatamente la guardia. Alys si accorse subito di quanto fosse meno diretto rispetto alle altre persone incontrate fino ad allora. -Io e mia sorella siamo appassionate di cavalli, non abbiamo mai visto le scuderie di un castello ...- -Ah, le scuderie ducali!- Sospirò la guardia, con aria sognante. -Vorreste fare una visita, non è vero?- -Sissignore, mentre aspettiamo nostra zia...- La guardia continuò a guardarle con quell'aria sognante e le indicò una direzione, con le stesse mani inguantate del collega. -Per di qua! Sarete accolte da uno degli stallieri!-Le due ragazze gli sorrisero e visibilmente imbarazzate, si precipitarono verso l'apertura del cortile, che dava direttamente sul corridoio principale della stalla. Il corridoio era luminoso e ampio. Lo stupore fu alto: i cavalli erano sistemati in ampi box, puliti e curati, in attesa di qualcuno che ne avesse avuto bisogno, duca o principe che fosse. Addentrandosi nel corridoio, Alys scorse un box libero e decise di entrare per osservare come era costruito. Sentì subito una strana sensazione. I box all'interno avevano un legno antico e logoro, simile ad alcune case che si trovavano nella cittadina. L'odore di fieno si univa a quello del legno e la sensazione era molto forte. Una sensazione di vissuto, come se il tempo lì dentro si fosse fermato. Chissà quante cose erano successe lì in passato, qualcosa di speciale, chissà quanti cavalli o persone saranno passate da lì... Chissà quale cavallo viveva in quel box ... Basta. Troppe sensazioni. Troppe cose non comprensibili.
Alys afferrò la mano a sua sorella, spaventata, e con aria decisa e cercò di uscire dalle scuderie il più rapidamente possibile. Sua sorella la guardò con fare interrogativo, e Alys le fece cenno di sbrigarsi. Ma non era finita...
Un gruppo di persone si avvicinò rapidamente, sembravano altre guardie. Il ragazzo in divisa che le aveva aiutate prima gli fece cenno di fermarsi e attendere in quel punto. Un anziano signore scese da un'auto e si
apprestò a raggiungere il cortile del castello. Aveva una folta e lunga barba bianca, i capelli lunghi e un soprabito rosso scuro con l'orlo bianco e i bottoni dorati. In testa aveva un piccolo ma appariscente copricapo nero. Le due sorelle restarono immobili mentre il vecchio signore camminava lentamente davanti a loro. Diede una rapida occhiata alle ragazze per qualche secondo, che ad Alys sembrò interminabile. La tensione era alle stelle, ma solo loro due la sentivano. Era il duca in persona!
Nessuno disse una parola.
-Ragazze! Avete visto il duca! Cosa avete? Questa è casa sua, non è niente di eclatante! Come mai quelle facce...- -È lei- Rispose Tilly, guardando la sorella che aveva lo sguardo assente. -Stavamo visitando le scuderie reali quando mi ha trascinata fuori di forza, e uscendo abbiamo visto passare il duca.- -Non è colpa tua, Tilly- Riuscì a dire Alys. -Ho avuto un brutto presentimento, non so come spiegarlo... Questo posto non mi piace, andiamo via.- E detto questo, lasciò il braccio di sua sorella e si allontanò dal cortile, verso l'uscita. Quel castello non era poi così sontuoso come un castello che si rispetti. -Aspetta, Alys! Non vi ho parlato di quello che ho scoperto nell'ufficio! Dove vai...- -Alys, fermati!- Tilly e la Zia iniziarono a correre, fuori dal castello. Riuscirono finalmente a fermare Alys solo nella grande piazza principale. Erano stremate. -Si può sapere cosa ti è preso?- Disse la Zia, leggermente in collera. -Non riesco a spiegarlo, ve
l'ho già detto. Troppe emozioni in un solo posto, mi hanno spaventata. Così ho preferito correre.- -Non si scappa così dalle responsabilità, sai? Neanche per me è facile spiegarvi cosa ho scoperto...- -Non sono i documenti, Zia.- Replicò Alys, interrompendola. -Era solo una sensazione che sentivo lì dentro, tutto qua. Adesso è passata.- -E serviva farci correre in quel modo? Non sono più una ragazzina, io!- La rimproverò Minnie. Ci fu un attimo di silenzio, in cui si placarono gli animi. Poi Tilly ebbe il coraggio di chiedere: -Che cosa hai scoperto nell'archivio, Zia?- Alys alzò lo sguardo verso di lei, ma senza dire una parola. Sembrava che quella strana sensazione che aveva provato lì dentro avesse più importanza di quello che la carta avrebbe potuto comunicargli. -Beh, ragazze, sappiamo che l'istituto non esiste più, da dieci anni circa. C'è stata una violenta alluvione che ha svuotato tutti gli edifici vicini al fiume. Ma non è finita qui; i documenti sono stati perduti, disciolti nell'acqua. Stessa sorte è capitata all'archivio comunale, in cui solo la minor parte dei documenti si è salvata. Non c'è il registro dell'anagrafe. Non c'è traccia del foglio con il mio nome, quando ho firmato per adottarvi. Non c'è traccia di quel registro, anche se per la legge siete sotto la mia responsabilità. Ma quel che è peggio, Alys, è che non c'è traccia nemmeno del registro dove doveva esserci scritto il tuo nome e la data in cui sei arrivata, né il tuo né quello di Tilly.- Gli occhi di Alys iniziarono a inumidirsi. -Di quelle stesse suore non c'è più traccia, si sono trasferite in luoghi diversi, chi in convento, chi in altri istituti. Non si hanno prove che certifichino dove sono finite. Alcune erano molto anziane quando vi ho viste per la prima volta... Cercarle tutte sarebbe una grande perdita di tempo, e non avrebbero informazioni in più da darmi rispetto a quelle che già so. Non abbiamo testimonianze o prove per risalire ai tuoi genitori. Per loro sarebbe stato più facile arrivare a te, non viceversa...- Tilly si stava disperando, ma Alys no. Non più. Era diventata immobile come una pietra e il suo cuore si era indurito, come fosse ghiaccio. Non aveva più espressione, forse nemmeno emozione.  -Mi dispiace Alys, ma sai... è raro che i bambini affidati agli istituti ritrovino i propri genitori. Può essere complicato, se essi non si rifanno vivi o non lasciano documenti...- Minnie si fermò improvvisamente. Sentì che forse aveva detto troppo. Alys si girò di scatto e corse via, lontano dalla piazza. Minnie aveva ragione, dannatamente ragione, ma sentirselo dire le fece troppo male. -Scusami Alys, hai ragione, non dovevo dirlo. Dove stai andando di nuovo?- Minnie si mise a gridare, con le lacrime agli occhi. La aveva delusa. La sua voce tremava. -Alys...- Tilly parlava a fatica. -Shhh, non dire niente tesoro...- Minnie si limitò a stringerla al petto, mentre Alys era già scomparsa.
Il carattere deciso della ragazza aveva avuto il sopravvento: nelle situazioni pesanti, Alys era solita reagire d'istinto, senza pensare. E il suo rifugio erano sempre e solo i cavalli.
Con grande difficoltà, Minnie convinse quella pigrona di Tilly a sellare Aladan per cercare la sorella, la quale aveva preso Altair ed era fuggita al gran galoppo. -Prendila come una occasione per distrarvi un po'...- Le aveva detto. La direzione era quella del Lago del Drago, o almeno così diceva la proprietaria della scuderia che l'aveva vista andare via come una furia. Raggiungere il piccolo laghetto che si trovava oltre la valle, al gran galoppo, fu una questione di minuti. -Alys, sono io... va tutto bene? La Zia vorrebbe scusarsi con te...- -Lago del Drago, che strano nome, cosa vorrà mai dire...- Alys era solita cambiare argomento quando non aveva voglia di parlare. Tilly lo sapeva bene, così stette al gioco. -È una leggenda,- Rispose, anche se non aveva proprio voglia di parlare di questo. La sorella, invece, continuò. -Ma non parlava di cavalli alati, che c'entra un drago...- Tilly sapeva che contradire la sorella sarebbe valso a poco. Così incominciò: -Il drago rapì Pegaso su questo lago dove il cavallo veniva ad abbeverarsi. Gli uomini volevano averlo tutto per sé, così assoldarono un drago che lo catturasse per loro. Pegaso fu afferrato dalle grinfie del dragone, ma divenne polvere e al suo posto rimase un grande uovo blu. Per scontare la pena di aver disobbedito a Zeus e aver attaccato un'altra creatura divina come lui, gli Dei dell'Olimpo costrinsero quel drago ad accudire Saphira, la figlia di Pegaso, che sarebbe nata da quell'uovo. Gli uomini, invece, non ebbero più il privilegio di vedere Pegaso vivere sul loro stesso pianeta. Punto.- -Forte... E poi, come finisce?- -Non finisce! O meglio, la leggenda dice che Saphira non potrà tornare sulla Terra finché gli uomini non torneranno ad amarsi, altrimenti rischia di essere catturata. È la loro punizione divina...- -Quindi? Finisce qui?- Tilly sbuffò puntando gli occhi al cielo. -Tuttavia,- riprese -per bere è costretta a tornare sui laghi terrestri. E si dice che torni proprio in questo lago, il Lago del Drago, dove per ultimo ha visto suo padre. Soddisfatta?- Alys fece un sorrisino compiaciuto. -Ah, è vero, la avevo già dimenticata, scusami!- Ridacchiò. -Ma se facciamo bere i cavalli qui, non è che poi gli succede la stessa cosa...- Tilly guardò la sorella con un'espressione scocciata e la fissò per minuti interi. Era così strano vedere come cercasse di dissimulare, ironizzando un momento così assurdo e triste. Bastò quello per far zittire Alys, che non chiese più nient'altro. Tilly aveva capito che tutto quello che era accaduto per la sorella era già acqua passata, e che, senza dire niente, aveva già accettato le scuse di zia Minnie. In silenzio, continuarono a far bere l'acqua ai loro cavalli.

Le due sorelle - La storia di Alys e TillyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora