Capitolo 16

45 3 0
                                    

"Bianche piume, candido pelo e vigorosi zoccoli. Un muso rosa. Dei riflessi turchini. Saphira stava brucando l'erba davanti a sé, nel paddock, quand'ecco che spicca il volo. Dove va? Dove è diretta? La città, la villa della Zia. Ma non si ferma. Vira a sinistra, ed ecco che appare sotto di lei un bosco, verde e buio. Ci ha mai messo piede qualcuno? Atterra in mezzo a due querce e si guarda intorno. Cosa cerca? In lontananza, una luce iridea illumina tutto l'intorno. La segue. Un pozzo? Già, il pozzo dei desideri! Cosa desidera, stavolta? Ancora lo stesso desiderio? Saphira si sporge al di là del muro del pozzo, ed osserva l'acqua. Improvvisamente, perde l'equilibrio prima di vedere qualcosa, e sprofonda nel buio..."

-Tilly! Tilly!- Alys si svegliò di soprassalto. -Ah! Cosa succede?- -Ho fatto un brutto sogno, di nuovo Saphira... Era in un bosco qui vicino e cade in un pozzo!- -Un bosco? Ma qua non ci sono grandi boschi... Sicura che non era la tenuta della Zia?- -No, non lo era!- Fece un sospiro. -Non capisco...Cade nel pozzo dei desideri...- Tilly sospirò. -E cosa vede?- -Niente, ci è caduta! Stava cercando qualcosa...- Alys fece per alzarsi dal letto. -Non vorrai andare a vedere come l'ultima volta?- -La capanna... Tilly, questo sogno vuole dirci qualcosa. Devo andare!- -Oh, tu non ci entri in un bosco del genere. Aspetta che vengo con te!- -Non ha senso, andrò da sola.- -Alys, dove credi di andare? Fa freddo là fuori!- -Rimani qui, Tilly. È una questione che riguarda solo me, non voglio esporti di nuovo a dei rischi.- -Aspetta almeno che faccia giorno...- Alys rifletté e tornò a sedersi sul suo letto. Le sembrava di essere in una situazione irreale, improvvisa. Fino a poche ore prima era felice e stava festeggiando, adesso si ritrovava lì, nel cuore della notte, in preda ad assurdi pensieri. -Hai ragione, ma non riesco a capire... Hai detto che non ci sono boschi qui vicino, giusto?- -Già, io non li ho mai visti...- -Andrò comunque a vedere, sarò lì all'alba!- Con un balzo si alzò nuovamente dal letto ed uscì. -Tu sei completamente pazza, sorella... -

Alys spalancò il portone delle stalle e per prima cosa vide Thunderbolt che la aspettava. Una matta idea le percorse i neuroni. -Vuoi venire con me, bello?- Solo ieri lo aveva cavalcato per la prima volta, e quella sarebbe stata la loro prima uscita. Ma se c'era un cavallo che poteva accompagnarla in quella ricerca, era lui. Avevano così tanto in comune, e la connessione che avevano avrebbe solo potuto aiutare. Sentiva che quel cavallo aveva un passato simile al suo, lontano dai genitori... E la avrebbe sicuramente aiutata a cercare.

La cavalcata fu breve, ma intensa. Avvertita la frenesia di Alys, Thunder si era fatto sellare senza indugi e lei era salita in sella. Ma quando il cavallo si accorse che il percorso era diverso, fu pervaso da una forte ebrezza. Come il suo naso uscì dal cancello principale, iniziò a trotterellare sul posto e sbuffare concitato. La leggera mano di Alys lo tratteneva. -Tranquillo! Non serve correre!-

Tilly non riuscì a chiudere occhio dopo la partenza della sorella. Continuava a fissare fuori dalla finestra sperando di vedere qualcosa, ma vedeva solo buio. Si mise a riflettere. Le stava così a cuore la storia di sua sorella anche se era vero, lei non c'entrava niente. In tutti questi anni non le era mai pesato di aiutarla, nonostante quei genitori non erano i suoi. E ora si sentiva così confusa, come se la sorella la avesse tagliata fuori. Ed era la prima volta che succedeva. In quella occasione fu inevitabile per lei ripensare ai suoi veri genitori, ovunque essi fossero. Ci pensava ogni tanto, ma non si inoltrava mai in quel pensiero che tanto la faceva soffrire. Avrebbe fatto di tutto per tappare quel vuoto incolmabile. In quella occasione il pensiero venne da sé. L'unica cosa che aveva era una foto, un po' sgualcita. La teneva sul comodino, incorniciata, e le capitava di guardarla prima di dormire. Solo per un istante. Sorrideva, sentiva uno strano calore pervaderle la schiena, come un sudore freddo. E poi si girava e tutto svaniva. Ma non in quel momento, in cui si soffermò a pensare alla foto. Sua madre, Amanda, nell'abito da sposa con le mani nelle sue, Adam, suo padre, in un elegante giacca nera. Di profilo, mentre si guardavano negli occhi. Il vento scompiglia il velo di lei. Avrebbe desiderato anche lei un amore così. La foto non aveva colori, ma lei riusciva comunque a vedere i capelli castani di entrambi, occhi castani lei e azzurri lui. I suoi stessi colori. Il sorriso, però, lo aveva ereditato da sua madre. C'era stata anche Tilly su quell'auto, quel giorno. Solo lei si era salvata. Non aveva neppure un anno. Non si ricorda niente, nemmeno di loro. Il muro che suo padre aveva colpito quel giorno autunnale di pioggia non aveva raggiunto lei, sul sedile posteriore, ma solo i due sposi, su quelli anteriori. Non avevano altri parenti capaci di intendere e volere, così fu affidata all'orfanotrofio di Riverbom, dove allegarono questa foto al suo documento. Tiger Lily Coulter, nata il 18 gennaio 1975. Il suo nome lo aveva scelto suo padre, dopo aver visto un film sui nativi americani. In seguito ad un trasferimento, fu spedita dalle suore di Normàn. Il destino. La prima bambina che vide, quasi un anno più grande di lei, fu quella che prese come riferimento. Non si staccava mai da lei, nemmeno per il bagnetto. E così, senza nemmeno accorgersene, lei era diventata sua sorella Alys. Quella sensazione di calore era arrivata fino alle guance e si era tramutata in pianto.

La ricerca fu vana. Come previsto, non c'era nessun bosco. Mille pensieri turbinavano nella mente di Alys, mentre Thunderbolt sembrava essersi calmato. Scartò solo quando sentì partire un'automobile, in lontananza, ma per il resto continuò a trotterellare a momenti. Fu ragionevole: sembrava aver compreso la situazione e decise di non tentare di disarcionare la sua amazzone. Era un cavallo intelligente, col cuore grande. Con l'arrivo dell'alba, la neve aveva incominciato a scendere dal cielo, lentamente. Alys pensò bene di deviare il percorso di ritorno e passare a far visita alla villa.

Minnie si era da poco svegliata e stava facendo colazione nell'ampia cucina della villa. Le ampie vetrate che davano sul cortile d'ingresso venivano inondate delle prime luci del sole, e lei stava facendo quello che faceva ogni mattina: sorseggiava il suo caffè mentre osservava il giardino risvegliarsi. La brina aveva congelato gli steli d'erba e il sole che adesso li illuminava trasformava il prato in un campo di perle. Ma quella mattina, una sagoma in movimento cambiò l'atmosfera. Un cavallo con qualcuno in sella si stava avvicinando al cancello d'ingresso. Chi poteva essere a quell'ora del mattino? -Meraviglia dei miei occhi! Cosa ci fate qui? Come hai fatto a portarlo fino qua?- -Buongiorno, zia Minnie. Scusa il disturbo. Lui è stato bravo.- Disse, mentre smontava da cavallo. Thunderbolt iniziò a fiutare l'aria attorno a sé non appena fu libero, ma trovò la fredda erba un po' indigesta. -Sono venuta qui perché ho fatto un brutto sogno. Di nuovo.-

Il rientro alla scuderia non fu semplice: la città si stava risvegliando e con essa, persone e automobili che sfrecciavano di fianco a loro. Thunder trotterellava sulla neve in continuazione ed ogni volta che passava qualcuno, nitriva e sbuffava forte. Alys lo lasciò fare, stremata.

-Eccoli! Com'è andata?- Chris li accolse vicino alle stalle e tenne le redini di Thunderbolt mentre Alys smontava. -Bene, ma non è un cavallo da passeggiata. Ci sono ancora cose da perfezionare...- Il cavallo iniziò a nitrire e raspare a terra. -Qualcuno non ha voglia di stare fermo, non è vero?- Disse il ragazzo a Thunder, in tono benevolo. Il carattere giocoso dello stallone era entrato fin da subito nel suo cuore. Alys riprese le redini, sorrise al ragazzo, e si avviò verso le stalle.

-Sorella! Sta nevicando! Ero in pensiero...- Tilly notò subito l'espressione di Alys quando uscì dalle stalle. -Non hai trovato niente, vero?- -Non esiste nessun bosco, come dicevi tu.- Fece una pausa. -Anche la Zia mi ha detto la stessa cosa. L'ultima volta, Saphira mi aveva condotto alla capanna, ma adesso? Cosa voleva significare?- -Non riesco a capirlo, sorella.- L'espressione di Alys si rabbuiò. Poi riprese: - In ogni caso, Tilly, non voglio pensarci adesso. Va bene? È stato un compleanno magnifico, non voglio che si rovini per il solito vecchio pensiero.- Tilly annuì, e prima che la sorella se ne andasse aggiunse: -Però non distogliermi più dalle tue ricerche, se ne farai altre, capito?- Alys la guardò in silenzio. Tilly proseguì: -Visto che siamo sorelle, ma i miei genitori non ci sono più, allora vorrà dire che anche i tuoi genitori sono i miei.- Alys si limitò ad annuire e sorrise leggermente, girandosi per guardarla diritta negli occhi. Poi, si voltò e se ne andò verso casa, sotto lo sguardo stupito di Chris che, di ritorno dalle stalle, aveva visto Thunderbolt nel suo box. -Alys, ma il tuo cavallo è nel box! Sei sicura che resisterà?-

Lei non rispose. A dire il vero, lo aveva fatto di proposito: dopo la passeggiata era già un po' stanco e ci sarebbero state meno probabilità di ribellione da parte sua. In effetti, il freddo iniziava ad infastidirlo e una volta dentro si era limitato a bere molta acqua e poi si era diretto al fieno. Prima o poi, avrebbe imparato a restare in box anche di giorno.

Le due sorelle - La storia di Alys e TillyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora