Capitolo 6

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“La collina. La vallata della scuderia. Il lago. Quel maledetto lago, incastonato nel crinale dell’altopiano. Un nitrito. Un muso di un cavallo si avvicina per bere. È un muso rosa, appartenente a un cavallo bianco. La visuale si allarga, ed ecco che il pelo del cavallo si presenta con riflessi blu. Blu? E perché mai una piuma svolazza vicino al cavallo? Ecco che il cavallo compie un balzo, dispiega le ali e prende il volo. Le ali? Il volo? Non più. Il cavallo torna indietro e atterra sulla riva del lago. Avvicina il muso come per bere di nuovo, ma ecco che appare un riflesso nell’acqua. Un cavallo più grande ma con le stesse ali, sta bevendo nello stesso lago, quand’ecco che un drago si avvicina velocemente e lo ghermisce tra i suoi artigli. Il cavallo si dissolve in una polvere di stelle blu e argento, mentre il drago scompare. La polvere però non se ne va. Prende sembianze fisiche, non è più un riflesso. Il cavallo protagonista prova a toccare la polvere con il
muso, ma questa, come mossa da un forte vento, inizia a turbinare su sé stessa e si libra in cielo, fino a prendere una direzione. E come una scia, scompare. Il nostro cavallo alato allora, dispiega le ali una seconda volta e prende il volo, questa volta nella direzione giusta, quella indicata dalla scia di polvere. Quella che fino a prima era suo padre. Ed ecco che in lontananza vede una piccola collina, circondata da boschi. La polvere si dirige proprio in quella direzione, adagiata su un tetto di legno… Il cavallo si appresta ad atterrare…”
-Tilly! Tilly! Aiuto, Tilly!- Alys si svegliò di soprassalto, ansimando. -Sorella, mi hai svegliata!- Minnie sussultò nel suo letto, mettendosi a sedere e osservando la scena. -Ho fatto un sogno, una specie di incubo… del tuo Pegaso e del drago che mi raccontavi oggi!- Tilly la squadrò come se fosse di fronte a una malata di mente. -Deve esserti rimasta impressa, succede! Non è niente di che, tranquilla…- -No, non è solo questo!- Continuò Alys, tutta sudata e con gli occhi lucidi. -Ho la soluzione! So dove cercare i miei genitori!- -E come è possibile, che c’entra Pegaso scusa…- Tilly era sempre più sconcertata. Lo stress della giornata appena conclusa doveva averle fatto male, ma Alys era talmente eccitata che parlava a fatica. -Non capisci? Ho sognato di essere Saphira che, bevendo nel lago, vede il riflesso nell’acqua di un drago che porta via suo padre. Il riflesso si dissolve e appare una scia che esce dall’acqua e indica una direzione.- -E immagino che Saphira l’abbia seguita…eccetera eccetera…- -Smettila Tilly!- Urlò Alys. –Non capisci! Saphira cercava suo padre come noi stiamo cercando i miei genitori!– Tilly a questo punto la osservava in silenzio. -Saphira volando ha raggiunto una collina in mezzo al bosco, ma il sogno è finito prima di poter vedere. E se fosse lì la donna che cerchiamo?- Tilly rimase a pensare, senza parole. -È possibile, ma un po’ azzardato non trovi? Probabilmente era quello a cui stavi pensando prima di prendere sonno, e il tuo cervello ha collegato le due cose…- -Tilly, è un sogno premonitore Dobbiamo andare subito a vedere! - -Subito?- Tilly storse un po’ il naso e controllò il suo orologio sul comodino. -Ma sono le 5 del mattino? Sei pazza?- -Tilly, non sono stata più seria in tutta la mia vita. Ti prego, dobbiamo andare. Adesso.- -Altolà! Pensavate di svignarvela sotto al mio naso? Vi ho sentite, forte e chiaro! Volete inoltrarvi di notte nel bosco? Al freddo e da sole? A cavallo?-
Un po’ di litigio con la Zia e le due sorelle partirono, in sella, alla volta di un bosco sperduto. Minnie si sentiva anche troppo in colpa per le parole che aveva pronunciato la mattina precedente, e per scusarsi le lasciò fare. Sapeva che Alys difficilmente serbava rancore, a differenza di Tilly che era più vendicativa. Per farle capire che era dalla sua parte e intendeva aiutarla, le permise di andare. D’altronde, anche lei credeva nei sogni, dopo che uno di essi le aveva fatto incontrare suo marito, anni prima… In quel sogno lei vide da che parte avrebbe attraversato il corridoio della scuola il nuovo studente, quello bello, il giorno successivo… Tutto questo trambusto per un solo misero anno di matrimonio!

Mentre Minnie si perdeva fin troppo nei suoi pensieri, le ragazze raggiunsero il lago, ormai all’albeggiare, luogo cardine del sogno. Il terreno era ancora gelato dalla notte
appena trascorsa. Alys tentò di ricostruire la vicenda: la polvere di Pegaso si alzava dal centro del lago e volava via verso Est. La collina non sembrava così lontana, nel sogno. Eppure, nella realtà non intravedevano nessun colle, solo bosco. Seguirono comunque quella direzione e si ritrovarono ben presto nel bel mezzo di un bosco.
Dopo un’ora di cammino, il sole iniziava a riscaldarle. Incontrarono un pastore che, con il suo gregge, si
apprestava a ritornare dai pascoli in altura prima dell’arrivo del grande freddo. Fu un caso fortunato: a novembre i pastori sono già tutti a riposo. -Mi scusi, stiamo cercando una persona. Sa mica se ne vive qualcuno da queste parti?- -Qui non vive nessuno… Ci sono solo capanne dei pastori!- -E dov’è la più vicina?– L’uomo se ne era già andato, diretto e conciso come i suoi conpaesani. Alys sospirò e incitò il cavallo. Sua sorella Tilly, accanto a lei, iniziò a tremare non appena il tizio, barbuto e con una certa pancia, scomparve insieme alle sue pecore. -Alys, hai sentito…- -Sì, Tilly, ma non mi importa. Seguiamo il fiume e speriamo che questa capanna non sia così distante!- Visibilmente preoccupata, Tilly seguì la sorella in quel bosco che pareva senza fine. Continuarono a seguire il corso del fiume, ma mentre un’altra ora passava, la fatica e il freddo iniziavano a farsi sentire e i cavalli rallentarono il passo.
Passò altro tempo. Entrambe ne avevano perso la cognizione e stavano vagando lentamente, senza una meta
precisa. Decisero di fermarsi sotto ad un grosso abete per riposare le gambe dalla lunga cavalcata. Scesero da
cavallo e li lasciarono brucare lì intorno, mentre loro si sdraiarono a terra.
La luce del sole iniziò a schiarire tutto intorno, e un raggio di sole illuminò Alys al punto di svegliarla. Aprì gli occhi. Una nebbiolina. Legno. Assi. Finestre. Non troppo lontana. La capanna? La avevano trovata. Quel
sogno, per quanto sembrasse stupido, le aveva portate da qualche parte. Con il sangue che pulsava forte nelle loro vene, le ragazze si avvicinarono ai cavalli e rimontarono per guadare il fiume. L’acqua gelata fece sussultare i due quadrupedi, che ciononostante non si arresero, esattamente come le loro amazzoni.
Le ragazze smontarono dall’altra parte, con gli stivali bagnati. Lasciarono liberi i cavalli, che si scrollarono l’acqua di dosso. Tilly prese la mano di Alys. Si avvicinarono alla porta e Alys la guardò negli occhi. Il cuore le batteva forte. Silenzio.
-C’è nessuno?- Gridò Tilly, inutilmente. Alys la guardò diritta negli occhi. Avevano capito tutto. Sferrò un calcio ad una tavola divelta sul terreno, che si ruppe cigolando. Era tutto marcito, umido e silenzioso. Tutto era buio e triste, vissuto. Si lasciarono le mani. Le tavole di quel che restava del pavimento scricchiolarono sotto ai loro passi umidi. Chissà da quanto tempo nessuno metteva piede lì. Il tetto era crollato su sé stesso, ma ancora si distingueva un lavabo, con i piatti sporchi all’interno, una poltrona con dei buchi e un piccolo tavolo in legno consumato con le sedie, anch’esse distrutte. Sembrava che la civiltà non se ne fosse andata da così tanto tempo. Eppure, lì erano solo macerie. -Come è possibile?- Gridò Tilly. -Tutta questa strada e poi? Niente? Solo un ammasso di legna?- Alys non rispose. Si limitò ad osservare quella distruzione.
Poi questo: un cassetto. Era apparentemente un cassetto di un comodino ma era rotto, rovinato dal tempo e forse anche dai tarli. Sotto ad esso si trovava qualcosa che sporgeva. Lo spirito attento di Alys era riuscito a scorgerle: due cartoline sottili, stropicciate, antiche, dimenticate da tutto. Alys le tirò fuori, alzando appena le tavole di legno e insieme a Tilly le studiarono con le mani tremanti. Una ragazza, giovane, bellissima, con lunghi capelli chiari, lisci, era in piedi davanti al fotografo, con uno sfondo dietro di lei. Aveva un lungo abito chiaro, elegante, e sulla testa aveva una sapiente acconciatura. Chi era? Alys continuò a sfogliare le carte e vide nell’altra un’immagine sbiadita, troppo rovinata per comprendere cosa raffigurasse. Una persona seduta, probabilmente una donna. Entrambe le foto erano in bianco e nero, stropicciate, la stampa della seconda si era rovinata a contatto con il retro della prima, a cui era probabilmente rimasta sotto per anni. Impossibile da decifrare. Che cos’era? In un impeto di disperazione, Alys lasciò tutto in mano a sua sorella e si allontanò. Lei continuò a guardarle, prima una e poi l’altra, incredula.
L’attenzione tornò sulla casa, o meglio, di quel che ne restava. Le domande iniziarono ad affollarsi nelle menti di entrambe. E nei loro cuori. Quella catasta di legna non aveva niente a che vedere con Alys? Abbracciandosi, Alys sentì di nuovo quella noiosa sensazione che aveva provato il giorno prima, al castello, e questa volta la percepì anche Tilly. Le due si avviarono verso i loro cavalli, di nuovo in lacrime e ripresero tristemente la via del ritorno.

Le due sorelle - La storia di Alys e TillyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora