Chapterღ 4

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HOPE'S POV

- Volevi davvero ucciderlo? - chiedo con gli occhi lucidi.
- Credevi davvero volessi salvarlo? Se patetica! - ride lui.
Lo guardo riluttante mentre lui sorride e mi scruta passandosi la lingua sulle labbra. Fa per avvicinarsi, ma io arretro.
- Non puoi essere così cattivo.. Nessun essere umano è così cattivo! -
- Posso sempre farti vedere di cosa sono capace.. - dice avvicinandosi ancora. I nostri visi sono a pochi centimetri di distanza.
- Dillo.. Dimmi che ti faccio schifo. - dice lui.

Io sto zitta. Non voglio dire nulla. Spero solo che abbia il buon senso di andarsene. Ma lui non se ne va. Aspetta che io dica qualcosa, ma dalle mie labbra non esce nulla, se non un sonoro " ahia " quando mi colpisce in pieno viso. Mi colpisce talmente tanto forte che cado atterra. Mi afferra da un gomito e mi alza molto brutalmente. Mi trascina su per le scale, e quando siamo al piano di sopra apre tutte le porte in cerca di una camera da letto. Quando trova la mia stanza mi butta su letto e si fionda su di me. Io inizio a piangere.

- Ti prego no farlo.. - dico con un filo di voce.
- Perché non dovrei? -
- Ti prego farò tutto quello che vuoi.. Ma non farmi del male.. - dico senza pensare mentre piango. Lui mi guarda con aria di superiorità.
- Esci con me domani a pranzo! Passo a prenderti alle undici. - dice alzandosi. Io guardo il soffitto cercando di fermare le lacrime. Poi mi alzo col busto e lo osservo mentre si avvicina di nuovo. Con una mano mi asciuga le lacrime e poi mi bacia violentemente sulle labbra.
- C'è scuola domani.. - dico appena si stacca, ma nonostante tutto sento il suo respiro sulle mie labbra. Non è molto lontano, anzi è vicinissimo.
- La saltiamo. O preferisci che ci divertiamo stasera? - chiede divertito.
- Ci vediamo domani. - dico sicura. Lui sorride e mi ribacia violentemente.
- Brava bambina - aggiunge poi prima di andarsene. Nella vuota casa riecheggia il suono della porta che si chiude. Royal salta sul letto. Io scoppio a piangere. Sto lentamente cadendo giù da un dirupo.. E ci cadrò dentro con Zayn Malik. Questo pensiero è un chiodo fisso e mi fa sentire male, e quando sto male e ho bisogno di sfogarmi con qulcuno riesco a pensare ad una cosa sola. Sfogarmi con me stessa. Prendo alcol, dell'ovatta e una lametta. Mi chiudo in bagno e mi tolgo i pantaloni. È da tanto che non lo faccio. Sulle cosce ci sono ancora le cicatrici biancastre di tutte le volte che l'ho fatto. Ma ormai sono abituata a quella sensazione. Non mi procura più il men che minimo dolore. La lametta lacera superficialmente le mie cosce e io non sento nulla se non la paura scivolare via come il sangue. Prendo dei bei respiri e butto la lametta, una volta che ho allontanato da me qualsiasi brutta sensazione. Sono così abituata che non sento più nemmeno l'alcol pizzicare sui tagli. Quando vedo che il sangue sembra fermarsi mi spoglio e vado a fare una doccia. Anche l'acqua calda riesce a liberarmi la mente. Mi fa rilassare. Quando finisco la doccia mi asciugo, mi vesto, accendo la piccola luce del comodino e vado a dormire.

***

La mattina dopo mi sveglio tardi. Mi sciacquo il viso poi mi vesto. Indosso un jeans nero attillato sempre con il risvolto infondo, le mie converse bordeaux e una maglietta bianca. Prendo la borsa quando sento il campanello suonare. E' Zayn, ne sono certa. Mi avvio alla porta e la apro. Lui è li che mi sorride. Appena mi chiudo la porta alle spalle mi bacia prepotentemente. Mi prende dal polso e mi trascina fino al suv nero parcheggiato li vicino. Vorrei sapere dove andiamo, ma ho paura di chiederglielo. Ho paura che si arrabbi. Muta come un pesce entro in macchina e quando sale anche lui partiamo. Usciamo dalla città, entriamo nella periferia. Sulle strade è pieno di barboni e mendicanti. I palazzi sono vecchi, oserei dire marci. Dei bambini giocano a calcio sulla strada e dei ragazzi scarabocchiano alcuni muri con delle bombolette spray. Dopo una mezzora buona di strada siamo arrivati. Parcheggia e poi scendiamo. Mi prende per una mano e mi tiene stretta, come avesse paura mi accadesse qualcosa. Mi porta sul retro di un locale dove è pieno di barboni e ubriachi. Non riesco a capire che stanno guardando. Urlano, incitano, gridano.. C'è chi addirittura rompe le bottiglie di vetro della birra. Zayn mi fa venire avanti e allora riesco a vedere dove mi ha portata. E' uno squallido incontro illegale con gli animali. Hanno addestrato due cani di taglia grande a combattere e ora si stanno uccidendo a vicenda. Spalanco gli occhi. Perché mi fa questo? Resto li a guardare disgustata fino a che un cane non muore. Un uomo allontana il cane vincitore risbattendolo in gabbia e un altro invece ha un coltello e si avvicina al perdente. Non voglio vedere. Mi giro verso Zayn che guarda la scena divertito. Lo trovo ancora più disgustoso di ieri. Sto per mettermi a piangere. Non si posso trattare così gli animali! Non voglio saperne nulla di quel ragazzo. Con gli occhi lucidi mi mischio alla gente e me ne vado. Zayn se ne accorge e, con difficoltà, mi segue. Appena riesco ad allontanarmi mi sento afferrare un braccio.

- Che ti prende ora? - ride
- Che mi prende? C'è che mi fai schifo! Come hai potuto portarmi qui! Come puoi ridere di quello che fanno a quei poveri animali? Sei orribile! - gli urlo contro.
- Pensavo che.. - lo interrompo.
- Non pensare!.. Senti ti prego portami a casa.. - dico trattenendo le lacrime. Lui non dice nulla. Mi trascina alla macchina e mi riporta a casa.

Il viaggio in macchina fu silenzioso e una volta davanti a casa mia Zayn entrò, nonostante io non volessi più saperne niente di lui. Lo ignorai completamente.
- Ora fingi che io non ci sia? - dice divertito.
- Preferirei te ne andassi.. - dico acida.
- Mi dispiace ok!? - sbotta. Sembra quasi dispiaciuto.
Io non lo ascolto. Cerco di fingere che non ci sia. Nella mente rivedo tutte quelle agghiaccianti scene. Mi fanno accapponare la pelle. Non capisco perché odia così tanto gli animali da volerli uccidere. Vorrei chiederglielo ma mi sento combattuta. Una vocina nel mio cervello mi consiglia di non farlo. Lui nel frattempo si siede sul divano e continua fissarmi. Cosa vuole da me? Devo farmi coraggio. Prendo un respiro e prego perché non si arrabbi.
- Perché odi così tanto gli animali? - chiedo con un filo di voce. Ho troppa paura della sua reazione. Lui sorride amareggiato. Forse si aspettava che glielo avrei chiesto.
- È una storia lunga e non mi va di raccontartela! - sbuffa.
Si alza, infila le mani nelle tasche della felpa e gironzola di qua e di là per il salotto. A vicino al caminetto e osserva tutte le mie foto. Prende in mano una mia foto con i miei genitori. Ero davvero piccola. So che sta per chiedermi dove sono.. Ma io non ho la forza ora di potergli raccontare la mia storia.

- E' la tua famiglia questa? - chiede mentre scruta la foto.
- Si.. - dico debolmente.
- E sei figlia unica? -
- No ho una sorella più grande. -
- È la ragazza dai capelli rossi che era qui qualche sera fa? - chiede continuando a guardare la foto.
- Come lo sai? -
- Vi ho visto dalla finestra.. Quindi è lei? - chiede spazientito.
- Si è lei.. - sorrido.
- E dov'è ora? -
- Lavora in centro a Londra.. - spiego.
- E i tuoi genitori dove sono? -
Mi aspettavo quella domanda. Ora come ora però non mi fidavo di lui. Non sapevo che dire, ma no volevo rivelargli il mio segreto, o almeno non ora.
- In giro per affari. - mento.
- Viaggiano molto? -
- Abbastanza. -
Sembra quasi dispiaciuto. Sono curiosa di sapere qualcosa di lui. Vorrei chiedergli tante cose.. Ma ho sempre paura che possa arrabbiarsi. Cerco di farmi nuovamente coraggio ma lui mi precede.
- Se non vuoi farmi incazzare evita di farmi domande sulla mia vita privata.. Odio quando le persone si voglio fare i cazzi miei! - sbotta freddo. Non capisco perché sia così freddo, ma ci deve essere una spiegazione.. Forse nel suo passato.

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