ZAYN'S POV
Hope dorme tranquilla. È coperta fino al seno dal lenzuolo. È bellissima anche quando dorme. Non ho voluto forzarla a fare sesso. Non me la sono sentita. Chissà perché mi faccio tanti stupidi problemi per una ragazza. Poco dopo due irridi color nocciola si scoprono. Le palpebre di Hope sbattono velocemente un paio di volte. Quando mi vede sorride. Sicuramente sto sorridendo anche io come un'idiota.
- Ciao. - sussurra lei sorridente.
- Ehi.. - le dico dolcemente accarezzandole una guancia.
- Non voglio andare a scuola.. - sbuffa divertita.
- E allora non ci andiamo. - sorrido.
- Ma non voglio andare in quel bar coi tuoi amici e quella roba.. -
- Non è mia.. È loro. - le spiego.
-Tu non sei dentro quel giro vero? - mi chiede preoccupata.
- No.. Io non uso quella roba.. - sorrido mentre lei tira un sospiro di sollievo. Era veramente preoccupata per me? Impossibile. Ad un tratto si alza, infila la mia maglia e le mutande e si avvicina alla porta. Si volta e mi sorride.
- Preparo qualcosa per colazione..- sorride timidamente. Le accenno un sorriso mentre la vedo scendere.Mi alzo e mi infilo i boxer e i pantaloni della tuta. Mi guardo intorno. La stanza di Hope è piccolina e bianca. Molto luminosa. C'è una grande finestra, contornata da bellissime tende azzurre, che la illumina facendo entrare i lievi raggi del sole quasi invisibili nel nuvoloso cielo di Londra. Infondo alla stanza c'è un'enorme armadio color nocciola. Mi avvicino alla scrivania situata sulla destra, vicino alla porta. È affiancata da dei piccoli scaffali pieni di libri. Sulla scrivania noto subito una piccola teca verde. Contiene dei fogli. So che non dovrei aprirla, non sono fatti miei, ma sono curioso di leggerne il contenuto. Apro la cartelletta e scopro subito che sono carte dell'ospedale. Vorrei riuscire a leggere qualcosa ma Hope entra prima che io possa passarci un secondo sguardo. Mi fulmina e mi porta via dalle mani i numerosi fogli.
- Cosa sono? - chiedo.
- Niente.. Solo cartacce.. - dice nervosa. Mi sta mentendo?
- Cartacce di cosa? Sono dell'ospedale. -
- Cose di mia sorella.. - spiega. Risistema le carte e con lo sguardo mi invita ad uscire. Non dico nulla ed esco. Una volta fuori la aspetto. Lei nasconde le carte e mi raggiunge. Scendiamo. Ha preparato caffé, latte, biscotti e brioche al cioccolato. Mi invita a sedermi e ci mettiamo a fare a colazione. Il suo sorriso è sparito. Perché ho trovato quelle carte??***
Il cellulare suona. Hope mi guarda osservando ogni mio minimo movimento. Lo prendo e guardo sullo schermo. È mia madre. Che vuole ora? Il cellulare continua a suonare mentre io lo guardo indeciso su cosa fare.
- Rispondi. - dice lei accennando un sorriso.
Esitante accetto la chiamata e rispondo.- Zayn tesoro! Come stai? - chiede amorevolmente qualcuno dall'altro lato.
- Che vuoi mamma? - taglio subito corto.
- Volevo solo sapere come stavi.. - dice, fingendo che gli freghi seriamente qualcosa di me. Questo mi fa stare male. Sono suo figlio, ma per lei esisto nei momenti nei del bisogno e basta. So già per cosa chiama.
- Passa al sodo mamma.. -
- Tuo padre stasera ha un'importante cena di lavoro. Ci deve essere anche la famiglia. Quindi preparati e raggiungici per le otto. - dice subito malamente.
- E se io non volessi venire? -
- Tu verrai! È una cosa importante per tuo padre! Ci vediamo stasera tesoro. - dice riattaccando. So che non ho scelta. Sbuffo.- Che succede? - chiede Hope dolcemente.
- Mia madre.. Le servo per mostrare la sua famiglia perfetta ad una stupida cena coi colleghi di mio padre!! - sbuffo. La mia famiglia non aveva nulla di perfetto. Non volevo andare da solo. Hope avrebbe potuto accompagnarmi.
- Accompagnami. - le ordino.
- Cosa? - chiede scioccata.
- Non voglio andarci da solo.. Accompagnami. - ripeto.
- Tanto non ho alternative vero? -
- Con me? No. - le sorrido. Lei sembra giù di morale. Da quando ho trovato quelle carte il suo sorriso è sparito. Non voglio insistere. Poco dopo il cellulare squilla ancora. Stavolta non è mia madre, ma Lauren.- Pronto? -
- Ehi piccolo.. - dice con quel tono di voce seducente.
- Cosa c'è? - chiedo sbuffando.
- Avrei bisogno che venissi qui da me.. Ho un lavoretto per te.. - dice divertita.
- Senti piccola io.. - mi blocco. Hope mi sta ascoltando. Appena pronuncio la parola piccola il suo sguardo è su di me.
- Piccolo vieni e basta. Fra dieci minuti da me. -
- Si, arrivo. - dico tristemente chiudendo la telefonata. Guardo Hope che mi fissa più malinconica di prima.- Lei lo sa di me? - dice spostando lo sguardo al suolo.
- No. - ammetto.
- È la tua ragazza? - chiede tristemente.
- È una storia troppo lunga Hope.. Ma no, non è la mia ragazza. - le assicuro. Mi sembra che stia tirando un piccolo sospiro di sollievo. Mi alzo dal divano e prendo le mie cose, mi avvicino e le rubo un bacio, poi, facendo per uscire.
- Torni qui da me dopo vero? - chiede speranzosa. Annuisco prima di uscire. Non voglio andare da Lauren. Inizio ad odiare i suoi giochetti, ma sono in debito e devo stare zitto e obbedire.***
- Ti prego Lauren.. Basta! Non ce la faccio più! - la supplico. Lei mi colpisce ancora una volta con la fibbia della cintura sulla nuda pelle della schiena.
- Decido io quando devi smetterla. Ora tocca a Sophie e tu starai zitto e farai il tuo sudicio lavoro. Chiaro? - ordina. Non rispondo e lei mi colpisce ancora. Fastidiose goccioline mi fanno prurito sulla schiena, è sicuramente sangue. Colpendomi con la fibbia mi starà tagliando. I graffi bruciano. Vorrei non essere qui. Vorrei che le delicate e piccole manine di Hope mi sfiorino il viso e che le sue dita si intrecciassero ai miei capelli. L'altra amica di Lauren, Ellen, è seduta sul divanetto, coperta da una vestaglia chiusa, che beve piccoli sorsi di vino rosso da un calice in cristallo. Sorride soddisfatta. Lauren mi colpisce ancora. Trattengo un urlo soffocandolo in gola, ma strizzo forte gli occhi cercando di alleviare il dolore.
- Che stai aspettando? Muoviti! - ordina. La vecchia donna amica di Lauren è già sotto di me e aspetta impaziente. Io non posso reggere un altro sforzo del genere.
- Lauren ti prego.. Non ce la faccio. - la supplico. Lei mi colpisce ancora.
- Muoviti! - ordina.
Con grande fatica ricomincio a spingere. La donna sotto di me è compiaciuta, gode, mentre io strizzo gli occhi nella speranza che finisca tutto il prima possibile. Voglio tornare da Hope. Voglio accarezzarla, abbracciarla, baciarla. Voglio rassicurarla dalla paura del buio che non la fa dormire. Voglio che lei mi tocchi, che mi accarezzi. Avevo paura di un simile contatto. Nessuno a parte lei mi aveva mai baciato o accarezzato così dolcemente, nemmeno mia madre. La vecchia sotto di me ansima e geme in un modo vergognoso, nulla in confronto ai timidi gemiti di Hope della sera prima. La sua pelle è secca a differenza di quella di Hope, che è liscia e vellutata. Non provo niente. Mi faccio schifo. È un sesso rude e squallido. Do qualche ultima spinta e la vecchia viene, ma io non ci riesco e per questo, Lauren mi punisce. Mi colpisce troppe volte. Non riesco ad evitare di urlare per il dolore. Quando le donne escono io mi ritrovo solo, a pezzi, sul letto.