Chapterღ 7

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HOPE'S POV

Lui è seduto sul mio letto e mi guarda. Io sono in piedi, poco distante dalla porta, e lo osservo. Sono terrorizzata. Mi guarda. La mia paura lo diverte.

- Togliti i pantaloni. - mi ordina. Non posso farlo. Le cosce sono piene di cicatrici biancastre. Mi vergogno. Non posso. Se lui le vedesse mi prenderebbe in giro. Perché è questo che mi sta spaventando di più ora. Non il fatto che possa scoparmi, ma che possa rendermi la vita un inferno per i tagli.
- Sei forse sorda? O hai bisogno di un disegnino? Togliti quei cazzo di pantaloni! - ringhia.

Si sta arrabbiando. Prendo un respiro e pian piano sfilo quegli attillati pantaloni neri della tuta. Lui mi osserva con lussuria, desiderio. Ma poi, come immaginavo, sofferma lo sguardo sulle cosce e si fa serio. Scende dal letto e si avvicina. Io sto già iniziando a piangere silenziosamente. Si inginocchia davanti a me e mi guarda le gambe. Ci passa delicatamente le calde dita sopra, sorpreso. Poi alza lo sguardo incrociando il mio.
- Perché lo fai? - chiede scioccato. Non riesco a rispondere. Non lo so nemmeno io perché lo faccio. È solo uno stupido modo per sfogarmi. Ma lui non può capire che negli ultimi giorni mi sfogo anche per colpa sua.
- Sapevo che c'era qualcosa. Tu non sei felice. C'è qualcosa di profondo che ti turba.. - pensa a voce alta. - I tuoi genitori non sono in giro per affari vero? Mi hai mentito? - chiede tranquillo mentre si alza. Io non so più che dire. Inizio a piangere più forte di prima e, inaspettatamente lo abbraccio. Stringo forte le braccia intorno ai suoi fianchi e poso la testa sul suo collo. Lui si irrigidisce, quasi non avesse mai provato un gesto simile. È un po' titubante, ma poi sospira e si lascia andare.

- Vieni.. Andiamo a letto! - ordina dolcemente. Mi asciugo gli occhi e mi metto sotto le coperte. Lui si spoglia. Posa cellulare e portafogli sul comodino e resta in boxer, venendo con me sotto le coperte. Stranamente mi abbraccia ancora. Io sono su un fianco, lui pure. Ci guardiamo. Lui guarda i miei polsi. Nota i braccialetti e, con estrema attenzione, li sfila, uno ad uno. Osserva le ferite come un bambino, e io osservo lui. So che è uno stronzo e uno squilibrato.. Ma è così bello. Ha dei bellissimi occhi color nocciola in cui ti perdi, ma non in un mare di felicità no.. In un mare di tristezza e malinconia. Ha due sottilissime labbra rosee che vorrei potesse usare più dolcemente su di me. Il mento è adornato da un accenno di barba che lo rende più sexy, più uomo. È bellissimo.

- Questi sono freschi.. - dice accarezzandomi i polsi. - È colpa mia? - chiede malinconico.
- No! No non è colpa tua.. - lo rassicuro. So che forse è anche un po' colpa sua ma non voglio che lo pensi. Mi sta trattando come una merda ma non voglio che si senta colpevole di ciò che mi affligge da anni.
- Parlami dei tuoi genitori! - ordina tranquillamente.
Mi si forma un nodo alla gola. Ho paura, non voglio ricordare tutto. Mi alzo col busto e abbraccio le gambe. Si alza anche lui, subito dopo di me. Guardo verso l'alto, per cercare di fermare le lacrime. Ci riesco, anche se non so quanto resisterò.

- Ho paura del buio.. - dico guardandolo negli occhi. Lui è zitto mi ascolta. Quello che gli sto per dire non l'ho mai detto a nessuno.
- Ho diciotto anni e ho una fottuta paura del buio. Dormo sempre con la luce accesa.. La luce mi fa sentire al sicuro.. -
- Perché? - chiede dolcemente.
- Quando avevo sette anni un uomo si è introdotto in casa nostra. Mia sorella era a dormire da delle amiche. Quest'uomo è entrato per derubarci, ma mio padre lo aveva sentito proprio come me e mia madre. Così scese al piano di sotto per fermarlo. Quell'uomo gli sparò due colpi allo stomaco. - mi bloccai piangendo mentre nella mia mente si riordinavano i ricordi. Mi posa una mano dietro la schiena invogliandomi a continuare. Prendo un respiro e lo faccio.
- Mia madre aveva sentito tutto. Mi prese e mi fece nascondere sotto il loro letto. Poi chiamò la polizia. Era tutto buio. Io non lo avevo visto entrare. E lui ha ucciso anche lei. -
Piango. Odio ricordare tutto quello che riguarda quella notte. Ma lui sembra addolcirsi con me. Mi prende fra le braccia e mi culla dicendomi di smettere di piangere. Appena riesco a riprendermi un po' proseguo.

- Poi lui mi ha trovata. Dai piedi mi ha tirato fuori dal letto e mi ha picchiata. Voleva uccidermi, ma la polizia l'ha fermato. Io dovevo morire li.. - piango.
- No.. Non dire stronzate. Se sei qui ora, c'è un motivo.. Sei viva! Non dovresti rovinarti con stupidi tagli! Hai ricevuto in dono una seconda possibilità di vivere.. Non sprecarla. - dice lui amaramente. Mi sorprende ogni volta che apre bocca. È un ragazzo così intelligente. Così brillante. Il suo petto è freddissimo, oserei dire congelato. Non riesco nemmeno a sentire battere il suo cuore. In questo momento vorrei baciarlo, non so perché. Lui sembra, però, leggermi nel pensiero. Due secondi dopo le sue labbra sono premute sulle mie molto dolcemente.
- Spegniamo la luce e dormiamo? - chiede dolcemente.
- Ti prego lasciala accesa.. - lo fermo subito io.
- Ci sono io. Ti ho detto che sei mia. Nessuno può toccarti. - dice ritornando a quel suo tono strafottente.
- Posso abbracciarti? - gli chiedo.
- Se la cosa ti fa piacere.. - sbuffa freddo, ma so che infondo sperava glielo chiedessi. Spegne la luce. Io inizio a tremare e lo abbraccio. Lui mi stringe forte. Non so come, riesco a chiudere gli occhi e ad addormentarmi.

***

La mattina dopo mi sveglio prima di lui, ma nonostante questo è tardi e quindi la scuola aspetterà nuovamente. Mi punto su un gomito e osservo Zayn. Mentre dorme non fa paura, anzi è ancora più bello. Russa leggermente. Con una mano gli accarezzo gentilmente il viso. Ha una pelle così liscia e vellutata. Passo la punta delle dita anche sulla barba e sulle morbide labbra, poi le riporto sulla guancia. Quando la muovo per toccargli i capelli una mano la ferma. Zayn spalanca gli occhi e le sue irridi nocciola incrociano le mie. Non sembra molto contento. Forse perché l'ho svegliato.

- Non ci provare mai più! - ordina malamente.
Lo guardo scioccata. Non capisco dove ho sbagliato questa volta. Lui mi sta fulminando con lo sguardo.
- Odio quando la gente mi tocca in quel modo.. Non farlo mai più! Chiaro? - ringhia. Annuisco scioccata. Si arrabbia per una carezza? Non avevo mica intenzione di ucciderlo! Allontana malamente la mia mano gettandola via riluttante, poi si alza.
- Forza vestiti.. Dobbiamo andare. - ordina. Prende le sue cose e esce dalla stanza sbattendo la porta.

È arrabbiato ora. Ma perché? Perché lo stavo accarezzando? Non capisco. Quel ragazzo è strano, troppo strano. Faccio come mi dice. Scappo in bagno, mi lavo velocemente, poi torno in camera e mi vesto. Noto che sul mio braccio c'è un alone violaceo a forma della mano di Zayn. È stato quando eravamo in cucina la sera prima e mi ha ordinato di dirgli che ero sua. Nessuno mi ha mai picchiata. Perché lui lo fa? Cerco di non pensarci ora. Lui è giù che mi aspetta e se ci metto troppo potrebbe arrabbiarsi. Indosso un jeans chiaro, le mie converse a stivaletto bordeaux e una felpa grigio chiara. Mi trucco un po' come faccio di solito. Fondotinta e mascara nero. Lascio i capelli sciolti e scendo. Lui è già pronto, davanti alla porta e mi aspetta. Mi metto la mia sciarpa di lana grigia, che indosso per mascherare il suo succhiotto e la faccio passare sotto il cappuccio della felpa, poi prendo la borsa. Due minuti dopo siamo fuori casa con lui. Mi fa salire sul suo suv nero e partiamo. Non so dove stiamo andando ne cosa dobbiamo fare. Ieri sera è stato così buono con me. Sono riuscita a dormire senza avere gli incubi stanotte. Forse perché sapevo di non essere sola. Non ci allontaniamo dalla città. Mi porta in un locale. Lo conosco. Ci sono stata tre - quattro sere fa con mia sorella. Perché siamo qui?

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