III. LEI

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"I wanna cry and I wanna love,
but all my tears have been used up."
Another Love - Tom Odell

Le mani di sua madre gli aggiustavano il colletto della camicia, passando delicatamente anche sulla giacca nera su misura che vestiva, per sistemare alcune pieghe che si erano formate sul tessuto dopo averla indossata.

Si guardò a lungo allo specchio.

Barba curata. Capelli freschi di parrucchiere, sistemati in treccine più corte e fini rispetto ai dread neri e pesanti che portava fino al giorno prima.

Tatuaggi coperti come meglio poteva. Soltanto quelli sulle mani erano rimasti inevitabilmente a vista, così come le scritte sottili incise sulla pelle del collo e dietro le orecchie, e le punte delle ali dell'aquila che spuntavano leggermente dal colletto immacolato della camicia.

E poi gli occhi gonfi e stanchi.

Lo sguardo spento di chi vorrebbe staccare tutto, sparire per un po', allontanarsi dal mondo e dal suo rumore.

Allontanarsi anche da se stesso, perché niente faceva rumore come il silenzio in cui si era chiuso Lewis.

<<Sei bellissimo>> gli sussurrò Carmen, sua madre.

Lewis chiuse gli occhi e con l'indice e il pollice della mano destra si strinse la base del naso.

Non voleva piangere.

Non poteva piangere, non in quel momento, non ancora una volta.

<<Sai che cazzo di figura ci faccio con questa faccia davanti al Principe Carlo?>> sbottò.

<<Tutti mi guarderanno con compassione, qualcuno sarà anche contento di vedermi così>>.
<<So che non è questo il tuo reale problema>> gli fece notare Carmen, mentre riempiva la sua borsetta con le poche cose necessarie per quel giorno.

<<Non è per lei>> si mise subito sulla difensiva e la donna gli fece una carezza sulla guancia, lasciandogli poi un bacio sullo stesso lembo di pelle.

<<Non sapevi dire le bugie nemmeno da piccolo, e il tempo non ti ha fatto cambiare in questo>>.

Lewis si lasciò cadere a peso morto sul divano di casa di sua madre, che lo ammonì con lo sguardo e lui rise, sapendo già il motivo di quell'occhiataccia.

<<Mi faranno baronetto anche con una piega sul vestito, mamma>>.

Carmen scosse la testa divertita dal lato ancora bambino di Lewis, poi si chinò su di lui e gli lasciò un bacio sulla fronte.

<<Sono tanto fiera di te>>.

Lewis chiuse gli occhi e respirò profondamente.

<<Io sono fortunato ad avere una mamma come te>>.

***

<<Oh Sir, quale onore averla così presto di mattina nella mia umile dimora>> lo canzonò Will, aprendogli la porta di casa.

<<Coglione>> lo insultò Lewis, fulminandolo con lo sguardo, superandolo poi per entrare nell'appartamento e tuffarsi sul pouf del salotto.

<<Fa' pure come se fossi a casa tua>>.
<<Ovvio, è quello che faccio sempre>> rispose fiero Lewis, squadrando poi Will dalla testa ai piedi con fare indagatorio.

<<Stavo facendo la doccia>> si giustificò subito, notando il suo migliore amico perplesso mentre osservava l'asciugamano che aveva legato in vita. <<Tu sei andato a correre?>> gli chiese per cambiare discorso.

MOTH TO A FLAME || Lewis Hamilton Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora