XIV. RAGIONE

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"Just give me a reason,
just a little bit's enough,
just a second, we're not broken, just bent
and we can learn to love again.
It's in the stars,
it's been written in the scars of our hearts."
Just Give Me a Reason - P!nk ft. Nate Ruess

Monte Carlo, 4 Febbraio 2022.

Il viaggio di Lewis si era concluso dopo ventotto estenuanti ore di volo, che lo avevano catapultato da Los Angeles al Principato di Monaco, tra scali, ritardi, strambi camuffamenti per non farsi riconoscere, sandwich vegani di dubbio gusto, musica e ansia.

E nonostante di solito la musica fosse la sua salvezza e il suo rimedio in certe situazioni stressanti, in quel giorno e poco più passato tra le nuvole e la frenesia degli aeroporti, le note della sua playlist non facevano altro che agitarlo maggiormente.

Ogni canzone pareva essere stata scritta per lei, ed ogni canzone sembrava poter essere una perfetta colonna sonora di un altro schiaffo che Mia avrebbe potuto tirargli.

O di qualche pungno di Max se se lo fosse ritrovato dietro la porta di casa, pensò.

Arrivò all'eliporto di Monte Carlo alle due del pomeriggio, trovando già ad aspettarlo il suo autista con una delle sue auto personali.

<<Buongiorno Lewis>> lo salutò l'uomo, aprendogli la porta della Ferrari rossa dal lato del passeggero.

<<Adrien, guido io>>.

L'autista lo guardò confuso e spaesato, ma acconsentì, lasciando a Lewis le chiavi dell'auto.

<<Devo fare delle commissioni importanti, ma prima ti riporto a casa. Anzi, scusami se ti ho fatto venire fino a qui>> si giustificò il pilota.

Riaccompagnò Adrien alla sua dimora, e poi partì velocissimo alla volta di casa di Mia.

Casa di Mia e Max.

Questa volta niente e nessuno lo avrebbe fermato, voleva sapere la verità, voleva capire ogni cosa di quella situazione che per mesi lo aveva lacerato.

Frenò energicamente davanti al cancello della villa dove più volte aveva accompagnato Mia, e scese dalla macchina intento ad attaccarsi con determinazione al campanello finché qualcuno non gli avesse aperto.

Ma mentre il suo indice destro continuava a far suonare senza sosta il citofono, l'attenzione di Lewis venne attirata da un cartello giallo posto alla sinistra del cancelletto per l'ingresso pedonale.

VENDESI.

<<Che cazzo vuol dire?>> mormorò perplesso. <<Dove cazzo è Mia?>> imprecò ancora.

Era agitato, continuava a percorrere avanti e indietro il marciapiede, fermandosi di tanto in tanto per suonare il campanello, convinto che qualcuno dalla disperazione gli potesse aprire.
Ma così non fu, ovviamente.

La corsa di Lewis riprese, questa volta verso un'altra meta, alla ricerca di altre persone.

Con il dito premuto con insistenza su un altro campanello.

<<Che problemi hai, mentecatto?>> gli urlò Will spazientito, spalancando la porta di casa.

<<Dov'è Mia?>> domandò deciso, guardando alle spalle del suo migliore amico per cercare di scovare la figura di Nikita.

Will si spostò dall'uscio, facendo entrare Lewis in casa.
<<Amore, abbiamo ospiti>> avvisò la sua fidanzata che si trovava sul terrazzo a dare l'acqua alle piante.

MOTH TO A FLAME || Lewis Hamilton Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora