3.

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Deirdre

Era l'ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere al di là di quella porta.

«Aindreas!»

Sgranò leggermente gli occhi mentre, per la sorpresa, il cuore le balzò nel petto. Deglutì nervosa, lanciando una frettolosa occhiata al soggiorno, sperando che Søren non mettesse fine alla sua telefonata troppo alla svelta. Cercando di calmare la sua agitazione, aprì le labbra in un sorriso tirato e rivolse la sua attenzione al figlio del sindaco.                                                                     

«Che ci fai qui?» Si morse la lingua per quella domanda sciocca. Quante volte al cinema l'aveva sentito dire alla protagonista prima di essere scoperta? «Pensavo che oggi lo studio fosse aperto.» Specificò. 

«Oggi ho la giornata libera. Ho incontrato Carl alla caffetteria, mi ha detto che hai trovato un altro dei tuoi animaletti. Sono solo venuto a controllare che fosse tutto tranquillo.» Il tono di voce che le rivolse poteva essere benissimo usato con una bambina di sei anni. Col suo solito sorrisetto stampato in volto, si sporse leggermente lanciando uno sguardo indagatore dietro alle spalle della giovane. E questo Deirdre non lo sopportava.

Si conoscevano dai primi anni delle scuole elementari, aveva quattro anni più di lei, ma oltre ad una superficiale amicizia, non vi era mai stato nulla fra di loro. Sapeva anche che era un abile cacciatore, proprio per questo non le sfuggì la presenza della vettura in attesa a pochi metri di distanza.

Aindreas era un bravo ragazzo, su questo non c'erano dubbi. Aveva solo una malsana convinzione di dover controllare e proteggere costantemente i suoi compaesani e con "compaesani" ne intendeva solo una: lei.

«Che gentile.» Sputò sarcastica. «È tutto sotto controllo. Un vecchio coniglio.» Inventò. Aveva smesso da tempo di seguire il suo istinto, ma in quel momento le gridò forte e chiaro di tenere ben nascosta la presenza dell'uomo che aveva salvato.

«Un coniglio?» Rise. «Avresti potuto dargli il colpo di grazia e cucinarlo! Fammi dare un'occhiata.»

Non era contraria al mangiare carne, ma l'idea di mettersi lei stessa ad uccidere qualcosa la fece rabbrividire. Cacciando indietro le parole velenose che avrebbe voluto rivolgergli, sorrise sperando che quello bastasse per non fargli capire quanto le stesse dando fastidio e chiuse leggermente la porta, bloccandogli il passaggio. Non lo avrebbe fatto avanzare oltre.

«Potresti portarmene qualcuno tu. State uscendo a caccia, vero?»

Sfruttando la sua macabra passione, in quanto non cacciava mai per nutrirsi della preda, cercò di sfuggire alla richiesta, cosa che sembrò farlo abboccare. Il ragazzo sorrise entusiasta.

«Già! Io e i ragazzi pensavamo di fare qualche tiro prima di sera. Visto che è tutto a posto, ti...» Lasciò la frase in sospeso, lo sguardo fisso dietro le spalle della ragazza. Non le serviva voltarsi per capire cosa avesse causato quell'improvviso arresto del cacciatore, non solo perché era l'unico in casa oltre a lei, ma anche perché riusciva a sentire la sua presenza. Si spostò di lato lasciando che il suo sguardo si posasse sulla figura selvaggia del suo ospite. Per alcuni attimi calò un silenzio carico di tensione. I due uomini si studiarono per diversi attimi e negli occhi di Søren le parve di scorgere una scintilla sinistra.

Improvvisamente una mano le strattonò la spalla, facendole fare un passo indietro per riprendere l'equilibrio.

«Chi diavolo è questo?!» La furia esagerata nella voce del ragazzo la lasciò incredula. «È lui il vecchio coniglio?! Dimmi: ti sei divertita con lui?»

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