12.

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Deirdre

Era senza parole, paralizzata. Søren la stava baciando. Novanta chili di maschio preoccupato l'avevano agguantata e, senza se e senza ma, l'avevano baciata come se da questo dipendesse la sua stessa vita. Era senza parole. Davvero.

La teneva stretta contro il suo corpo solido. Una mano stretta sulla nuca, l'altra contro la schiena. Chino su di lei. Era un bacio furioso, pieno di rabbia e di paura, ma pieno anche di scuse e di sensi di colpa. Si lasciò baciare e, per quanto il bacio fosse troppo impetuoso e lei troppo sorpresa, gli rispose. Strinse la stoffa della felpa che indossava e si strinse a lui, crogiolandosi nel calore che emanava.

Quando si allontanò avevano entrambi il fiatone. Le orecchie le fischiavano e non riusciva a vedere nulla al di fuori degli occhi del warg. La guardava come ogni donna sogna di essere guardata e questo per poco non le fermò il cuore. Si chinò di nuovo prendendole il viso tra le mani. Fronte contro fronte, lui chiuse gli occhi ed inspirò. Poi ancora e ancora. Riusciva a sentire il battito frenetico del cuore dell'Alpha contro il suo petto.

«Søren...» Le uscì in un sussurro dalle labbra gonfie. Era sconvolta. Solo la sera prima le aveva ordinato di andarsene ed ora...

«Zitta.» Impetuoso si appropriò di nuovo della sua bocca. E ancora una volta lei ricambiò. Lo sentiva tremare. Un basso ringhio gli vibrò nel petto quando cercò di allontanarsi per riprendere fiato. Forse aveva sottovalutato la sua preoccupazione perché quando incontrò di nuovo il suo sguardo, le parve sconvolto.

«Sto bene.» Riuscì a dire, ma lui sembrò non sentirla. Le accarezzò frenetico il corpo. Era brusco, ma lo lasciò fare. Era la prima volta che lo vedeva in quello stato. Il suo grande e forte Alpha era crollato ed era crollato a causa sua. Non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo viso. Le cicatrici parevano più marcate del solito, più scure e frastagliate, peggiorate dall'espressione impaurita che aveva sul volto.

Con la testa leggera. Alzò una mano per attirare la sua attenzione, ma lui gliel'afferrò prima che riuscisse a sfiorargli il viso. Con occhi meditabondi le guardò il palmo e solo in quel momento si ricordò della sua caduta. Doveva esserseli graffiati perché il dolore che lesse nei suoi occhi le spezzò il cuore. Con delicatezza se lo portò alle labbra e lo riempì di piccoli baci, poi lo lasciò andare e sottopose allo stesso trattamento anche all'altro. E quando ebbe finito e alzò gli occhi su di lei, appena lesse tutto ciò che c'era da leggere in quelle due gemme di smeraldo, sentì l'inconfondibile e familiare paura crescerle nel petto e farle affondare il cuore nelle viscere.

«Ti ho fatto preoccupare. Scusa.» Cercò di non far tremare la voce, ma le uscì comunque spezzata.

«Søren?» La voce di Marrok le ricordò di non essere soli e di trovarsi in mezzo ad una strada. L'aveva baciata in mezzo ad una strada! Oh, cielo! Si sentì avvampare dall'imbarazzo. Si guardò attorno nervosa constatando, per sua sfortuna, di avere un piccolo pubblico composto dal secondo dell'Alpha e da un'altra decina di persone accorse curiose.

Si mordicchiò il labbro inferiore alzando di nuovo lo sguardo. Lui non l'aveva mai distolto dal suo viso, studiando minuziosamente ogni suo particolare.

«Ci stanno guardando tutti.» Non ottenne nessuna risposta. «Søren?»

«Non mi interessa.» Trattenne il fiato al suono della sua voce. Profonda, roca come se avesse urlato per ore, carica di sollievo. La strinse di nuovo a sé. Una mano ad accarezzarle i capelli e l'altra sulla vita.

«Richiama gli altri.» Si rivolse a qualcuno lì accanto, forse Marrok. «Di loro che l'abbiamo trovata.»

Il cuore le balzò nel petto. Mi ha cercata! Si fece più vicina.

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