6.

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Søren

La mattina seguente di buon'ora, uscì alla ricerca di una macchina di ricambio. Non era entusiasta di spendere altro denaro, ma la prudenza non era mai troppo quando si aveva a che fare con i cacciatori e se un cambio macchina gli avrebbe dato una sicurezza in più, l'avrebbe fatto senza lamentarsi. Perlustrò distrattamente la zona imbattendosi quasi per caso in un piccolo negozietto in cui comprò degli oggettini che avrebbero sicuramente tenuto a bada la femmina che viaggiava con lui. Poi tornò al Bed and Breakfast.

Quando entrò nella stanza che avevano occupato, trovò Deirdre ancora addormentata. Piegò leggermente la testa di lato mentre con sguardo confuso l'ascoltò bisbigliare parole distorte nel sonno. Quando la sentì imprecare contro di lui, tirò le labbra in un ghigno divertito e le si avvicinò. Fece scorrere pigramente lo sguardo sul corpo infagottato sotto i diversi strati di coperte. Trattenne una risata alla vista della chioma ribelle e aggrovigliata.

Istintivamente le si avvicinò ancora, studiandola più da vicino. Dormiva con un braccio stretto al petto, mentre l'altro penzolava cascante oltre il limite del materasso. Cercando di non svegliarla, le sollevò delicatamente l'arto. Non l'avrebbe mai ammesso, ma approfittò di quel piccolo contatto per soddisfare la sua curiosità e scoprire se, la pelle della ragazza, fosse davvero così morbida come sembrava. Così, con le sue ruvide dita, la accarezzò con piccoli movimenti concentrici. Sotto di esse, il polso, era leggermente screpolato per il freddo, ma anche così, poteva sentire quanto fosse vellutata la sua pelle. Inspirò profondamente riempiendosi ancora il torace di quel profumo che pareva appartenere solo a lei ed espirò con lentezza cercando di imprimerlo nella memoria, poi, ritornato alla realtà, adagiò il braccio vicino all'altro accanto al corpo rannicchiato.

Proprio in quell'istante, Deirdre si svegliò. I grandi occhi grigio-verdi si aprirono incontrando i suoi. Colto alla sprovvista, inspirò violentemente scostandosi in modo brusco e in un modo ancora più brusco le intimò di alzarsi.

Proprio per questo motivo, ora, la ragazza si ritrovava seduta ad un piccolo tavolo del Bed and Breakfast concentrata a lanciargli sguardi minacciosi da dietro la sua tazza fumante di tè al bergamotto, sperando con ogni probabilità che almeno il caffè gli andasse di traverso. Quel giorno scoprì che odiava essere svegliata a quel modo.

Terminato il discorso che aveva intrapreso col proprietario, fece il suo ingresso nella sala da pranzo attirando, immancabilmente, l'attenzione su di sé. Avanzò con passo risoluto verso l'ultimo tavolo sulla destra, accanto alle vivande e si sedette di fronte alla giovane dall'aria nervosa, non ci fece molto caso e afferrando la tazza di caffè nero che Deirdre gli aveva procurato, prese un lungo sorso della bevanda amara,

«Mangia in fretta. Voglio ripartire il prima possibile.» Il viaggio non sarebbe proseguito per molto, ma aveva intenzione di fermarsi a parlare con Adair, uno delle sentinelle del branco, per fargli un resoconto generale della settimana appena passata. Se avessero avuto di nuovo a che fare con dei cacciatori, si sarebbero fatti trovare preparati.

Concentrato com'era a leggere alcuni fogli stropicciati che il vecchio all'entrata gli aveva fornito, non fece molto caso al comportamento ostile della ragazza, o almeno non lo fece fino a quando non la sentì posare con malagrazia la tazza sulla superficie di legno. Alzò lo sguardo dai fogli e le lanciò un'occhiata distratta.

«Sarò ripetitiva, ma dovresti davvero essere più cordiale con le persone.»

Al rimprovero della femmina, come se nulla fosse, tornò a leggere, non aveva tempo di star dietro ai suoi sbalzi d'umore. Doveva organizzare il resto del viaggio. Pensare ad un discorso da fare al consiglio. Inventare una storia credibile per la vecchia Rosemary.

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