𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 37

81 11 2
                                    

Tw: menzione di abusi sessuali

Se siete sensibili, saltate la prima parte ovvero fino a "♡︎"

«voglio parlare con la signora Contessa» annunciò Guman.

I commensali fissarono il mangiafuoco leggermente stupiti, idem per Atreus.

«perché?» chiese la trapezzista.

Guman guardò la bionda.

«cazzi miei» ringhiò e la ragazza si zittì arrossendo.

«ah ah ah, Guman, caro- Mastro Rolande sventolava la sua forchetta alla quale rembi era attaccato un consistente pezzo di carne di selvaggina- non far parlare il cuore».

«Cosa diavolo hai capito tu?» chiese invece Guman.

«Scusa... mi... sembrava di averti sentito dire che ti piace la contessa ed ho fatto 2+2» disse semplicemente Mastro Rolande mangiando.

Guman arrossì appena al di sotto della barba folta.

«ebbene si, mi piace, lo ammetto ma non nel senso che avete compreso voi» disse poi.

«allora dicci, cos'é la contessa per te?» chiese Bilal: l'incantatore di serpenti con un topolino morto in mano: la cena per il suo cobra di nome Awe.

(si, è Peter Minus... no dai, scherzo)

Guman fissò il fuoco danzare nella bocca del camino che stava cuocendo del pesce, come ad aspettare che l'elemento gli facesse ricordare i momenti di un lontano passato apparentemente felice ma se risvegliato, causava solo malinconia.

Con l'occhio della mente vedeva una ragazzina, dai capelli neri come l'onice che correva davanti a lui, ridendo nonostante fosse completamente disordinata, infatti aveva indosso soltanto la tunica ed il suo hangerock era diventato la coperta di una madre alce e del suo piccolo.

I fili di perle di ambra ed i vari amuleti tintinnavano allegri, attaccati alla cinta un coltello vecchio come il mondo ed un sacco nel quale lei chissà cosa teneva dentro.

Guman si era sempre chiesto cosa portassero le donne nei loro sacchi attaccati alla cintura ma agli uomini non era permesso di vedere cosa portavano con loro le donne.

La scena cambiò e rivide il suo villaggio avvolto nelle fiamme.

La cercava con lo sguardo, chiamando a gran voce il nome della sua amata sperando che fosse viva e si fosse nascosta nelle rovine cadenti di qualche bottega.

Invece la vide nuda, coperta da legno bruciato.

Guman le si precipitò incontro, poteva giurare sugli dèi che lo stava fissando.

Si accovacciò carezzandole la guancia ancora segnata da un alone rosso di una mano adulta e capì che si, la stava fissando, ma con gli occhi della morte:

Gli occhi sbarrati e vuoti, non più del colore grigio del mare che a lui piacevano tanto, ma come quelli di un pesce su di una bancarella al mercato e la bocca aperta le aggiungeva un'aurea inquietante e pietosa.

Nell'angolo di quel petalo ancora rosato si era fermato un rivolo rubino che aveva macchiato la neve al di sotto, uno strato candido che punteggiava anche i suoi boccoli color inchiostro di seppia.

Guman urlò con tutta la forza che aveva in corpo, fino a farsi venire la tosse.

Lei era stata l'unica amica che avesse mai avuto e gli era stata strappata via dal cuore.

Tornò al campo dei sopravvissuti, prese un lungo telo di lino da una donna e tornò alle rovine del villaggio.

La liberò dalla legna, le chiuse per sempre gli occhi e la avvolse nel tessuto,  la prese in braccio cantando affinché la dea della morte HEL, la accogliesse nelle sue braccia anche se il suo arrivo era assai prematuro.

Giunto al lago, adagiò il corpo della sua amica su di una piccola zattera, sul pelo dell'acqua.

La tradizione voleva che la fanciulla fosse posta in una barca e lasciata alla deriva ma non vi era più niente in quella terra, solo desolazione.

Le scoprì il viso finalmente sereno e le baciò la fronte, prese un crisantemo solitario, chissà grazie a quale divintà non era stato bruciato dal freddo, lo adagiò sul suo petto assieme alla sua sacca continuando a cantare per allietare e far felice la dea dei morti.

Si alzò e spinse con il piede la zattera che prese a navigare lentamente sulla chiazza grigia che era il Mare del Nord.

♡︎

La Comitiva stava ancora fissando Guman, anche il piccolo Atreus.

Mai in 11 anni di vita aveva visto suo padre piangere.

Appunto Guman stava piangendo lacrime sincere, poiché figlie di malinconia ed impotenza.

Da anni si ripeteva una frase: "se solo avessi potuto salvarla".

Si alzò senza proferire verbo.

Il fuoco l'aveva leggermente accecato ed uscì dall'aia.

«Guman» disse Sirius dal sentiero.

Il Nordico sobbalzò e fissò la contessa che si stava avvicinando nonostante fosse ancora "cieco".

«Guman, come state?» chiese Sirius sorridendo.

Guman sbarrò occhi, sapeva che la contessa non era la sua amica Hiro ma ora era così identica che gli occhi del nordico si riempirono di lacrime ed abbracciò la contessa senza parlare.

Sirius fu preso in contropiede ma lo abbracciò ugualmente non chiedendo spiegazioni.

burattinaio /Wolfstar Royal Au\ +18Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora