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"Scatola verde...scatola verde...ma dove diavolo è quella scatola", cercavo quella dannata scatola da almeno un quarto d'ora, ma in soffitta nemmeno l'ombra di una qualsiasi scatola verde, stavo iniziando a perdere le speranze, oltre a che la pazienza.

"È tempo perso. Qui non c'è nessuno scatola verde, figuriamoci verde con le rifiniture d'orrr....aaia", mi stavo auto convincendo che lì non ci fosse quella dannata scatola e nel mentre mi dirigevo verso la scala per uscire, quando inciampai nella vecchia mazza da baseball di mio fratello, finendo di faccia su dei vecchi scatoloni.

"Ma che cazzo Ash, vai a fanculo, tu, la tua mazza da baseball e il tuo brutto vizio di lasciare roba in giro", maledissi mio fratello mentre, un po' a fatica, mi rialzavo dalle scatole ormai distrutte, come metà della roba che contenevano a mio parere, ma non controllai, la mia attenzione venne catturata da qualcos'altro.

Una piccola scatolina verde smeraldo con le rifiniture in oro sugli spigoli ed una piccola targhetta. Il colore ormai sbiadito e sporco a causa del tempo metteva ancora più in risalto i graffi e le ammaccature, dovute probabilmente o al trasporto o al frequente uso della scatola.

Scansai alcuni oggetti di intralcio ed afferrai la scatola, tolsi un po' di polvere dal coperchio e lessi a fatica la scritta incisa, ormai rovinata ed ammaccata, sulla targhetta dorata.

" '𝓛'𝓲𝓷𝓯𝓮𝓻𝓷𝓸 𝓲𝓷 𝓹𝓪𝓻𝓪𝓭𝓲𝓼𝓸'. Però che frasi poetiche" scherzai; quell'allegria durò poco, il tempo di aprire il coperchio e la battuta di poco prima venne spazzata via da un'improvvisa scia di preoccupazione e sconforto.

In superficie, sopra un ammasso di altre cose, c'era una foto risalente al 2007, secondo la data riportata sul bordo inferiore. L'immagine raffigurava quattro persone, ne riconobbi due: mia madre, in piedi sulla veranda, appoggiata con le mani alla ringhiera che sporgeva il corpo leggermente in avanti. Ed Ash, seduto seduto sulle scale, con la faccia sporca di terra ed un ginocchio sbucciato; anche con soli tre anni di vita riusciva già ad auto-lesionarsi, sorrisi a quel pensiero, prima di concentrarmi sulle ultime due figure.

Poco distante da mia madre, un uomo, dai capelli quasi completamente grigi, sorrideva felice tenendo tra le braccia una bambina che dormiva, doveva avere pochi mesi di vita dall'aspetto.

Cercai di capire dove si trovassero, non riconoscevo la casa; non era quella dov'ero cresciuta in Italia e non era nemmeno quella dovevo vivevo adesso, ma che io sapessi mia madre non aveva vissuto da altre parti, dopo aver avuto mio fratello.

|Secondo questa data quella bambina dovrebbe avere circa la mia età adesso| *Magari sei tu* |Può essere, ma allora perché non ho mai visto questo posto? Chi è quell'uomo che mi tiene in braccio? E soprattutto, perché mia madre nasconde questa scatola?| *Ei, ei frena. Sono te e mi sto comunque perdendo dei pezzi, vai con calma* |No, io invece per la prima volta, credo di aver messo al loro posto tutti quanti i pezzi| *Non avrai seriamente intenzione di andare da quel tale? Giusto? Giusto?!? Eiii. Rispondimi*

Smisi di ascoltare la mia coscienza, presi la scatola e me la portai in camera, dove mi decisi a continuare, cosciente che se le mie certezze fossero dovute crollare, lo avrebbero fatto con qualcosa contenuta in quelle quattro pareti verdi di cartone.

Lo volete sapere? Lo fecero, crollarono, precipitarono in un abisso senza fondo quando, scostando delle altre foto, rappresentati stavolta io ed Ash, trovai un certificato di nascita.

"Moon Mcnivor" quel nome risuonò nelle mie orecchie; nonostante lo avessi letto io, la voce che giunse al mio cervello fu quella di mia madre, poi delle immagini, non so se fossero ricordi o solo frutto della mia immaginazione. So solo che vidi l'uomo della foto e mia madre in piedi davanti ad una culla, guardavano una bambina che dormiva ed insieme continuavano a ripetere: "Moon, si Moon è perfetto" "La mia bambina...la mia piccola Moon", poi l'uomo la presa tra le braccia iniziando a cullarla e lasciando un dolce bacio sulla fronte di mia madre.

Il Mezzo Lupo  |Jacob Black|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora