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"Nessun guaio, nessun problema. Volevo solo starmene un po' in santa pace. Camminare, disegnare, insomma schiarirmi le idee senza avere un branco di maschi alle calcagna".

La mia bocca si mosse da sola, le parole uscirono nitide e sicure, come se tutto il mio corpo la pensasse così, come se quella fosse la pura e semplice verità...ma sappiamo bene che non lo era affatto.

"Per un attimo ho pensato al peggio. Quindi vuoi che ti copra se chiama Ash?" Mi sentii rispondere dall'altra parte del telefono. "Si, te ne sarei grata Jake. E per caso sarebbe un problema se dopo vengo da te? Gli ho detto che passavo la notte a casa tua e domani mi accompagnavi tu a scuola" aggiunsi mentre un masso mi si posava sul petto e lo stomaco si intrecciava su se stesso.

"Sì certo. Mandami un messaggio quando ci sei, ti passo a prendere. Così non te la fai a piedi ahaha" scherzò lui felice. "Va bene, e grazie ancora", "Figurati non è nulla. Allora buon disegno. Ci sentiamo dopo amore?"

Lo stomaco si districò all'istante e migliaia di farfalle iniziarono a svolazzare a destra e sinistra. Era la prima volta che mi chiamava amore. |Ma perché la prima volta che lui mi chiama amore è anche la prima volta che gli mento cazzo| *Sei ancora in tempo. Digli la verità* •Non ci provare, sei andata bene fino ad ora• *Ascolta me sei ancora in temp...*

La voce morì nella mia testa, così come le farfalle, che svanirono nel nulla, quando una sagoma incappucciata mi passò accanto, catturando la mia attenzione. "Si, a dopo" risposi prima di chiudere la chiamata e rimettermi il telefono in tasca.

"Voglio sapere con chi sto per parlare. Se è vero che posso fidarmi, come mi hai detto, non avrei alcun problema a farti vedere in faccia e dirmi chi sei" esordii sicura di me incrociando le braccia al petto. "Ammiro la tua audacia e la tua sicurezza Anna" scherzò lui, "Ma se ti basta solo questo per poter parlare civilmente, ti accontento" aggiunse slacciandosi il piccolo bottone d'oro del mantello. Si levò il cappuccio dal volto, lasciando così che la stoffa nera scivolasse per il suo corpo, fino a toccare terra.

Il mio sangue divenne ghiaccio, i miei muscoli marmo, mentre le mie iridi non riuscivano a distogliersi dal suo volto. "Tu...tu sei...sei l'uomo della foto", "Si, sono io" rise divertito, "Se ti dovesse interessare il mio nome è Alex mi cara, ma anche 'l'uomo della foto va bene'. Al tuo servizio" aggiunse sorridendomi, facendo un inchino e prendendomi la mano sinistra, per rialzare il capo e lasciarvi, sul dorso, un bacio.

Il contatto delle sue labbra con la mia mano mi fece accapponare la pelle; la mia era calda, la sua gelida, più gelida di quella dei Cullen, nonostante non avesse una temperatura inferiore. Un freddo strano per qualche verso, come se non avesse a che fare con la sua natura, ma più con ciò che sentiva, che provava...a ciò che pensava.

"Nessun cognome?", domandai ritirando lentamente la mano dalla sua presa. "Certo che ne ho uno. Ma penso tu già lo conosca. O mi sbaglio?" controbatté sicuro di se.

"Mcnivor. Alex Mcnivor" risposi debolmente, "Risposta esatta" si congratulò applaudendo, "Sei sveglia per avere solo quindici ragazza, pardon, sedici. A proposito auguri" aggiunse per poi sorpassarmi ed avvicinarsi al lago. "Grazie", fu l'unica cosa che dissi, più come un riflesso involontario che come un reale ringraziamento alle parole che mi aveva posto poco prima.

Rimasi immobile a fissare la boscaglia; il leggero venticello serale, proveniente dalle mie spalle, mi scompigliava qualche ciocca di capelli facendomela volare davanti viso. Sentivo il rumore di alcuni sassolini scontrarsi con l'acqua, probabilmente gli stava lanciando nell'attesa di una mia mossa.

"Puoi darmi delle risposte su questo?" domandai voltando mi di scatto e allungando il mio zaino verso di lui; lo afferrò, aprì la cerniera e ne estrasse le analisi e la vecchia foto. Sorrise leggermente mentre passava un dito sulla carta rovinata del certificato di nascita, per poi iniziare a riporre tutto nuovamente dentro. "Certo che posso. Ma prima sarei curioso di sentire quali idee ti stanno frullando in mente. Se non ti è di troppo disturbo" mi rispose alzando lo sguardo ed incatenandolo nel mio, come a cercare di scurate ogni mio pensiero.

"Bhe, a dire il vero venendo qui un paio di ipotesi mi sono venute in mente, ma non lo so, nessuna mi convince più di tanto" spiegai tranquillamente. "Avanti racconta, sono curioso di sapere quali ragionamenti ha elaborato il tuo bel cervellino" mi spronò lui appoggiandosi con la schiena ad un albero.

"Allora, sono quasi certa che il mio vero nome sia Moon, Moon Mcnivori, per questo il certificato, di conseguenza questo mi ha fatto pensare a tre diverse possibilità" iniziai seria, fermandomi un secondo per guardarlo; serio ed impassibile con le braccia incrociate al petto in stava incitando a continuare, cosa che feci senza alcun timore.

"La prima opzione è che i miei veri genitori siano morti, e tu e quella che ora è mia madre, siate miei parenti, e lei abbia avuto la custodia" mi fermai sentendolo ridere, ma ripresi subito dopo, "la seconda opzione è che tu e mia madre abbiate avuto una storia, ma tu hai iniziato a bere e vi siete lasciati, poi sei stato morso".

Le sue risate divennero l'unica cosa udibile, "È la terza opzione? Ero un drogato e tua madre mi ha salvato la vista ma io me ne sono andato? Vi ho abbandonati?" scherzo lui ridendo,come a prendermi per il culo. "La terza opzione è che io sia tua figlia biologica; tu e mia madre avete litigato, lei se n'è andata senza dirti dove ed io ero troppo piccola per ricordarmi di te" dissi io ridendo nervosamente ed abbassando il capo, certa di aver detto una stronzata.

Le sue risate cessarono, dei passi si avvicinarono a me e le sue mani si poggiarono sulle mie spalle, "Ci sei quasi" mi disse serio. Il sorriso lasciò le mie labbra che pian piano divennero una linea retta, "Vieni a sederti" mi invitò lui avvicinandosi ad un grosso masso. "È una storia un po' lunga, ma posso raccontartela. Se ti va di ascoltarmi", in risposta mi sedetti sul masso a gambe incrociate, era il momento di andare in fondo a quella storia.

Il Mezzo Lupo  |Jacob Black|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora