10. David

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Ero sicuro di non amarla più

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Ero sicuro di non amarla più.
Sono fottutamente sicuro di non amarla più.
La odio, ma la desidero.

Soraya è stata la mia luce in fondo al tunnel. Aveva poco più di vent'anni, un viso angelico, l'ingenuità -troppa, forse- che ti fa venir voglia di levargliela a suon di baci sporchi e peccaminosi, occhi innocenti dal color grano con una punta di smeraldo dal taglio lungo quasi a sembrare una gatta ammaliatrice maledettamente sexy.

È caduta ai miei piedi -letteralmente- in modo goffo e mentirei se dicessi di non aver riso ma subito dopo aver visto il suo nasino arricciato contornato da lievi lentiggini le mie mani ruvide hanno avuto vita propria e hanno afferrato le sue piccole e affusolate.

Poi dopo essersi alzata ha immerso i suoi occhi nei miei e lì, lì il mio cervello è andato a puttane. Potrebbe sembrare la storia di una bella favola dove ci si innamora a prima vista, quelle cose smielate che proprio non fanno per me, ma sarei un bastardo se non ammettessi che in quell'istante io l'abbia scelta.

L'ho scelta non solo per una scopata.
L'ho scelta come la scopata e le coccole dopo.

Poi l'ho voluta come donna.
L'ho desiderata mia, solo mia.
Ho avuto il bisogno di averla in giro per casa.
Ho avuto la necessità di costruire qualcosa di importante con lei.

Avevamo tutto ciò che una coppia possa volere, così credevamo fin quando la mia piccola donna ha scoperto che dentro di lei aspettasse un piccolo David.

Era bellissima con la pancia tonda e dura maledettamente proporzionata alle gambe longilinee e magre.

Ero un fottuto uomo da invidiare perché il destino mi aveva messo quest'angelo dai capelli castani sul mio cammino. E ci credevo, ero fermamente convinto che il destino esistesse, ma un giorno persi ogni speranza.

È successo tutto così all'improvviso: la mia fidanzata che perde sangue durante la notte, il dottore che -con inutili merdosi giri di parole- ci informava che <<sono rammaricato, il vostro bambino non ce l'ha fatta.>>, le urla strazianti di Soraya, le mie lacrime, le visite post aborto, la mancanza di comunicazione, le litigate ogni cazzo di giorno, i suoi insulti rivolti solo e solamente a me, niente più sesso, niente...eravamo diventati il nulla.

Mi mancava la mia Soraya, i suoi sorrisi, i suoi baci, le sue stupide lamentele perché la tavoletta del bagno non l'abbassavo mai, il suo corpo unito al mio, i nostri momenti difronte alla televisione, la mia Supergirl e io il suo Captain America.

Così quell'ultima sera dopo le sue solite sfuriate dove mi incolpava di non dargli abbastanza -anche se l'accudivo da mesi- ho sentito una stretta allo stomaco che mi ha fatto smettere di respirare, mi mancava l'aria dentro quella casa, accanto a lei.

Pensavo che vedermi andare via la svegliasse, la riportasse con i piedi per terra a guardare la realtà con altri occhi, senza rabbia. Ero sicuro che lei, magari non subito, aprisse quella porta per correre a riprendere il suo primo vero amore, così aspettai, minuti, ore e ore, tutta la notte ma quella porta non è mai stata aperta.

Volevo spaccarla e poi urlare e poi prendere Soraya e farla pentire del suo comportamento, volevo ferirla come lei aveva ferito me. Quello che feci però è stato andarmene in silenzio, con la testa che scoppiava, le mani tremanti e una rabbia incontrollata. Andai dai miei, presi pochi vestiti e scappai da lei, a New York.
Lontano dal male.
Perché Soraya era divento quello, il male.

Quella relazione iniziata come una favola si è conclusa come un film Horror, senza lieto fine.

Oggi però averla di nuovo nella mia stracazzo di vita mi fa perdere il senno.

Ho tradito Elena per lei.
Ho messo da parte la rabbia inconsciamente.
Sono stato un coglione ad abbassare il muro, il quale sarebbe dovuto rimanere invalicabile.

E cazzo se Nathan continua a guardarla in quel modo, come se già la vorrebbe nuda sotto di lui, gli caverò gli occhi.


Primo spazio dedicato a David, in questa storia non ci saranno pov's da parte sua ma questi piccoli suoi pensieri.

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