13. (pt.3)

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Perdonatemi per il capitolo un po' lungo, non so se stancherà leggerlo così ma a parer mio non sarebbe piaciuto se lo avessi spezzato.
Buona lettura🌶

I suoi occhi non si staccano dai miei, le sue dita accarezzano le mie labbra che ogni secondo a quel contatto non vedono l'ora di baciare le sue

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I suoi occhi non si staccano dai miei, le sue dita accarezzano le mie labbra che ogni secondo a quel contatto non vedono l'ora di baciare le sue.

Sposta una ciocca di capelli sistemandola dietro l'orecchio <<capisco le tue paure Soraya perché sono anche le mie. Hai ragione, dovremmo parlare di tutta questa situazione.>> inizia a giocherellare nervoso con la ciocca fra le dita <<Soraya, quando ho lasciato quella maledetta casa, quando ho lasciato te, io sono rimasto tutta la notte fuori quella cazzo di porta sperando che l'aprissi per venire da me, dopo soli dieci minuti che non si apriva volevo buttarla giù per prenderti e fare l'amore con la mia donna>> la stringe forte senza farmi male, ricordare gli fa male, come lo sta facendo a me.

<<Poi però mi sono fermato a pensare con la testa e non con il cuore. Ho ripercorso tutti i santi giorni successivi a quell'aborto e ho capito che qualcosa si era spezzato come se quell'incantesimo tra di noi non ci fosse più, non eravamo più Supergirl e Capitan America.>> ascolto attentamente parola per parola in preda all'ansia per quello che potrebbe dire ma un leggero sorriso mi sfugge al ricordo dei nostri soprannomi, lo chiamavo così perché per me é sempre stato una specie di eroe e be' anche perché Capitan America é decisamente il più sexy.

Respira pesantemente poi lascia i miei capelli ed inizia ad accarezzarmi la spalla con le nocche ruvide ma in contrasto con la mia pelle liscia lo rende piacevole <<così me ne andai all'alba dicendomi che io ce l'avevo messa tutta per starti accanto e che non avevo nulla da rimproverarmi, ma su una cosa mi ero sbagliato: mi portai dietro la consapevolezza che si sarebbe sistemato tutto perché ero sicuro che non mi avresti lasciato andar via... invece non fu così. Ero furioso con te! Dopo un mese presi tutta la mia roba e andai a New York, una bella città, grande, lontana da te dove era più facile ripartire da zero, anche se stavo malissimo e mi mancavi da morire.>>

Ora so che inizierà a raccontarmi di Elena e no, non sono pronta, così mi scosto controvoglia da suo tocco allontanandomi di qualche passo, come se più distanza potesse proteggermi dalla gelosia.

<<Iniziai a lavorare come contabile in una catena di Hotel e B&B dove incontrai Elena e iniziai ad uscirci da subito, all'inizio lo feci per dimenticarti poi...>> ALT! No non ci riesco.

Mi si é aggrovigliato lo stomaco e una vampata di gelosia mi si cosparsa in tutto il corpo, odio tutto ciò.

<<No David. lo interrompo brusca-sinceramente non riesco e non voglio sapere come ti sei sentito bene tra le sue braccia al tal punto di dirgli ti amo...quella maledetta e bellissima parola che un tempo era stata riservata solo per me.

Io sono stata la prima a sentire quelle due parole uscire dalle sue labbra e dovevo rimanere l'unica.

Si avvicina un'altra volta, quanto basta per sentire il suo calore <<devi sentirlo Soraya. Perché stai sentendo ciò che ho provato io quando ho saputo di te e di quel pezzo di merda.>> nei suoi occhi vive rabbia, dolore, agitazione.

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