15 (Pt.2)

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Passeggiamo in riva al mare, riscaldati dai raggi caldi del sole che hanno il sapore della libertà, é questa la parola magica di questo posto: libertà. Mi sento spoglia da tutti i problemi. In questo momento non esiste più mia madre, non mi importa di dove sia mio padre, Jason quasi non ha fatto parte della mia vita, scappo dai sensi di colpa verso Elena, mi nascondo dai sentimenti per David.
L'unica cosa che non dimentico, da cui non voglio fuggire, è il ricordo di quella piccola creatura che viveva dentro me. Guardo quella scintilla gialla, quasi accecante, per dare la colpa a lei dell'unica lacrima che riga la mia guancia, per il troppo sforzo dei miei occhi.

<<A cosa stai pensando?>>
<<Alla bellezza di questa spiaggia.>> Mento, accennando un sorriso. Siamo in una piccola e isolata caletta, credo non sia molto conosciuta dato che è veramente ben nascosta e tanto pulita quanto magica: la sabbia ha granelli del color del grano, piccoli scogli fanno da cornice al mare calmo e cristallino quasi a sembrare una grande piscina naturale.

<<Sei una pessima bugiarda, Bellezza.>> Si ferma poi togliendosi le scarpe e a seguire si sfila anche i jeans.

Aggrotto le sopracciglia non capendo il perché si stia spogliando <<Cosa stai facendo?>> chiedo quasi imbarazzata alla vista delle sue gambe lunghe e toniche. <<Mi spoglio.>> risponde ovvio.

<<Fin qui ci ero arrivata, quello che non capisco è il perché.>>
<<Per fare il bagno, intelligentona>> mi prende in giro avvicinandosi più a me <<E tu? Ti spogli o lo fai vestita?>>

Scuoto la testa divertita <<Non se ne parla, non ho il costume.>> E sotto ho un completino di pizzo.

<<Come sei noiosa! Dai, levati questo sacco bianco che chiami vestito e buttati insieme a me.>>
<<È beige, non bianco>> sbuffo divertita. Nathan invece mi da le spalle e con poche falcate è già dentro l'acqua.

Il fotografo avventuriero dopo essersi divertito a prendermi in giro un altro po' è riuscito a farmi cedere, ora immersi nell'acqua cristallina, mi chiede di raccontargli qualcosa di me.

<<Che cosa vuoi sapere, esattamente?>> chiedo curiosa.
<<Non so... qualcosa, la tua famiglia?>>

Quello è un argomento off-limits per me. Non credo di avere voglia di parlarne. E se poi iniziasse a dire: mi dispiace, te la sei cavata comunque, ci hanno perso loro. Le solite frasi cliché, irritanti, cosa dovrei farmene del dispiacere altrui? Non mi ridaranno mai mia madre prima dell'alcolismo e non faranno tornare indietro mio padre a quel giorno e tenerselo nelle mutande.

L'irritazione che cresce in me, solo al pensiero di mio padre che ci ha abbandonate, mi fa venire il voltastomaco, però, quella punta di amarezza e vergogna che mi spinge ad affondare in acqua è il fatto che in questo momento io mi senta come lui: mio padre. La mela non cade mai lontano dall'albero ed io sto per far soffrire un'altra donna.

Tuttavia, gli rifilo un sorriso sforzato <<Mia madre è un'alcolizzata. Perché dopo aver provato a superare il tradimento di mio padre, lui non ce l'ha fatta. Ha preferito scappare con la sua amante abbandonandoci in California mentre loro se la spassavano -tutt'ora- in Italia.>> riprendo fiato <<Ora però, non dovrai guardarmi in un modo diverso. Niente paroline dolci o rassicuranti.>> concludo, bagnandomi i capelli.

Non mi soffermo sul fatto che a quindici anni -data la scarsa presenza di mia madre- mi ritrovavo ogni sera con gente poco raccomdabile a fare danni nelle periferie di San Diego. Assolutamente, la parte della ragazzina adolescente che si ribella fumando erba insieme ai suoi amici spacciatori, non intendo farla.

L'amour ToujoursDove le storie prendono vita. Scoprilo ora