CHAPTER THREE

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it's your fault for loving meyou put your trust in meand i didn't ask(Brent Faiyaz - Language)

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it's your fault for loving me
you put your trust in me
and i didn't ask
(Brent Faiyaz - Language)

❓❗

Una falcetta di Luna intisichita diventava facoltativa nel cielo, tempestato di periferiche stelle, della notte della festa indetta da Chang-bin.

Era notte fonda, erano probabilmente più delle due di mattina: qualche lume illuminava gli angiporti animati sia dai venditori di droga, dei piccoli dilettanti che ambivano a diventare signori della droga, e sia dagli avventori come Ji-sung.

Seung-min non era venuto alla festa, perciò a Ji-sung toccava pagare dollari in più per l'ecstasy (la metilenediossimetanfetamina) in compresse verdi, anche se voleva dell'hashish.

Ma l'hashish buono era solo quello di Seung-min.

Abbruttito dalla fioca astinenza, quello corse verso un certo Chaquille che vendeva sia la coca che l'ecstasy, o Molly, tra i chiassuoli, dei vicoletti graveolenti, dei quali il down-town di Miami gremiva.

Pagò ottanta dollari e ritornò dal ragazzo fucsia, Min-ho, che lo aspettava nella sua seducente Toyota GT86.

« Ho dovuto aspettare così tanto per 'sta roba! » sbottò a ridere.
Menomale che aveva installato delle finestrine oscuranti nella sua Toyota.
Aveva oscurato pure il lunotto posteriore.

Così poteva fare placidamente tutto ciò che voleva senza sentirsi addosso gli sguardi indiscreti delle persone.

« Bro! Ora sì che sto bene! Tu? »

Quel giorno Ji-sung si era destato all'alba.
Veniva scosso dal sonno ogni volta verso le cinque e mezza di mattina e dopo nulla, neanche il più noioso romanzo storico di Stendhal, lo assopiva più.

Ji-sung odiava i libri.
Gli unici che leggeva erano quelli di Geronimo Stilton.

Ji-sung inoltre non era uno che prediligeva osservare il brulicare della vita animale o vegetale nel giardinetto, o contemplare la campagna circostante la casa dei nonni a Incheon.

Amava, però, il brulicare come le cìmici di meretrici, stupide prostitute, in un isolato che gli era stato vietato di frequentare dai genitori: 1700-1800 block of NW 17th Avenue.

E Min-ho?

Quello seguiva di pari passo l'amico basso come se quest'ultimo fosse il boss.
Forse, Ji-sung si poteva permettere di essere il boss di quella combriccola della gang dei tamarri.
O facevano i gangster con le pistoline verdi d'acqua o i tik toker, la cui intera personalità era quella di dire agli altri, ai feticisti, che erano coreani.
Così avrebbero avuto i commenti gremiti di bambocci che avrebbero detto: oddio, sbaglio o Ji-sung assomiglia un po' a Tae-hyung oppar degli Ateez?

« Come stai, Min-ho? » domandò tutt'a un tratto Ji-sung.

« Benissimo? Che lo chiedi a fare? » rise Min-ho, spippolando sul telefonino.
Probabilmente, stava rispondendo a qualche commento spinto sotto i suoi tweet altrettanto sconci.

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