CHAPTER ELEVEN

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look in my eyesdo you mind the lies?do you feel alive?look in my eyes(Giveon - Favorite mistake)

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look in my eyes
do you mind the lies?
do you feel alive?
look in my eyes
(Giveon - Favorite mistake)

❓❗

« Oggi dovevo uscire con Bang-chan ».
Disse Min-ho, sospirando.
Sbatté le palpebre diverse volte.
Sbadigliò e chiuse nuovamente gli occhi, sotto le palpebre nere era ancora sveglio e ricettivo.

Dopodiché, aprì gli occhi e mise a fuoco il visino sonnacchioso del migliore amico.

« Cazzo, bro... scusa, me ne ero dimenticato ».
Mormorò Ji-sung.

I due ragazzi piuttosto assopiti, dopo aver girato il sex tape, si erano fatti un bel pisolino per un paio di orette.
Erano entrambi sul materasso del moro, tra le lenzuola di flanella e sui cuscini che li sembravano fatti di idrometeore di vapore d'acqua per quanto fossero stanchi dopo la scopata.

« Cosa chiedi scusa? Io sono dove vorrei stare ».
Sussurrò il ragazzo dalle ciocche fucsia, voltandosi in direzione del minore, il quale gli era di fronte, e scostandogli con le sue falangi vellutate dalla consistenza delle nuvole alcune ciocche cocciute.

Quell'atto effusivo era una sorta di novità per Han Ji-sung, era abituato a tutto ciò ma stavolta aveva un gusto dissonante avere le dita del più grande tra i suoi capelli, i quali scorrevano sulla tonda fronte copiosi e regolari.

« Oh, comunque. Chi è 'sta Cherry che ti chiama ogni volta? » domandò il più piccolo, cambiando argomento repentinamente.

« È mia cugina... è una lunga storia ».

« Ah ».

« Ha diciotto anni ed è incinta... »
Si spiegò, dunque, Min-ho.

« Ah ».

La camera da letto di Han Ji-sung era un po' un casino, una catasta di libri per scuola, penne sparse come le pedine del gioco brevettato da Gorō Hasegawa, Othello, e cannelli delle penne erano in chiaro contrasto con i vestiti, scarpe e oggetti materialistici messi in pieno assetto.
Pure una fotografia, un piccolo promemoria, si ergeva tra tutti quei oggetti messi sottosopra; si trattava di una foto di un decennio fa scattata al suo papà con una Nikon.

Nella foto quell'uomo non aveva il suo solito cipiglio severo, del quale, insomma, abusava pur di passare per l'omone di casa.
Quell'uomo, inoltre, non aveva le rughe ai lati degli occhi, le zampe di gallina, e quelle ai lati della bocca.
E soprattutto c'era luce nei suoi occhi.

E sorrideva.

Ora era un ammasso di pelle ed ossa, era smilzo, la cui mente era affollata dal denaro e dal ponderato accantonamento di esso, ed era inoltre ricurvo col volto appesantito dalla stanchezza.

Ma a Han Ji-sung non importava granché di come quell'uomo stesse infracidendo.
Perché ciò che il ragazzino faceva nella vita era solo speculare sulla natura dei dollari, postare contenuto pornografico e collezionare quanti più oggetti marcati.

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