Capitolo 9

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Alla fine, dicembre era entrato e il periodo natalizio si faceva sempre più vicino. Portava con sé un'atmosfera diversa, piena di malinconia e di speranza allo stesso tempo. Simone riusciva a captarla immediatamente; non era sicuro di come ma l'aria cambiava profumo: odorava di buono, un buono misterioso. E in quel profumo, per certo, si trovavano tutti i ricordi passati, le persone più care, i dolori, le gioie di un anno intero e ansie per quello che l'anno dopo avrebbe riservato.

E per ognuna di essa, Simone aveva molto da raccontare. Ricordava che da piccolo non vedeva l'ora di festeggiare per la quantità di regali che Babbo Natale gli avrebbe portato e puntualmente si stupiva perché si materializzavano tutti i suoi desideri.

Era proprio un uomo attento alle letterine che riceveva!

Crescendo lui crebbero anche i desideri ma lo stupore venne meno: non si avverava più niente. Durante la sua vita a Nizza avrebbe voluto tanto che Dante fosse lì con lui durante Natale; si sarebbe fatto bastare anche dei giorni normali, l'importante era averlo accanto. Mai niente, se non alcune chiamate. E cessarono anche i regali: evidentemente Babbo Natale era diventato vecchio e non ricordava più cosa portare a chi.

Col passare degli anni la situazione non cambiò molto, soprattutto col suo ritorno a Roma. L'attesa per la festività e il giorno stesso diventò sempre più pesante da sopportare. E smise anche di desiderare. Non avrebbe ricevuto nulla, quindi perché continuare? Sarebbe stato addirittura più complesso visto la diversità di bisogni che sentiva di avere: 'fanculo gli oggetti, ambiva alla felicità. Per lo meno piccoli tasselli alla volta per arrivare a lei, sarebbe stato sufficiente.

E adesso non si trovava in una situazione migliore rispetto agli anni scorsi. Non c'era nessuna possibilità di far avverare il suo desiderio. In aggiunta, più si va avanti più l'odore che emana questo periodo è carico di quelle cose, e ci si trova costretti a fare un bilancio. Sicuramente Simone poteva aggiungere i cambiamenti alla lista, e ne aveva fatti tanti. Piccoli ma tanti. Era soddisfatto di questo come non lo era stato mai di sé stesso. Ma d'altra parte, i dolori erano aumentati quindi questa soddisfazione era in continua lotta con l'amarezza.

Da bambini si vuole crescere. Da adulti si vuole tornare indietro.

«Un po' più a destra... a sinistra... troppo a sinistra! Di meno... ecco ecco! Centrato!» il bidello stava con la testa in alto a dare indicazioni su come posizionare le decorazioni natalizie lungo tutto il corridoio. C'erano ghirlande, fiocchi di neve e persino un albero di Natale davanti all'ingresso che un gruppo di ragazzi stava attentamente abbellendo.

«Forza forza! Aiutatemi che deve essere tutto perfetto!» batté le mani «Ei voi! Non giocate con le palle che servono per decorare l'albero e se cadono si rompono!»

«Li faccia andare a casa che la loro giornata faticosa è appena finita!» Dante era uscito dall'aula professori e teneva dei libri sottobraccio, quando nel medesimo istante suonò la campanella.

«Ecco che se ne vanno! Con tutto il rispetto prof, non sanno nemmeno cosa voglia dire faticare!»

Dante gli sorrise mentre scuoteva la testa e si avvicinava a Simone che guardava la scena appoggiato alla parete vicino alla sua classe, con le gambe incrociate e lo zaino sulla spalla.

«Tu non aiuti?»

Lo guardò «Ha una bella squadra, può fare a meno di me.»

Detto questo si sentì il rumore di una scatola cadere per terra e urla da parte del bidello.

«Dici?» rise Dante.

«Hai ragione, forse ha bisogno di una mano in più.» si ritrovò a ricambiare la risata del padre

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