Capitolo 16

308 19 0
                                    

La mattina seguente, con i raggi del sole che entravano dalla finestra della camera, Simone aprì appena gli occhi schiarendo la vista che era offuscata dal sonno dal quale si stava svegliando. Aveva mezzo volto infossato nel cuscino e quindi mosse l'unico occhio che aveva libero per potersi guardare attorno: quella stanza non era la sua ma gli era familiare così come il viso addormentato del ragazzo steso al suo fianco.

Se qualche essere venuto dal futuro gli avesse detto che in tutto quel casino che stava affrontando ci sarebbe stata una gioia immensa, non gli avrebbe creduto. Che se gli avesse urlato che quella gioia fosse stata Manuel immerso nel sonno con il suo braccio attorno al proprio bacino, Simone gli avrebbe riso in faccia.

Eppure, adesso loro due erano lì, insieme. Pianti, dolori, notti in bianco, litigate... tutto per quello. Bastava semplicemente mettere a nudo le proprie anime, abbandonare la paura in un angolo remoto della casa e parlare sapendo di avere qualcuno che ti ascolta. Se solo ci fossero state delle istruzioni su come comportarsi non avrebbero di certo perso tempo a nascondersi o a farsi la guerra.

Ma la vita di istruzioni non te ne dà. Bisogna crearsele da sé e sperare che siano quelle giuste.

Simone accarezzava la barbetta di Manuel mentre questo sotto il suo tocco si lamentava.

«Svegliati...» gli sussurrò il primo che ricevette solo altri mugugni in risposta.

«Manu...» gli diede un bacio sulle labbra «apri gli occhi.»

«Dai...» borbottò l'altro stringendosi di più a lui «nun me vojo alzà.»

La sua voce rauca risuonava come melodia nelle orecchie di Simone.

Lo circondò con le braccia «a chi lo dici...»

Alzarsi da quel momento era l'ultima cosa che desiderava.

«Bene, quindi altri cinque minuti» Manuel nascose completamente il viso nell'incavo del suo collo.

«Farai tardi, lo sai?»

«E che novità è?»

Simone sorrise «Stavi migliorando un po'.»

L'altro annuì e dopo qualche secondo sollevò di botto la testa guardandolo con un occhio chiuso e l'altro aperto «aspetta n'attimo. Perché hai detto farò? Te che c'hai? L'ali?»

«Io non vengo. Ho la seduta, ricordi?»

«Ah, vero» si passò una mano sul viso sbadigliando «ma 'sta qua nun te lo poteva da' più tardi l'appuntamento?»

«Scherzi? Meglio così. Voglio togliermi questo pensiero. Così ti posso venire a prendere a scuola e stiamo insieme, ti va?»

Manuel gli sorrise «certo che me va.»

«E allora datti 'na mossa» gli diede un altro bacio e poi lo spinse via per farlo alzare dal letto.

Si prepararono e poi passarono dalla cucina prima di uscire.

«Mamma!» Manuel si fermò accanto alla porta e Simone seguì il movimento brusco e inaspettato dell'amico.

Alzò la mano «Buongiorno.»

«Buongiorno ragazzi.» sua madre era in piedi e mentre beveva il caffè guardò prima Simone e poi suo figlio «non sapevo...»

«Eh, sì» fece in fretta a dire Manuel «ieri dovevamo studiare insieme e siccome ci siamo dilungati fin dopo cena gli ho proposto di rimanere qui.» lo guardò «era troppo tardi per tornare a casa con il motorino.»

Nonostante la tenerezza di quella frase a Simone venne da ridere, ma si sforzò nel non farlo notare.

«Hai fatto bene. Anzi. mi fa piacere vederti Simone. Manuel mi ha riempito la testa di questo ragazzo che lo salva dai compiti di matematica» rise leggermente.

Aerei di carta #simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora