Epilogo

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Il freddo aveva lasciato posto al caldo, e tutto quello che aveva portato con sé sembrò essere un ricordo lontano.

Tutte le sofferenze, tutte le difficoltà superate appartenevano ormai ad una vecchia vita e Simone adesso era pronto a scrivere un nuovo capitolo in cui avrebbe messo di tutto: novità, traguardi, spensieratezza e altri momenti bui, perché non sono inevitabili, con la consapevolezza in più di avere a disposizione una forza imbattibile con la quale combattere. E con la certezza di avere attorno delle persone sulle quali contare e alle quali dovere tanto.

Chi passa attraverso un lungo periodo fatto più da ostacoli che da salti ne esce cambiato. Sperimenta il dolore, l'importanza delle piccole cose, la grandezza di un sorriso e la capacità che hanno le parole di capitare nel momento giusto e salvarti la vita. Spesso ci si dimentica di vivere in connessione con gli altri e che ogni nostro gesto ha sul resto il famoso effetto farfalla.

E le ali di Simone ebbero effetti incredibili su ogni cosa che lo circondava e il mondo, a volte, sbatteva le ali più veloce di lui.

Si è promesso che, nonostante si sentisse lontano da ciò che aveva vissuto, non se ne sarebbe mai dimenticato. Perché dimenticare fa più male che ricordare. Dimenticare vuol dire cancellare le proprie radici e i passi compiuti per realizzare la persona che siamo nel presente.

Se ci si scorda del vissuto non si può raggiungere il futuro.

Essere lì con la sua famiglia, con quel senso di pace che ardeva dentro, sembrava un miraggio.

E invece non c'era niente di più reale.

La nonna di Simone aveva allestito una lunga tavolata nel giardino di casa, con la tovaglia più nuova e le posate più belle. Il verde del prato sembrava cosparso di brillantina tanto brillava sotto la luce del sole e i vasi erano pieni di fiori colorati; ogni tanto qualche ape svolazzava da fiore in fiore per nutristi.

«Che giornata di caldo! Ci vorrebbe un bel bagno!» Sofia era seduta su una sedia accanto al tavolo e accarezzava un gattino che passava per di là.

«Nel pomeriggio potremmo anche andare. Tu che dici Simò?»

«Manuel! Vie qua! Dammi una mano!» Dante uscì dalla porta di ingresso tenendo i piatti sulle mani e Manuel corse verso di lui per aiutarlo e ne prese alcuni.

Simone li guardò sorridendo. Lo rasserenava vederli in così buoni rapporti.

«Quindi? Simò?» lo guardava mentre disponeva i piatti nei vari posti sul tavolo.

Lui annuì «Si potrebbe fare.»

Manuel batté le mani «So ancora più felice che quest'anno nun m'hanno lasciato niente!»

Dante gli passò accanto e rise «Non me ne fare pentire!»

«No prof, la prego eh!» rise pure lui «so stato bravo. Lo ammetta!»

«Lo ammetterò se, almeno fuori da scuola, mi dai del tu. Che per questi mesi di vacanza non voglio sentirmi un professore.»

A Manuel si colorarono leggermente gli zigomi «Ce sto!»

Poi si avvicinò a Simone, gli mise un braccio intorno al collo e gli baciò la guancia «Me dovrai sopportà ancora.»

L'altro alzò gli occhi al cielo scherzosamente «Non mi ci fare pensare.»

Era il ragazzo più felice del mondo.

«Dai dai!» Floriana urlò contenta «sedetevi che è pronto!» la frase fu seguita da sua suocera che li raggiunse, appoggiando i pasti sulla tavola.

Tutti si misero attorno al tavolo pronti per sedersi, ma furono fermati da Simone che disse:

«Aspettate. Vorrei fare un brindisi» prese una bottiglia e riempì via via i bicchieri di tutti.

«A cosa, tesoro?» fece sua mamma dolcemente.

Lui alzò in alto il bicchiere e gli altri lo imitarono.

«Vorrei brindare a noi. A tutto quello che di brutto c'è stato nelle nostre singole vite che ci ha insegnato tanto, soprattutto a fare uscire da noi una forza che non sapevamo di avere» dicendo questo guardò i suoi genitori che ricambiarono il sorriso e accarezzò la spalla di sua nonna. Poi proseguì, guardando Sofia «a tutte le incomprensioni che fortunatamente anziché allontanarci ci hanno fatti unire»

Lei gli sorrise e mosse la testa in assenso.

Poi guardò Manuel negli occhi «e a tutte le paure che non smetteremo mai di avere ma che abbiamo imparato a controllare. Perché per quanto siano dei mostri... ci tengono in vita.»

L'amico gli mise una mano dietro il collo.

Simone si voltò verso tutti «Anche a chi non c'è. Perché è sempre nei nostri cuori, e da lì non se ne andrà mai.»

«Alla nostra famiglia!» urlò Dante. E alla sua esclamazione si unì ciascuno di loro facendo tintinnare i bicchieri.

E mentre Simone se ne stava lì, col suo in mano e le labbra che formavano un sorriso commosso e felice allo stesso tempo, guardò il suo riflesso sul vetro della finestra di casa. E intravide, nello spazio vuoto tra lui e Manuel, un viso simile al suo che ricambiava il suo sorriso e gli fece un occhiolino.

Un soffio di vento scompigliò i loro capelli e fece tremare tutto ciò che era posto sulla tovaglia.

Vola in alto come hai sempre desiderato fare

e tra tutti gli aerei di carta che costruivamo insieme

sii il più bello.

Grazie, fratellino mio.

Aerei di carta #simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora