*Otto mesi dopo*
- Resta con me, John. Avanti. - riprendo le compressioni toraciche, nonostante il sudore imperli ogni centimetro del mio corpo. - Forza. -
- Diana, non... -
- Ventilazione. -
Sienna, la mia assistente, esegue borbottando. Non esiste che io perda questo paziente. Andrò avanti a rianimarlo anche per tutto il giorno, se necessario.
Ricomincio.
Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette. Otto. Nove. Dieci.
John ha diciassette anni. È il migliore amico di mio cugino Evan. Stavano giocando a calcio, quando si è accasciato a terra.
Arresto cardiaco.
Lo sto rianimando da mezz'ora e non sembra voler tornare con noi. Il suo battito è piatto. Sienna è convinta che sia morto. Io no. E il medico sono io. - Dai, John! -
Ventiquattro. Venticinque. Ventisei. Ventisette. Ventotto. Ventinove. Trenta.
- Ventilazione. -
Niente.
E non c'è tempo per preparare il defibrillatore. Dovrò tentare il pugno precordiale. C'è il rischio che gli rompa qualche costola, o addirittura lo sterno, ma devo salvargli la vita.
Faccio un respiro profondo e colpisco il petto di John con forza.
Niente.
Ritento.
Niente.
- Diane, devi fermarti. -
Non la ascolto neanche. - John, devi tornare a giocare a calcio, hai capito?! - un ultimo colpo e mi fermo, quando inizio a sentire il monitor cambiare frequenza. Il suo cuore ha ripreso a battere.
Sienna lo aiuta subito a respirare con la maschera dell'ossigeno, mentre io mi asciugo il sudore dalla fronte e recupero i risultati delle analisi arrivate via fax.
Anfetamine. Ecco, cosa ha causato quell'arresto cardiaco improvviso.
La voce debole rauca di John raggiunge le mie orecchie. Mi avvicino a lui, per evitare che si sforzi troppo.
- Grazie... - sussurra.
- La prossima volta che toccherai quella merda, ricordati che Diana non ti salverà di nuovo la vita. Intesi? -
- Sì...capo... -
Gli scompiglio i capelli. - Vado a strigliare il tuo migliore amico. Riposati un po'. -
Ridacchia, tenendosi il petto. - Ahia...che mi hai fatto? Mi hai preso a pugni? -
Ora sono io a ridere. - Indovinato. -
Lascio la sala visite, per raggiungere mio cugino e i genitori di John. Rassicuro tutti, dicendo che sta bene e che si riprenderà.
- Ma mio figlio non fuma erba, dottoressa! - sua madre sembra indignata. - Avete sbagliato qualcosa! -
- Signora, lei direbbe mai che la dottoressa che ha davanti, fuma? -
- I medici non fumano! -
- Ha troppi pregiudizi. - le mostro le analisi. - Vede questo valore così elevato? Lo cerchi su Google e poi ne riparliamo. E non si tratta di erba. - indico la stanza 2 al marito. - Lo terrò in osservazione fino a stasera. Potrete vederlo tra qualche minuto. - afferro Evan per un braccio e lo trascino via. - Io e te dobbiamo fare una chiacchierata. -
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ULYSSES
FanficAlcuni, diventano medici per vocazione. Altri, per senso di colpa. Diana, per entrambe le cose. La sua vita oscilla tra il pronto soccorso e il bar di sua zia. Non ha tempo per se stessa. Non VUOLE tempo per se stessa, da dodici anni. Da quando il s...